Le proposte di Fare! contro la crisi del commercio e la moria...

Le proposte di Fare! contro la crisi del commercio e la moria di negozi

1404
0
CONDIVIDI

Secondo i dati Movimprese di Infocamere, al 30 giugno scorso erano iscritte nel Registro delle imprese della Camera di Commercio di Parma 46.038 aziende (198 in meno rispetto alla stessa data del 2016, pari a -042%), delle quali 40.963 attive (341 in meno, -0,82%). Un calo costante rispetto anche al dato del 2015. In termini assoluti è il Commercio a far registrare il maggior numero di chiusure: ben 163 gli esercizi che hanno abbassato la saracinesca. E anche il saldo del trimestre non dice nulla di buono: 77 le nuove iscrizioni contro ben 129 cessazioni (leggi servizio Eco di Parma, ndr).

I settori di commercio, turismo e servizi privati, rappresentano ben il 61% delle imprese attive nella sola città di Parma, di cui il solo settore del commercio rappresenta ben l’11% del totale. Un saldo negativo nel settore del commercio al dettaglio, oltre a generare degrado del tessuto economico, dei redditi e degli indotti generali, crea anche problemi di presidio del territorio, di sicurezza e di tenuta del mercato immobiliare (deprimendo ulteriormente il settore edilizio, che senza interventi strutturali continua ad avvitarsi in un crollo verticale senza fine).

Il totale dei negozi sfitti a marzo 2017 segnava uno sconfortante +34% rispetto allo stesso periodo del 2016, come rilevato dal centro studi Ascom, risentendo negativamente della nascita e della pianificazione di nuovi centri commerciali e di superfici di vendita di area medio grande.

Noi di Fare! con Tosi chiediamo con forza di porre in atto misure adeguate, in virtù dei documenti prodotti dalle associazioni di categoria che da anni chiedono di essere ascoltate e di essere prese in considerazione, per porre in atto soluzioni che siano pragmatiche e condivise, al fine di bloccare e invertire la desertificazione imprenditoriale che da anni uccide le nostre aziende in uno stillicidio inarrestabile, che solo in parte è imputabile alla crisi, e in buona parte è invece imputabile, ed è evidente nel settore del commercio al dettaglio, con decisioni scellerate e ideologiche prese in atto dalle amministrazioni comunali, in termini di tassazione locale, gestione della viabilità, dei parcheggi, dell’illuminazione, dei presidi della sicurezza.

Per fare alcuni esempi concreti chiediamo il taglio della COSAP, per la quale un commerciante di Parma, per 100 metri quadri e 210 giorni lavorativi, paga 18.900 euro più IVA al 21%; a Reggio Emilia tale imposta scende a 5.040 euro, a Piacenza a 8.400. Ricordiamo che a Piacenza e Reggio Emilia le attività in centro storico hanno il 40% di sconto sulla COSAP, per incentivare a vivere le zone centrali che per connotazione logistica e pregio sono naturalmente più costose in termini di gestione delle periferie. In ogni modo è stato chiesto di modificare le modalità di conferimento rifiuti, e le richieste sono state ignorate.

Serve fare chiarezza sull’aggiudicazione degli appalti, anche in virtù delle recenti sentenze che prevedono la riassegnazione dei servizi accessori, e di ascoltare le richieste della popolazione senza avere un atteggiamento di matrice ideologica naziambientalista che fa male a tutti, in primo luogo all’ambiente stesso. Continuare ad ignorare la sofferenza del comparto delle PMI rischia di soffocare la timida ripresa che sta nascendo dopo dieci anni di durissima crisi economica, aprendo pericolose ferite e rischiando la colonizzazione straniera del nostro comparto imprenditoriale, con il risultato di rischiare di trovarci, tra una decina d’anni, a non essere più padroni delle nostre aziende.

Caterina Galli
Coordinatrice Fare! Emilia Romagna

Nessun commetno

Lascia una risposta: