Alla scoperta delle ombre: breve storia dello spionaggio industriale

Alla scoperta delle ombre: breve storia dello spionaggio industriale

613
0
CONDIVIDI

Nel mondo del business, il successo di un’azienda può dipendere da piccoli, grandi dettagli. Una strategia di marketing innovativa, o un’intuizione, una scoperta fortuita che si trasformano in brevetti miliardari. 

La tensione all’innovazione è una costante del genere umano, così come la meno nobile vocazione all’imbroglio, la ricerca di scorciatoie immorali, quando non addirittura illegali. 

Non deve stupire, pertanto, che lo spionaggio industriale si accompagni alla storia dell’umanità sin da quando questa ha appreso il valore del lavoro e della produzione. 

Dagli albori all’Età Industriale

Già nell’antichità, gli imperi tentavano di ottenere segreti commerciali e tecnologici dai loro rivali in modi più o meno leciti. 

Un primo esempio risale al 550 d.C. Fino ad allora, la produzione della seta era stata un monopolio cinese rigorosamente custodito. Per questo l’imperatore Giustiniano inviò in Cina due monaci, i quali riuscirono a contrabbandare le uova del baco da seta a Costantinopoli, trasportandoli all’interno di canne di bambù. 

Altro esempio di spionaggio industriale ante-litteram è quello del frate francescano William da Rubruck che, nel XIII secolo, portò in Europa la conoscenza della fabbricazione del feltro appresa durante il soggiorno presso la Corte dei Mongoli. 

Tuttavia, è durante la Rivoluzione Industriale che lo spionaggio aziendale ha iniziato a prendere la forma che conosciamo oggi, con le nazioni che cercavano attivamente di rubare i segreti delle nuove tecnologie manifatturiere.

Il secolo dell’informazione

Con l’avvento del XX secolo e l’ascesa delle corporation multinazionali, lo spionaggio industriale ha assunto nuove e più importanti dimensioni. 

La competizione per il controllo delle informazioni brevettate e per il talento dei dipendenti più qualificati è diventata più sofisticata e tecnologicamente avanzata. Durante la Guerra Fredda, lo spionaggio industriale non era solo una questione di concorrenza economica, ma anche un aspetto del confronto ideologico e politico tra blocchi opposti.

Nel 1965, un ingegnere russo, Sergei Fabiev, passò all’Unione Sovietica informazioni preliminari sui piani del Concorde, l’ambizioso progetto franco-britannico di un aereo di linea supersonico. Grazie a questi dati trafugati, i russi poterono sviluppare il Tupolev Tu-144, che sorprese il mondo occidentale effettuando il suo primo volo due mesi prima del Concorde.

Intrighi e teorie del complotto hanno continuato a circondare questi due velivoli, in particolare dopo l’incidente del Tu-144 al Paris Air Show nel 1973, che alcuni hanno attribuito a un tentativo francese di spionaggio andato male.

L’Era Digitale

Con l’era digitale, lo spionaggio industriale ha raggiunto un livello di complessità senza precedenti. I segreti commerciali non sono più custoditi in casseforti fisiche, ma in reti informatiche, spesso vulnerabili a sofisticati attacchi cyber. Il furto di proprietà intellettuale e di dati aziendali attraverso hacking è diventato una preoccupazione costante per le imprese di ogni dimensione.

Alcuni casi celebri

Nella cronaca recente abbondano i casi di spionaggio aziendale. 

Nel 1999, la società tedesca Enercon ha sviluppato un innovativo generatore eolico. Tuttavia, dopo aver richiesto il brevetto negli Stati Uniti, scoprì che la rivale americana Kenetech aveva presentato una richiesta assai simile. Emerse poi che la National Security Agency (NSA) americana aveva monitorato le comunicazioni di Enercon, presumibilmente fornendo le informazioni alla Kenetech. Questo episodio ha sollevato questioni circa il ruolo dei servizi segreti nel proteggere o sabotare gli interessi industriali nazionali.

Nel 2003, il caso denominato “Titan Rain” ha rappresentato uno degli attacchi cibernetici più massicci ai danni di Stati Uniti. Gli attacchi furono commissionati dalla Cina ai suoi apparati militari, con l’obiettivo di infiltrarsi in reti informatiche sensibili e ottenere dati preziosi. Gli hacker riuscirono a ottenere l’accesso, tra le altre, alle reti di Lockheed Martin, Sandia National Laboratories, Redstone Arsenal e NASA.

E in Italia? Il 2007 ha visto il gruppo Fantuzzi Reggiane Spa, noto produttore di carrelli elevatori, vittima di spionaggio industriale. Due dirigenti dell’azienda furono scoperti a consegnare pezzi di ricambio, documenti e disegni industriali a un competitor. L’episodio ha messo in evidenza le vulnerabilità di imprese anche in settori apparentemente meno esposti alle dinamiche della concorrenza tecnologica internazionale.

A proposito di settori competitivi, nel medesimo anno, il mondo della Formula 1 è stato scosso da un caso di spionaggio industriale che ha coinvolto McLaren e Ferrari, due colossi delle corse automobilistiche. L’ingegnere di Maranello Nigel Stepney, probabilmente indispettito da una mancata promozione, tentò un sabotaggio, spargendo polvere di fosforo nel serbatoio della vettura di Raikkonen. Non solo: Stepney consegnò materiali progettuali riservati della F2007 al capo progettista della rivale McLaren, Mike Coughlan.

Le contromisure: come proteggersi dallo spionaggio industriale

Secondo la legge italiana, lo spionaggio industriale è reato. Più di tutto, però, si tratta di un comportamento odioso, perché mina le fondamenta del sistema economico, il quale si regge tutto sulla fiducia reciproca dei suoi attori. 

I danni di un’azione simile possono essere ingenti. Vedersi sottrarre un brevetto, una tecnologia o membri del personale può costare carissimo in termini di mancati guadagni, svalutazione del titolo in borsa, perdita di prestigio e quant’altro. 

Per contrastare questi rischi, le aziende oggi investono in misure di sicurezza sempre più elaborate, dalla crittografia avanzata alla sorveglianza interna, dall’uso di software anti-intrusione all’assunzione di specialisti in sicurezza informatica. 

La storia, però, dimostra che non esiste una soluzione perfetta. Lo spionaggio industriale si evolve con la tecnologia. Le imprese sono chiamate a rimanere sempre un passo avanti per proteggere i propri segreti.

Nessun commetno

Lascia una risposta: