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Gestivano un giro di prostitute in un condominio di via Lago Scuro: 15 arrestati, 2 sono parmigiani

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Si tratta di una brutta storia, quella che circonda un condominio in via Lago Scuro, teatro di violenze e di ragazze che venivano mercificate. Il tutto succedeva tra le mura di 12 appartamenti. Ma non  solo, anche su strada, in via Emilia e via Emilia Ovest. Quaranta donne, tutte di nazionalità romena  e tutte giovani (di circa vent’anni), sono  al centro dei reati di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione.

Un’operazione condotta dal Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Parma e  che durava da circa un anno, iniziata nel marzo 2016 e conclusa con 12 ordinanze di custodia cautelare emesse ieri dal Gip di Parma e tre divieti di dimora nel territorio parmense.

IL CONDOMINIO E IL SISTEMA CRIMINALE 

In questo palazzo, di proprietà di un parmigiano di 75 anni, vivevano le donne  che si prostituivano. Quest ultimo era perfettamente a conoscenza di quello che stava accadendo e lucrava sugli affitti dei 12 locali , chiedendo il doppio del reale valore di mercato.

Il giro d’affari criminale, si reggeva sui singoli “imprenditori”. Le indagini hanno definito il volume economico  che viaggiava su numeri stratosferici e che comprendeva il controllo di via Emilia e via Emilia Ovest, dove i clienti potevano consumare i rapporti con le donne su strada. Per quelli che raggiungevano le ragazze in casa, invece gli spostamenti e gli aspetti logistici venivano organizzati da una sorta di   “custode ” del palazzo, classe 1957, anche lui parmigiano  e anche lui attualmente ai domiciliari, come il proprietario dell’immobile.

Gli aguzzini utilizzavano anche internet per accalappiare i clienti e determinavano persino la durata dei rapporti che le donne dovevano intrattenere con gli uomini. Vigeva tra i 15 arrestati, (tra di loro c’è anche una donna), un “accordo di cartello” che permetteva la pacifica convivenza tra di loro e allo stesso tempo garantiva una sorta di protezione dai controlli delle forze dell’ordine.

Alcuni di loro si appostavano sulle strade o tra i vicoli e facevano da palo per poi riferire a tutti gli altri. Un sistema infallibile, all’interno del quale vigevano ferree regole per chi voleva entrarci, infatti le prostitute che volevano occupare le zone monopolizzate venivano aggredite e minacciate dalle stesse ragazze. Dovevano pagare ingenti somme settimanali in cambio del permesso di esercitare in quella zona.  Un vero e proprio  bancomat, che si concretizzava in macchine di grossa cilindrata e grandi spese.

Alcuni parlavano di “convivenza dei rispettivi prodotti sul mercato“, dove i prodotti erano le donne. Tra di loro anche compagne e parenti degli aguzzini, molte delle quali venivano da Călărași. Le ragazze erano ricattate  dai loro stessi cari attraverso favori sessuali e aggressioni. Tre dei 15 criminali, sono stati rintracciati in Romania, al momento si trovano lì.

I reati  contestati ai 15 sono di : favoreggiamento, sfruttamento della prostituzione e tentata estorsione aggravata. 

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