Rapina a Banca Intesa: arrestata la banca del buco. Stava preparando un...

Rapina a Banca Intesa: arrestata la banca del buco. Stava preparando un colpo alla BPER in Via Cavour

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 Lo stavano preparando da tempo. Avevano studiato la mappa fognaria della città, avevano individuato un appartamento ubicato al pian terreno, non troppo vicino all’obiettivo selezionato; vi avevano praticato un foro nella pavimentazione per potersi calare nel sistema di condotte sotterranee cittadine e da lì raggiungere il caveau della banca: “presto saremo a casa pieni di soldi” avevano previsto in maniera frettolosa i 10 uomini d’oro (tra essi anche una donna), tutti campani, decisi a mettere a segno il colpo.

Il 22 maggio scorso però i loro propositi sono stati infranti dai Carabinieri del Comando Provinciale di Parma che hanno eseguito il decreto di fermo emesso dalla Procura della Repubblica parmigiana. All’interno dei due covi a disposizione della banda sono stati rinvenuti pistole a salve prive del tappo rosso, maschere per il travisamento, tute da lavoro, percussori, piedi di porco,  mazzette e scalpelli da muratori, mascherine protettive, apparati ricetrasmittenti e telefoni cellulari  con utenze intestate a prestanome per garantire un efficace e sicuro sistema di telecomunicazione.

Nel mirino c’era la sede della BPER di via Cavour: i banditi accedevano direttamente da una delle abitazioni, attraverso un tunnel di collegamento profondo circa 4 metri,  nel sistema fognario cittadino; quindi, dopo aver camminato per  circa 30 minuti, nel punto d’incrocio tra il Borgo Mazza e la via Cavour, avevano praticato uno scavo lungo 11 metri e largo 1 che li avrebbe portati direttamente all’interno della banca. Qualcosa però non va per il verso giusto: a causa dello scavo, in Borgo Mazza, il 17 maggio, si verifica un cedimento strutturale con conseguente crollo del manto stradale e grave pericolo per l’incolumità pubblica. I banditi non se ne accorgono immediatamente in quanto trascorrono un periodo di riposo nella regione d’origine. Gli inquirenti non hanno esitazioni: l’incidente di percorso – appena noto agli interessati – rende attuale, concreto ed elevato il rischio di fuga. Nella serata del 21 maggio, in concomitanza del rientro a Parma di parte della banda, il Procuratore della Repubblica Dottoressa Lucia Russo ed il Sostituto Dottor Fabrizio Pensa emettono tempestivamente il provvedimento di fermo a carico di tutti gli indagati. Numerosi i reati contestati: associazione per delinquere finalizzata  alle rapine; rapina aggravata; tentata rapina; crollo di costruzioni o altri disastri dolosi, danneggiamento aggravato ed altro.

Evidenti le analogie con la rapina messa a segno lo scorso 31 ottobre presso la filiale di Banca Intesa di via Venezia e che le evidenze investigative ascrivono agli odierni indagati: anche in quel caso il commando fece irruzione nell’istituto attraverso un tunnel scavato dalla condotta fognaria, svuotando la cassaforte e 84 cassette di sicurezza dei clienti: oltre 3 milioni di euro (tra contante e valori) la stima complessiva del bottino.

I pochi indizi raccolti in quella circostanza sono stati sviluppati in maniera certosina dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Parma. Le testimonianze raccolte indirizzano le indagini verso soggetti di origine campana. Attraverso le banche dati si redige il lungo elenco delle persone di quell’area  presenti in città dal mese precedente la rapina; parte il paziente lavoro di screening: vengono passate al setaccio centinaia di posizioni, analizzati oltre 1,5 milioni di report informatici, finché la rosa degli interessati si restringe; si individuano le utenze target: la successiva attività tecnica di intercettazione telefonica ed ambientale ed  i servizi di osservazione e pedinamento sul terreno e l’esito di accertamenti tecnici condotti dal R.I.S. di Parma stringono infine il cerchio intorno agli indagati.

Il piano era stato studiato nei minimi dettagli e tutti i componenti della banda agivano con estrema prudenza e cautela: le operazioni di scavo nel sottosuolo erano seguite in superficie da un complice per verificare che non fossero percepibili all’esterno; dopo aver scavato per ore, per non suscitare l’attenzione dei vicini, trascorrevano tutto il resto della giornata all’interno del minuscolo covo, circa 50 mq, discutendo su come impiegare il bottino (investimenti immobiliari, campi di calcio, feste in famiglia: uno degli indagati, prossimo alle nozze aveva in animo di regalare una bottiglia di champagne a ciascuno degli invitati). Il gioco delle carte e la TV per allentare la tensione fisica e psichica: “Gli Angeli del Male” – la serie televisiva sul criminale milanese Renato Vallanzasca – e “GOMORRA” i cult per il gruppo. E dalla serie  televisiva ispirata al best seller di Roberto Saviano hanno mutuato l’appellativo di “immortale” per uno di loro, gravemente ferito nel conflitto a fuoco seguito ad una rapina andata male. “Che effetto fa sparare ad una persona” domanda  uno dei sodali: “Queste cose non te le devi chiedere” la tranciante risposta. Periodicamente soggiorni a casa nell’hinterland partenopeo per ritemprare le forze. Per attenuare il rischio di controlli di polizia,  gli spostamenti avvenivano in treno: ovviamente in 1 ^ classe.

Anche i criminali hanno dei sogni: “Quando saremo in pensione faranno un film su di noi”, commentano alcuni membri della banda;di sicuro non auspicavano l’epilogo che le indagini dei Carabinieri coordinate dalla Procura della Repubblica di Parma hanno impresso alla vicenda.

 

 

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