Per il gioco riapertura in fase 3? A rischio più di 78.000...

Per il gioco riapertura in fase 3? A rischio più di 78.000 dipendenti

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Sono stati e sono tempi duri, quelli per il gioco d’azzardo: più si allunga il lockdown della filiera, per la quale si parla di riaperture a cavallo della fase 3, più a rischio è l’intero stato di salute di un tessuto produttivo fondamentale per le casse dell’Erario e composto, a sua volta, da migliaia e migliaia di dipendenti. Sono queste le parole d’allarme lanciate da Stefano Diociaiuti (Fisascat-CISL Roma-Rieti)su Gaming Insider. In una sola parola, a rischiare sono oltre 10.000 dipendenti dei concessionari.

Questo è il motivo per il quale gli appelli di associazioni e organizzazioni di settore si è moltiplicato ed amplificato, di fronte ad una situazione che dura anche dopo il recente DPCM, quello che ha messo in moto gran parte di locali e di esercizi commerciali.

Per Diociaiuti si tratta di una situazione problematica e preoccupante, in quanto proietta la riapertura del mondo di gioco direttamente nella Fase 3, un fatto che per lui significa, senza mezzi termini, “condannare il comparto alla chiusura e mettere in ginocchio decine di migliaia di lavoratori in tutta Italia”. I danni ci sono, e sono peraltro evidenti. Ma non mancano nemmeno le beffe: le attività non ripartono, ma vengono comunque bastonate. Ne è palese dimostrazione il Fondo Salvacalcio, la misura che il governo ha elaborato per tutto il mondo sportivo italiano.

Il Fondo, nelle sue intenzioni, va ad aumentare il prelievo sulla raccolta delle scommesse sportive dello 0,30%, che potrebbe salire anche allo 0,50%. In pratica si alza la tassazione, già di per sé alta, proprio sul comparto della filiera più martoriato dal Covid-19 e dalle sue ingenti conseguenze. Mancanza di criteri oggettivi, per il segretario di Fisascat-Cisl Roma-Rieti, il quale reputa incomprensibile il criterio che esclude il gioco rispetto ad altre attività. Non fosse altro che le stesse sale da gioco, nella stragrande maggioranza, godono di spazi giusti per mantenere le distanze di sicurezza. Intanto, ad oggi la chiusura è predisposta ancora fino al 14 giugno. Poi chissà.

Intanto, nella più totale incertezza, si barcamenano oltre 10.000 dipendenti delle concessionarie di gioco in Italia: il rischio di perdere il lavoro è concreto. Ed assieme a questi ballano anche esercenti e dipendenti. In caso di crack, si scatenerebbe un clamoroso effetto domino che coinvolgerebbe 78.000 persone in tutto il Paese. Diociaiutisi scaglia contro questo criterio che mette in ginocchio un comparto virtuoso, composto da tanti onesti lavoratori che oggi, più di ieri, guardano al futuro con sempre più crescente preoccupazione.

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