Foreign Fighters – Finanziamenti ai terroristi, indagato un 52enne residente nel Montanara

Foreign Fighters – Finanziamenti ai terroristi, indagato un 52enne residente nel Montanara

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C’e anche un 52enne residente a Parma tra gli indagati della maxi operazione anti – jihad che giovedì mattina ha portato all’arresto di 14 persone.

Si tratta di un libanese 52enne, residente ben Montanara insieme alla famiglia: non ci sarebbero tracce di contatti diretti con le cellule terroristiche, ma nelle intercettazioni viene chiamato Abu Abbas, come il noto guerrigliero palestinese.

L’operazione – Guardia di Finanza e Polizia in azione da questa mattina all’alba per due distinte operazioni antiterrorismo e di contrasto ai foreign fighters, coordinate dalla Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, che hanno portato all’individuazione di una vasta rete di supporto a gruppi combattenti di matrice integralista islamica operanti in Siria e all’arresto di 14 presunti fiancheggiatori di formazioni combattenti di matrice integralista. In corso anche una serie di perquisizioni domiciliari in diverse Regioni. I dettagli delle due operazioni saranno resi illustrati in tarda mattina in conferenza stampa dal Procuratore nazionale Antimafia Federico Cafiero de Raho e dei Procuratori della Repubblica di Brescia e di Cagliari.

 

Finanziamento al terrorismo e riciclaggio
In particolare, le indagini condotte dagli uomini dello Scico di Roma e del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Brescia hanno permesso di disarticolare una associazione per delinquere, a carattere transnazionale, costituita da dieci siriani impegnati nel riciclaggio e nel fornire servizi di pagamento abusivi in diversi Paesi Ue (Svezia, Italia e Ungheria) ed extraeuropei (Turchia). A due di loro contestato anche il reato di finanziamento al terrorismo.

 

Money transfer illegali per sostenere “Al-Nusra”

In sintesi, i fermati sono accusati di aver creato una consolidata rete di money transfer illegali, utilizzati per garantire un canale sicuro per il riciclaggio del danaro, derivante da attività illecite, e per raccogliere fondi destinati ad alimentare organizzazioni terroristiche operanti in Medio Oriente. Le indagini della Guardia di Finanza, avviate nel 2015, hanno preso spunto dall’analisi sui flussi finanziari tramite money transfer verso i Paesi “a rischio” terrorismo attivati da soggetti della comunità siriana stabilitasi tra le province di Como e di Lecco e segnalati dal Comitato Analisi Strategica Antiterrorismo. Oltre al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina in Europa, gli inquirenti hanno accertato un flusso di denaro superiore ai 2 milioni di euro – raccolto anche attraverso il canale non convenzionale “Hawala” – utilizzato l’attività di riciclaggio e il finanziamento di gruppi terroristici vicini alla organizzazione “Al-Nusra”. All’’origine degli arresti c’è anche un’operazione speciale “sotto copertura”, attuata in collaborazione con i Servizi segreti (Aisi), che ha permesso di avvicinare Chaddad Ayoub, considerato il piùimportante membro dell’organizzazione criminale.

 

Cellula jihadista in Sardegna

L’indagine è connessa ad un’altra inchiesta coordinata dal Servizio contrasto del terrorismo esterno della Polizia che, in Sardegna, ha portato la Digos di Sassari ad individuare e arrestare tre siriani e un marocchino accusati di far parte di una cellula di supporto dell’organizzazione terroristica combattente Jabhat al Nusra, emanazione siriana di Al Qaeda. Per loro le accuse degli inquirenti sono di associazione con finalità di terrorismo, finanziamento del terrorismo e intermediazione finanziaria abusiva. In questo caso, le indagini sono partite da una serie di accertamenti sul traffico di profughi siriani dall’Italia settentrionale verso i Paesi del Nord Europa sviluppato dalle Ddat delle Procure di Cagliari e Brescia in cui è risultato coinvolto in modo marginale uno degli arrestati.

 

Rete di riferimento per siriani pro-Jihad
Come nel caso dei fiancheggiatori scoperti in Lomabardia, anche in Sardegna i quattro fermati operavano nella raccolta e il trasferimento di denaro grazie a una vera e propria rete divenuta un punto di riferimento per i siriani, in particolare per quelli residenti sull’isola, che volessero trasferire denaro da e per il paese d´origine, impiantando uffici in tutta Europa, oltre che in Siria e in Turchia.

 

La soddisfazione del ministro Minniti

Particolarmente soddisfatto dell’operazione il ministro dell’Interno Marco Minniti, cha parla di ulteriore, «importante tassello delle azioni di prevenzione e contrasto al terrorismo internazionale che si sono sviluppate in questi mesi nel nostro Paese». Quella di oggi – sottolinea – è il risultato di un’attività investigativa a 360 gradi che ha consentito di svelare e neutralizzare strutture potenzialmente ostili».

 

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