Parma, imprese in difficoltà: quasi 500 chiusure in due anni

Parma, imprese in difficoltà: quasi 500 chiusure in due anni

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Continua il calo delle imprese attive sul territorio di Parma. E la situazione non va meglio in tutto il resto dell’Emilia Romagna. Lo rivelano i dati dell’osservatorio Movimprese delle Camere di Commercio al termine del terzo trimestre del 2017.

A Parma le imprese attive al 30 settembre scorso erano 41.033, ben 238 in meno rispetto alle 41.271 della stessa data del 2016. Ciò nonostante il saldo positivo registrato nel terzo trimestre 2017, che ha visto 493 nuove iscrizioni contro 372 cessazioni. In calo anche i numeri relativi al totale delle imprese iscritte: 46.161 quelle nel registro della Camera di Commercio di via Verdi a fine di settembre 2017, contro i 46.338 di un anno fa (-177). Ancora più pesante il confronto rispetto al 30 settembre 2015, quando le imprese attive erano 41.497, ovvero 464 più di oggi.

Continua in particolare il momento negativo del comparto artigiano di Parma e provincia. Al 30 settembre 2017 le imprese attive sul territorio erano 12.472, ben 231 in meno rispetto alle 12.703 di un anno fa. Negativo anche il saldo nel terzo trimestre 2017: 129 iscrizioni contro 157 chiusure. Rispetto al terzo trimestre 2015, quando le imprese attive erano 12.989, il comparto artigiano perde addirittura 517 aziende. Oltre 500 saracinesche chiuse in soli due anni.

Analizzando i principali settori, emerge subito il “rosso” di agricoltura e allevamento: le imprese attive sono 5.955, ben 111 in meno rispetto alle 6.066 del settembre 2016. Sostanzialmente stabile il vasto comparto manifatturiero che conta 5.181 imprese attive, appena 6 in meno rispetto a un anno fa. Ma in questo settore sono le aziende artigiane a pagare dazio: 3.080 quelle attive al 30 settembre scorso, 55 in meno rispetto a un anno fa.

E continua anche il periodo no delle Costruzioni: 6.998 le aziende operative, 145 in meno rispetto alle 7.143 del terzo trimestre 2016. Anche in questo caso annus horribilis per gli artigiani, con ben 136 piccole imprese che chiudono battenti: sono 5.124, erano 5.260.

Se Sparta non ride, Atene… recitava un vecchio adagio. E ciò vale anche per il Commercio che a Parma perde 120 aziende, passando dalle 9.092 di un anno fa alle attuali 8.972.

Cresce il numero delle imprese del settore ristorazione e alloggio (sono 2.704 contro le 2.685 di un anno fa), una cinquantina in meno invece le attività immobiliari (2.327 quelle attive oggi, contro le 2.377 del 2016).

Dal punto di vista della forma societaria, nell’ultimo anno sono cresciute le società di capitali attive (+304, da 9.705 a 10.009), anche se il numero di quelle iscritte è nettamente superiore (13.036 nel terzo trimestre 2017, 12.697 un anno fa). In calo le società di persone, passate in un anno da 7.443 a 7.304, con la perdita di 139 unità.

Pesante la moria delle imprese individuali, le più piccole, quelle che hanno maggiori difficoltà ad affrontare il mercato. In un anno ne sono scomparse ben 401: le imprese attive sono infatti 22.723 rispetto alle 23.124 del 2016. Sostanzialmente stabili le altre forme societarie che contano circa mille imprese attive.

Anche tra gli artigiani crescono le società di capitali (869 contro 820), ma non compensano affatto il calo delle società di persone (2.196 rispetto alle 2.272 di un anno fa) e soprattutto delle individuali, la forma più classica per questo comparto, passate in un solo anno da 9.582 a 9.381, con una perdita secca di 201 unità.

MENO IMPRESE ATTIVE IN EMILIA ROMAGNA

Le imprese registrate in Emilia-Romagna sono risultate 458.317 a fine settembre, solo 366 in più (+0,1 per cento) rispetto a fine giugno. Il contenuto aumento congiunturale è inferiore di un terzo rispetto a quello rilevato lo scorso anno. A livello nazionale l’aumento congiunturale delle imprese registrate è risultato analogo (+0,1 per cento). Nel trimestre, hanno segnato il nuovo minimo degli ultimi venti anni sia le iscrizioni (4.662), sia le cessazioni (4.313), entrambe diminuite rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno, ma le prime in più ampia misura, le seconde solo leggermente.

Le imprese attive rendono la misura dell’effettiva capacità della base imprenditoriale. A fine settembre, erano 406.092, 3.798 in meno (-0,9 per cento) rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno. È aumentato Il ritmo della loro flessione tendenziale rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno (-0,5 per cento), mentre a livello nazionale le imprese attive segnano solo una lievissima flessione (-0,1 per cento).

I settori di attività economica che hanno maggiormente determinato la riduzione delle imprese attive sono l’agricoltura, silvicoltura e pesca (-1.247 unità, -2,1 per cento), l’insieme del commercio (-1.188 unità, -1,3 per cento) e le costruzioni (-1.131 unità, -1,7 per cento). Segno rosso anche per l’industria manifatturiera (-818 unità, -1,8 per cento), con quattro settori su cinque che registrano una riduzione delle imprese, e le attività immobiliari (-431 unità, -1,6 per cento) Segnali positivi giungono solo dai settori dei servizi, in primo luogo dall’aggregato del noleggio, delle agenzie di viaggio e dei servizi di supporto alle imprese (+379 unità, +3,3 per cento), quindi dalla crescita delle attività professionali, scientifiche e tecniche (+200 unità, +1,3 per cento).

La riduzione tendenziale della base imprenditoriale è stata determinata dal sensibile rafforzamento dell’andamento negativo delle ditte individuali, scese di 3.025 unità (-1,3 per cento) e dalla leggera accelerazione della riduzione delle società di persone, diminuite di 2.042 unità (-2,5 per cento). Queste ultime risentono dell’attrattività della normativa sulle società a responsabilità limitata, che sostiene l’aumento tendenziale delle società di capitale (+1.328 unità, +1,6 per cento), risultato sensibilmente più contenuto rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno.

Gli effetti del ciclo economico si manifestano con ritardo sulla demografia delle imprese. I dati riferiti al trimestre corrente riportano all’attenzione alcuni dubbi. Si riduce nuovamente la mortalità, ma più ancora la natalità e accelera la diminuzione delle imprese attive. La ripresa economica degli ultimi trimestri ancora non si riflette sul Registro delle Imprese. Nei prossimi mesi si capirà se siamo di fronte ad una flessione di natura congiunturale o a cambiamenti strutturali del nostro tessuto economico.

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