Le grandi Donne che han fatto grande Parma

Le grandi Donne che han fatto grande Parma

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C’è un filo sottile ma tenace che lega le donne di Parma. Si srotola nei secoli incontrando nodi e tensioni ma non si è mai spezzato. Un filo che le unisce nella speranza per un futuro migliore in un alternarsi di attese a volte disilluse e di lotte talvolta premiate.

I vicoli della nostra città sono stati solcati da donne straordinarie, le cui storie hanno lasciato una traccia non solo nella vicende di Parma ma soprattutto nella silenziosa e lenta acquisizione del più grande di tutti i loro doni: la libertà.

Donne di estrazioni sociali diverse, di sinistra e di destra che hanno saputo raccogliere il testimone della generazione precedente per spostare un po’ più in là quel confine che pareva fino ad un attimo prima invalicabile. A metà Ottocento Parma è raccolta tra le mura che da secoli la cingono, eppure anche qui sboccia il fiore della libertà impersonato da Ada Corbellini che con i suoi versi sostiene le camicie rosse di Garibaldi e che esalta la società segreta femminile “La Giardiniera”. Un ponte gettato verso quegl’ideali Mazziniani che unificheranno l’Italia aprendo nuove possibilità di espressione per le donne.

Poco dopo l’unità del Paese nasce a Parma “La voce delle Donne”, giornale scientifico, politico e letterario. Un giornale questo voluto strenuamente da Giovanna Garcea e appoggiato da Anna Maria Mozzoni, la più celebre tra le donne impegnate per l’estensione del suffragio. Un’attesa lunghissima quella per il voto, tuttavia non vana. Quasi cento anni in cui l’impegno delle donne per le donne si è riversato nelle numerosissime attività educative e di cura. Quelle di suor Anna Maria Adorni che dedicò la sua lunga vita ad accogliere e istruire le ragazze di strada o quella di Maria Lucrezia Dal Verme che riforma le missionarie del Sacro Cuore, per tutti i parmigiani semplicemente Le Orsoline.  Opere di donne che hanno elargito quegli strumenti di conoscenza che, travalicando il dato confessionale, hanno consentito ad intere generazioni di sperimentare il valore del mutuo aiuto e di forgiare faticosamente una coscienza di genere.

E proprio la coscienza è la leva che muove le Parmigiane in tutto il Novecento. Le donne cominciano ad uscire dal cliché della moglie e madre per appropriarsi dello status di lavoratrice. Le donne di Parma smettono di essere le ancelle del focolare e diventano parte attiva in una società che sta cambiando. Dalle eroiche staffette partigiane alle semplici operaie delle manifatture. Al centro dell’antifascismo italiano, come Ada Rossi moglie di quell’Ernesto Rossi che insieme a Spinelli redigerà il Manifesto di Ventotene e vergherà le basi per la futura Europa, o semplicemente donne coraggiose come Tina Annoni, insignita del titolo di Giusta tra le Nazioni per aver nascosto ebrei nei solai della sua casa di via XXII Luglio.

E poi finalmente il voto, madre di ogni libertà e di tutte le conquiste successive: la tutela delle lavoratrici del 1950, l’abolizione del delitto d’onore, il riconoscimento delle pari opportunità e delle libere scelte sessuali ed etiche. Dal Risorgimento ad oggi la storia delle donne ha vissuto periodi di stasi e di celeri cambiamenti. Un tesoro prezioso che ci appartiene, un filo che si dipana lungo strade di Parma ma che non si spezza mai.

Maria Elena Mozzoni

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