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Dal blackout al varco nelle fogne: ecco come i rapinatori hanno assaltato la Banca

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Sono arrivati dalle fogne, e da qui e da qui sono scappati. La rapina alla filiale di Banca Intesa è stata preparata nei minimi dettagli. L’elemento centrale dell’assalto è stata la costruzione del tunnel, utilizzato dai rapinatori, uno scavo che è collegato direttamente con le fogne e l’incrocio della fognatura con il canale Naviglio, alle spalle del Conad di Via Venezia.

La banda, composta da almeno otto rapinatori, nei giorni precedenti la rapina ha scavato un tunnel che porta dritto al caveau, dove erano custoditi i soldi della banca. Da qualche giorno, come raccontano alcuni dipendenti, si sentiva odore di fognatura.

Con tutta probabilità anche il blackout che si è verificato per quattro ore durante la mattinata del 31 ottobre, proprio nella zona della banca, è stato provocato dalla banda o da alcuni complici proprio allo scopo di facilitare l’azione dei rapinatori.

Dalle 7 del 31 ottobre infatti la zona tra via San Leonardo, via Trento e via Pasubio è rimasta senza elettricità: la causa del guasto è stato l’allagamento della centralina, posta in uno locale di via Pasubio, provocato dalla rottura di una tubatura. I residenti dicono di aver sentito un gran botto proprio a quell’ora.

In conseguenza dell’assenza di energia elettrica la porta d’ingresso a Banca Monte, quella a bussola con il metal detector, si è bloccata e i clienti sono stati fatti passare dall’accesso per i disabili. Anche dopo il ripristino della corrente la porta è rimasta bloccata.

Alle 15.45 i due rapinatori che sono entrati dall’ingresso sono passati come normali clienti e non al metal detector, proprio grazie a questo stratagemma. In tilt per il lungo black out anche il sistema d’allarme e le telecamere di videosorveglianza.

Una persona è entrata come un normale cliente e si è mesao in fila per qualche minuto, poi, una volta allo sportello, ha estratto una pistola e ha minacciato una dipendente: “Questa è una rapina, deve stare calma”. A quel punto altre sette persone vestite con una tuta bianca, ovviamente per essere irriconoscibili, sono entrate dalle fognature ed hanno iniziato a prelevare il denaro.

I dipendenti e i clienti che si trovavano all’interno della filiale sono stati costretti a rimanere in un angolo, sotto la minaccia delle pistole: spalle al muro e con le mani sulla testa.

Almeno 300mila euro il bottino, al netto dei contenuti delle cassette di sicurezza.  Il 12 agosto 2016 un colpo, ancora senza colpevoli, analogo a Milano, alla Banca Popolare di Novara. Per quella rapina, la Procura ha archiviato le indagini come “il colpo perfetto” degno dei migliori film, da I soliti Ignoti, a Il colpo, passando per una lunga filmografia.

 

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