Strage del Rapido 904, Susanna e Pierfrancesco ancora senza giustizia

Strage del Rapido 904, Susanna e Pierfrancesco ancora senza giustizia

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A 33 anni di distanza da quel maledetto 23 dicembre 1984, non c’è ancora giustizia per i giovanissimi fidanzati Susanna Cavalli di Gaiano e Pierfrancesco Leoni di Vicofertile, morti con altri 14 viaggiatori nell’attentato mafioso al Rapido 904. Nella grande galleria di San Benedetto Val di Sambro altre 260 persone rimasero ferite.

Il processo al Tribunale di Firenze è da rifare. Perché? Il presidente della corte d’assise, Salvatore Giardina, andrà in pensione ai primi di ottobre. E cambiando un componente del collegio giudicante, bisogna far ripartire da zero il procedimento. Dovranno sfilare di nuovo i testimoni, si dovranno valutare ancora le prove e tutto il resto. Il rischio è che nel frattempo anche l’unico imputato rimasto, ovvero il boss dei boss Totò Riina, al 41 bis a Parma, possa venire meno a causa delle condizioni di salute e dell’età.

Il rinvio dell’udienza a data da destinarsi, per effetto della riforma della giustizia entrata in vigore a luglio e voluta dal ministro Andrea Orlando, che ha modificato anche l’articolo 603 del codice di procedura penale, è stato deciso dallo stesso Tribunale. Intanto sembra che il Guardasigilli abbia già chiesto una relazione sui motivi del rinvio del procedimento che ha lasciato di stucco i tanti parenti delle vittime.

Totò Riina, oggi unico imputato, era stato assolto in primo grado, ma il pm Angela Pietroiusti ha subito presentato appello e la riforma Orlando prevede adesso che nel caso di appello dell’accusa contro il proscioglimento, bisogna riaprire integralmente l’istruttoria e non limitarla ai motivi del ricorso. Questa sembra anche la linea adottata dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo e applicata dalla Cassazione ancor prima della riforma.

La matrice mafiosa della strage era stata accertata dalle condanne che c’erano state in precedenza, tra le quali quella di Pippo Calò.

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