Siccità e fragilità del territorio, Consorzio di Bonifica lancia l’allarme. Spinazzi e...

Siccità e fragilità del territorio, Consorzio di Bonifica lancia l’allarme. Spinazzi e Berselli: servono infrastrutture per la prevenzione

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Dissesto idrogeologico diffuso, ma soprattutto la difficile battaglia contro la siccità che quest’anno rischia di mettere in ginocchio gli agricoltori parmensi che curano le colture estive. Queste le sfide urgenti per il Consorzio della Bonifica Parmense, impegnato contemporaneamente su più fronti in 47 comuni come l’ultimo baluardo a difesa di un territorio che si scopre sempre più fragile. Un occhio vigile su 350 chilometri di strade e su oltre 1.500 chilometri di canali secondari, fonte indispensabile per le aziende agricole ma anche possibile minaccia per gli abitanti della Bassa, dove sono sempre a disposizione – tra Bocca d’Enza e Corsetto di Polesine Parmense – diversi impianti di sollevamento in grado di pompare fino a 72 mila litri al secondo. Il tutto con un centinaio di dipendenti sparsi tra la pianura e l’Appennino.

Ma a preoccupare non poco i vertici del Consorzio, in questo momento, è in modo particolare il cambiamento climatico in atto che produce precipitazioni sempre più brevi, ma molto più intense, esponendo così la provincia di Parma – priva di infrastrutture di accumulo – al doppio rischio di siccità e inondazioni.

Luigi Spinazzi, presidente del Consorzio della Bonifica Parmense, mette subito in chiaro le difficoltà e gli interventi costanti effettuati su un territorio in cui anche la piccola manutenzione quotidiana diventa di straordinaria importanza.

Il Consorzio della Bonifica Parmense – spiega Luigi Spinazzi è impegnato quotidianamente su due fronti principali: garantire in pianura la sicurezza idraulica al territorio, su un’area di 110 mila ettari, e assicurare il presidio del territorio contro il dissesto idrogeologico nelle zone collinari e montane, e qua parliamo di oltre 220 mila ettari soggetti a contribuenza. L’attività estiva riguarderà soprattutto l’irrigazione, ovvero garantire acqua in quantità e qualità alle coltivazioni di pregio della nostra pianura”.

Impegni che richiedono anche interventi sul territorio, alcuni anche di rilevante impegno finanziario.

Nel 2017 – continua infatti Spinazzi – contiamo di completare il lavoro sul Burla con l’arginatura necessaria sulla riva sinistra. Stiamo terminando un importante cantiere nella zona di Fontevivo e Canalvecchio, ma soprattutto nel 2017 ci dedicheremo – in misura molto maggiore rispetto al passato – al minuto mantenimento, cioè a tanti piccoli interventi importanti per risolvere le tante piccole criticità che si sono evidenziate. Siamo in dirittura finale per presentare entro la scadenza del 30 giugno un progetto importante per la risistemazione delle condotte idrauliche irrigue della zona della Bassa Est. Questo sarà possibile solo attraverso fondi europei che transitano per il Ministero dell’Agricoltura. E’ un progetto importante, contiamo che sia finanziato perché ci consentirà di avere una maggiore efficienza sull’utilizzo dell’acqua. Sottolineo un altro progetto importante sul quale non abbiamo tempi certi, ma ci abbiamo lavorato molto: la sistemazione della condotta a Bocca d’Enza. Questo è nel piano “Italia Sicura”, la Regione lo ha indicato tra le priorità, costa 6 milioni di euro e darebbe sicurezza a tutto il territorio della Bassa Parmense. Siamo in attesa di fondi nazionali, c’è molta competizione, ma il nostro progetto è già cantierabile, cosa che non è da tutti”.

Un territorio vastissimo, non facile per la presenza anche di grandi aree montane a volte non semplici da raggiungere, ma la Bonifica, di fatto, in materia di manutenzione, è rimasta da sola.

Sì, la Bonifica è ormai l’unico ente sul campo in materia di manutenzione del territorio – conferma il presidente del Consorzio -. Noi abbiamo instaurato un dialogo importante con le amministrazioni comunali. Siamo in grado di svolgere l’attività quotidiana di cui cerchiamo di dare evidenza, grazie ai contributi dei circa 160 mila consorziati che danno un gettito annuo di 11 milioni di euro. Questi sono soldi che rimangono totalmente sul territorio, a differenza di tutte le altre tasse che pagano i cittadini”.

Tasse che tuttavia si pagano sempre malvolentieri e quando ne arriva una nuova non mancano le polemiche. Come avvenuto nei mesi scorsi, in seguito all’ampliamento delle competenze territoriali deciso dalla Regione, che ha portato a recapitare cartelle della Bonifica a cittadini che non ne avevano mai sentito parlare.

E’ verissimo – conclude il presidente Luigi Spinazzi -. Era un atto dovuto che abbiamo rinviato per anni, però questo ci ha permesso di svolgere interventi in territori in cui altrimenti non avremmo potuto operare per garantire la sicurezza idraulica”.

Sul fronte operativo è impegnato ogni giorno sul campo Meuccio Berselli, direttore del Consorzio di Bonifica, che rilancia il rischio siccità e la necessità di importanti interventi infrastrutturali sul territorio. D’altra parte prevenire costa meno che curare.

I numeri della Bonifica oggi – sottolinea Meuccio Berselli – sono che abbiamo la competenza su circa 330 mila ettari di terreno, di cui 220 mila di montagna e 110 mila di pianura, gestiamo circa 160 mila utenti, che sono i nostri consorziati, e facciamo un’azione che ci garantisce circa 7 milioni di euro di attività tutti gli anni. Di attività significa azioni per la prevenzione, contro il dissesto idrogeologico e soprattutto, in pianura, scolo delle acque meteoriche e irrigazione per i nostri agricoltori”.

Proprio quest’ultimo aspetto rappresenta l’emergenza alle porte a causa della scarsità di risorse idriche disponibili.

Siamo molto preoccupati per questa situazione – conferma infatti Berselli -. La nostra provincia ha una caratteristica molto negativa: non ci sono invasi, quindi non tratteniamo le acque meteoriche e non abbiamo le dighe. Tutto ciò che piove va negli alvei naturali, quindi nel Po e poi in mare. Questo è un gap molto importante e le nostre aziende agricole soffriranno in futuro questo disagio. Il Consorzio di Bonifica si sta attivando secondo progetti importanti mirati a valorizzare al massimo la risorsa acqua, cercando di trovare colture che siano meno idro-esigenti ma soprattutto migliorando l’efficienza dell’irrigazione e indicando dei percorsi anche tecnologicamente avanzati agli agricoltori per consumare meno acqua rispetto al passato”.

Ma non è l’unica criticità con la quale dover fare i conti anche in questo periodo.

La cosa più eclatante è che in seguito a una cementificazione e a una urbanizzazione fino a dieci anni fa molto importante per la provincia e soprattutto per la città capoluogo – sottolinea il direttore Berselli – non ci sono state le opere compensative, cioè le casse d’espansione e le vasche di laminazione. In più il cambiamento climatico che vede la pioggia cadere in un tempo molto più ristretto rispetto al passato, ci impone di correre ai ripari facendo questi progetti, ma soprattutto trovando delle risorse al fine di evitare che – senza le casse di laminazione, con la sezione ideale dei canali che è la stessa del 1800 – le aree che si trovano a nord di Parma possano andare in crisi, oppure possano essere esondate come in passato è successo”.

Troppi fronti aperti anche per il Consorzio della Bonifica Parmense, ma saranno sufficienti fondi e strumenti a disposizione?

La cosa eclatante è che in montagna non c’è più l’uomo, non c’è più il presidio e quindi la manutenzione – sottolinea in particolare Meuccio Berselli -. Ovviamente il territorio va accudito dalla montagna sino alla pianura, quindi noi abbiamo cercato di inventare degli strumenti, dei progetti che secondo noi sono molto performanti e che si chiamano “Difesa attiva dell’Appennino” – cioè contributi che diamo direttamente alle imprese agricole che si trovano in aree emarginate della montagna, le quali fanno una manutenzione che per noi è straordinaria perché sistemano il territorio in quei posti dove l’uomo purtroppo non c’è più – ed “Sos Bonifica”, cioè la pulizia di tutte quelle canalette che si trovano in adiacenza alle strade comunali e alle strade interpoderali. La buona manutenzione e la buona prevenzione fanno risparmiare risorse economiche molto importanti dal punto di vista sociale. E’ chiaro che gli strumenti non bastano mai, perché viviamo in un posto dove abbiamo un diffusissimo dissesto idrogeologico, causato in parte da una geomorfologia molto debole, in parte da un cambiamento climatico che è alla luce di tutti, ma soprattutto secondo noi bisogna investire molto di più sulla prevenzione. Noi lo facciamo quotidianamente e capillarmente, ma siamo da soli e secondo me tutti gli enti dovrebbero investire per evitare i disagi che ci sono oggi”.

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