Mortalità infantile, l’Azienda ospedaliera si confronta sui numeri

Mortalità infantile, l’Azienda ospedaliera si confronta sui numeri

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img_3794-okjpgSono 5 milioni nel mondo i bimbi che muoiono prima di compiere 5 anni, di questi  2milioni e 700mila sono neonati al primo mese e 1milione al primo giorno di vita. 2milioni e 300mila sono i bimbi nati morti e 289 mila le mamme che perdono la vita durante il parto. I dati sono del 2015; numeri impressionanti se si pensa anche che il 99% dei decessi avviene nei paesi a basse risorse. Numeri che sono stati alla base del 5°congresso internazionale sulle Cure essenziali neonatali, iniziativa che ha richiamato nella sala congressi dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma, per l’occasione affollatissima,  oltre 450 tra studenti, specializzandi, medici e operatori sanitari.

Il convegno, aperto da Massimo Fabi, direttore generale Azienda Ospedaliero-Universitaria, Elena Saccenti, direttore generale Azienda Usl, Laura Rossi, assessore politiche sociali del Comune di Parma e Mauro Stronati, presidente della Società italiana di neonatologia, ha visto la partecipazione di neonatologi e pediatri di chiara fama, esperti del mondo della cooperazione e del volontariato.

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“Esiste  – ha spiegato Paolo Villani, direttore della Pediatria generale e d’urgenza dell’Ospedale di Parma e promotore del convegno – un consistente divario tra le aspettative e prospettive di vita degli abitanti delle società occidentali e quelle delle persone che vivono nei paesi a basse risorse. Una soluzione efficace per livellare le disuguaglianze non esiste ancora, nonostante gli obiettivi di sviluppo del millennio che avrebbero dovuto ridurre decisamente la mortalità infantile sotto i 5 anni e migliorare la salute materna”.  “L’obiettivo – ha concluso Villani –  è quello di raggiungere nel 2030, secondo i nuovi Global Goals del 2016, una mortalità inferiore a 12 neonati e a 12 nati-morti ogni 1000 nati, in tutto il mondo,  accelerando la riduzione delle maggiori cause di mortalità che nella maggioranza dei casi sono facilmente prevenibili.”

Soddisfazione per il coinvolgimento che ha riscosso l’iniziativa è stata espressa dal direttore generale dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria: “Non  era facile- ha spiegato Massimo Fabi in apertura dei lavori –  portare così tante persone, soprattutto giovani, in questa sala ad assistere ad un convegno che potrebbe anche sembrarvi distante dallo studio e dal lavoro che svolgete quotidianamente, ma operare fuori dai vostri soliti presidi ospedalieri è fondamentale per la professione e crediamo che l’ospedale di Parma possa essere un punto di riferimento per fare buona formazione, coniugandola con i progetti di cooperazione e di aiuto che molti dei nostri medici e sanitari portano avanti con tenacia e determinazione”.

Scopo dell’incontro è stato appunto quello di mettere a fuoco alcuni importanti capitoli come il ruolo della cooperazione, della tecnologia, della formazione e quello dei professionisti impegnati nei paesi a basse risorse, con l’obbiettivo comune di individuare e ridurre le maggiori cause di mortalità infantile, coinvolgendo gli operatori della sanità, le fondazioni, i governi e numerose organizzazioni non governative che realizzano progetti di cooperazione in tutto il mondo.

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