Torture in Argentina, nelle carte del Vaticano la verità su don Reverberi...

Torture in Argentina, nelle carte del Vaticano la verità su don Reverberi parroco di Enzano

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Il Vaticano ha deciso sotto l’impulso di Papa Francesco di dare il via ai lavori di catalogazione e digitalizzazione dei documenti relativi al periodo della Dittatura Militare (1976-1983), conservati negli Archivi della Conferenza Episcopale Argentina, della Segreteria di Stato e della Nunziatura Apostolica a Buenos Aires. A fine lavori la Commissione esecutiva della Conferenza Episcopale Argentina ha “preso atto che tale processo di organizzazione e digitalizzazione, che è stato eseguito in conformità con le decisioni e le indicazioni del Santo Padre e rappresenta il prosieguo di un lavoro già iniziato anni addietro dalla Conferenza Episcopale Argentina, è terminato“.

 

E in quelle carte potrebbero trovarsi anche informazioni importanti su don Franco Reverberi il parroco di 78 anni di Enzano di Sorbolo, ricercato dall’Interpol per crimini che avrebbe commesso in Argentina durante il regime di Jorge Rafael Videla. Sarebbe stato riconosciuto da diversi detenuti dell’epoca come quel prete italiano, a volte vestito con divisa militare, che prendeva parte agli interrogatori dei prigionieri politici a Mendoza. Don Reverberi è pertanto accusato dalla Procura argentina di Mendoza di torture ai danni di prigionieri politici. Ma la richiesta di estradizione è stata rigettata dalla Cassazione perché il reato di tortura non è previsto nel codice penale italiano. La Curia vescovile di Parma continua a “ribadire la totale estraneità ai fatti di don Franco, in quanto non era presente nei luoghi e nei tempi indicati, né ricopriva nel 1976 l’incarico di cappellano militare nella cui veste sarebbe stato incriminato”. E lo ha fatto anche di recente, in seguito all’incursione delle “Iene” di Italia1 ad Enzano.

Ma nelle carte raccolte adesso dal Vaticano potrebbero esserci elementi importanti per fugare ogni ombra di dubbio sulla vicenda che – periodicamente – su spinta dell’avvocato incaricato dall’Argentina, torna alla ribalta delle cronache. Ma per vederle bisogna aspettare ancora.

In base a un protocollo da stabilirsi prossimamente, potranno accedere alla consultazione dei relativi documenti le vittime e i familiari diretti dei “desaparecidos” e detenuti e, nei casi di religiosi o ecclesiastici, anche i loro Superiori maggiori. Si desidera sottolineare che questo lavoro è stato svolto avendo a cuore il servizio alla verità, alla giustizia e alla pace, continuando il dialogo aperto alla cultura dell’incontro“, sottolinea la Commissione esecutiva della Conferenza Episcopale Argentina.

La Commissione è presieduta da José María Arancedo, arcivescovo di Santa Fe de la Vera Cruz, ed è composta dal primo vicepresidente cardinale Mario Aurelio Poli, arcivescovo di Buenos Aires e Primate d’Argentina, dal secondo vicepresidente Mario Antonio Cargnello, arcivescovo di Salta, e dal Segretario Generale, Carlos Humberto Malfa, vescovo di Chascomus. All’incontro per la valutazione sui lavori effettuati hanno inoltre preso parte il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato di Sua Santità, Richard Paul Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati, ed alcuni Officiali della Segreteria di Stato.

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