Zebre Rugby, la stagione vista dall’estremo Padovani in odor d’azzurro

Zebre Rugby, la stagione vista dall’estremo Padovani in odor d’azzurro

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Alle Zebre Rugby quest’anno non mancano le belle sorprese, ma Edoardo Padovani, 23 anni appena, tra queste merita un posto speciale. Causa esigenze di squadra, l’head coach Gianluca Guidi, un maestro di alchimie, lo ha spostato ad estremo e lui ha risposto “presente”. Mettendo in campo ottime prestazioni anche nell’alternanza con Carlo Canna. Un duetto fra i due che sembra nascere da un’intesa perfetta, quasi che il bagaglio d’esperienza da apertura diventi un valore aggiunto nella creazione delle fasi di gioco.

Padovani ti sei rivelato una bella sorpresa anche nel ruolo di estremo, ricoperto inizialmente per esigenze della squadra. Come ti sei trovato in questo ruolo?

“Ho già giocato estremo e mi piace molto. Posso fare un altro playmaker con Carlo (Canna, ndr), però posso e mi piace attaccare altri spazi del campo, quindi mi trovo molto bene in questo ruolo”.

Un’alternanza quella con Canna che in più occasioni, anche se non premiata dal risultato, ha fatto vedere in campo buone cose.

“Rispetto all’anno scorso nella fase d’attacco siamo molto migliorati, perché riusciamo a fare più gioco e ad entrare con i trequarti davanti. Riusciamo a gestire di più le fasi del gioco e questo porta ovviamente buone cose”.

Cercate a volte di guadagnare campo con il calcio a campanile, praticamente mai si vedono invece quei tagli rasoterra che forse consentirebbero di scardinare meglio soprattutto le difese più toste del torneo. 

“Diciamo che il campanile, l’up and under, lo facciamo ovviamente per non regalare la palla all’avversario. Quando siamo in difficoltà optiamo per il lancio lungo ovviamente. Noi usiamo il calcio alto perché un modo per recuperare il pallone”.

Avete messo in campo soprattutto in casa delle buone prestazioni, con maggior fortuna potevate soffrire di vertigini guardando la classifica da più in alto. Ricordo il caso Connacht, l’occasione persa a Newport in una gara assolutamente alla vostra portata e anche l’ultima in casa con i Blues poteva finire diversamente.

“Qua in casa ce la vogliamo giocare con tutti, non vogliamo guardare in faccia nessuno. Vogliamo portare il nostro gioco e cercare di fare di punti, perché noi siamo una squadra che può fare male e adesso dobbiamo dimostrarlo”.

Ma quando andate fuori non riuscite più a mettere in campo questo atteggiamento. E’ un problema mentale, di gioco, vi scoraggiate quando gli avversari prendono il largo come nel 28 a 0 del primo tempo con Munster? Cosa succede?

“Ce lo stiamo chiedendo anche noi in realtà. Ovviamente è un problema mentale. Nei primi venti minuti contro Munster abbiamo subito veramente troppo. Quello è stato un problema di latitudine che non deve succedere però è capitato, ma qui in casa non succede. Dobbiamo lavorare per far si che non accada più”.

Rispetto allo scorso si è notato qualche difficoltà in più nella fase di mischia e anche con le touche, alcune buttate davvero via. 

“Purtroppo succede, noi sappiamo che con il lavoro vengono i risultati. Gli errori ci stanno, bisogna capire cosa e dove si è sbagliato per cercare le soluzioni”.

Adesso ci sono dei rientri da infortunio, quindi nuove soluzioni e una squadra più consistente. E al Lanfranchi arriva Glasgow Warriors, una delle formazioni più forti del torneo, ma voi avete dimostrato che potete dire la vostra anche con questo tipo di avversari.

“Sicuramente. Quest’anno rispetto alla scorsa stagione abbiamo una panchina più profonda, quindi c’è molta più concorrenza in allenamento: tutti spingono al massimo per guadagnarsi il posto. Nessuno ha il posto assicurato, quindi tutti danno il massimo e speriamo che questo dia dei frutti”.

Non dico che quella di sabato con Glasgow sia la partita fondamentale, ma è comunque l’ultima prima delle convocazioni in azzurro della prossima settimana. Con queste prestazioni potresti essere il nuovo estremo della Nazionale?

“Questo non te lo so dire. Come dice bene Gianluca (Guidi, ndr), la Nazionale è una conseguenza. Noi pensiamo soltanto a fare bene con le Zebre, la Nazionale è una conseguenza del lavoro che si fa”.

Padovani è un veneziano determinato che ha scalato rapidamente le posizioni, passando da Mogliano all’Accedemia Ivan Francescato di Parma e quindi alle Zebre. Dove ha saputo partita dopo partita conquistare posizioni, diventando un bel patrimonio a disposizione pure di Conor O’Shea, il ct della Nazionale spesso a Parma per seguire il XV del Nord Ovest, che di sicuro ha il taccuino pieno di appunti su di lui. E la capacità di creare situazioni di gioco più offensive grazie all’alternanza con Carlo Canna offre al tecnico irlandese soluzioni in più da mettere in campo.

Le Zebre Rugby, intanto, anche oggi si sono allenate sul terreno del Lanfranchi, agli ordini dello staff tecnico guidato da Gianluca Guidi, per preparare la sfida di sabato 8 ottobre alle 17 con il forte Glasgow. Le Zebre hanno ripetuto più volte azioni d’attacco e di difesa, provando alcune soluzioni nuove che sembrano mirate a migliorare la fase di gioco alla mano nell’area dei 22 avversari. Venerdì, dopo il lavoro di rifinitura, coach Guidi annuncerà la formazione che dovrà affrontare gli scozzesi dei Glasgow Warriors.

Anche questa gara, purtroppo, non avrà la copertura televisiva, quindi per vederla bisognerà andare allo stadio Lanfranchi.

Ettore Iacono

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