Operata al Maggiore, dopo il calvario finisce in coma. Esposto in Procura

Operata al Maggiore, dopo il calvario finisce in coma. Esposto in Procura

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Operata per un tumore cerebrale alla Neurochirurgia del Maggiore, una donna di 68 anni finisce in coma. E i figli hanno presentato un esposto alla Procura della Repubblica, ritenendo che non siano stati adeguati i controlli post intervento. A raccontare oggi la storia è Gazzetta di Parma. La diagnosi parla di un meningioma, quasi sempre benigno. L’intervento era andato bene, ma pochi giorni dopo la donna – di origine eritrea ma da 12 anni ormai a Parma – è entrata in coma e le sue condizioni restano gravissime. La vicenda risale a un anno fa, quando alla donna, già con problemi di mobilità, viene diagnosticato un meningioma cervicale, da rimuovere subito per evitare la paralisi. L’operazione chirurgica nella Neurochirurgia diretta dal professor Ermanno Giombelli, viene poi effettuata il 16 luglio 2015. Esattamente un anno fa. Va tutto bene in sala operatoria, ma subito dopo l’intervento insorgono cefalea, vomito, sbalzi di pressione che non rispondono alle terapie. Ma la paziente verrà comunque trasferita in Riabilitazione, nonostante, come sostengono i familiari, non stesse in piedi.

Domenica 26 luglio inizia addirittura la perdita di liquor dalla zona cervicale, ma il giorno dopo la paziente viene comunque portata alla riabilitazione in palestra, dove però si sente male. Su insistenza dei figli, mercoledì 29 la donna torna in Neurochirugia, dove viene solo cambiata la terapia farmacologica e la paziente viene trasferita nuovamente in Medicina riabilitativa. Passano poche ore e la sera stessa la 68enne entra in quel coma dal quale fino a oggi non si è più svegliata.

La tac ha individuato un ematoma cerebrale per il quale è necessario un nuovo intervento d’urgenza. ma le brutte sorprese non sono finite: i medici notano ematomi sulla parte destra del corpo e lesioni al femore e alle dita di una mano. Forse a causa di una osteoporosi mai accertata.

La 68enne torna comunque in sala operatoria, dove viene asportata parte della scatola cranica, viene trasferita per un paio di settimane in Rianimazione dove resta in coma farmacologico, prima di far ritorno in Neurochirurgia da dove viene dimessa a settembre. Dal 3 settembre al 10 dicembre viene ricoverata all’ospedale San Sebastiano di Correggio per la riabilitazione e l’11 dicembre, sempre alla Neurochirurgia di Parma, subisce un nuovo intervento per una cranioplastica che serve a ricostruire la parte asportata in precedenza. Le sue condizioni, però, sono pessime, tanto che permane ancora la nutrizione artificiale. Il calvario continua: ad aprile 2016 la 68enne è di nuovo in ospedale per una crisi epilettica, a maggio viene ricoverata per uno shock settico. Da allora non risponde neppure agli stimoli ed è immobile nel suo letto di casa.

Adesso la famiglia, attraverso l’avvocato Silvia Gamberoni, ha presentato un esposto alla Procura della Repubblica per accertare cosa è realmente accaduto in ospedale – oltre alla carenza di assistenza si teme che le lesioni siano dovute a traumi avvenuti durante la degenza – ma ha anche avanzato una richiesta di risarcimento danni all’Azienda ospedaliero-universitaria che in proposito ha già avviato le opportune verifiche.

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