Chaimaa Fatihi, alla Ubik il vero volto dell’Islam

Chaimaa Fatihi, alla Ubik il vero volto dell’Islam

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Io non ho paura di voi. Se malauguratamente doveste arrivare qui, sarò la prima a scendere in campo per salvare la mia patria, i miei concittadini e a dirvi che non avrete mai la nostra terra. Se qualcuno di voi sta cercando già di deviare la mente di qualche giovane, mio coetaneo, per commettere crimini contro l’umanità, sappiate che ce ne sono altri migliaia che sono pronti a riprendersi quella umanità che tenete in ostaggio, per ridarla al mondo intero”.

Così scrive Chaimaa Fatihi, studentessa di giurisprudenza nata in Marocco e cresciuta a Modena, nel suo libro d’esordio “Non ci avrete mai”, edito da Rizzoli e presentato ieri pomeriggio presso la libreria Ubik di Parma. E’ la lettera aperta di una musulmana italiana ai terroristi, come lei stessa la definisce; l’urlo di una 22enne che sul suo profilo facebook pubblica una lettere che ha come destinatari i “maledetti terroristi” e che in poco tempo si diffonde tra i media, per andare poi a costituire parte dello stesso libro.

Una lettera scritta di getto, un atto impulsivo arrivato dopo aver ascoltato le drammatiche vicende che hanno colpito Parigi lo scorso 13 novembre. Già da anni, però, Chaimaa sentiva parlare di conflitti e spargimenti di sangue nel mondo e Parigi è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. “Non è più il momento di stare in silenzio, bisogna far conoscere chi sono i musulmani. I terroristi stanno sfregiando i valori della fede musulmana e dell’intera umanità”. – dichiara l’autrice – “Sono una banda di criminali che non meritano affatto di essere chiamati Isis, perché non sono uno Stato e non hanno niente a che vedere con l’Islam. Dicono di rifarsi ai testi sacri ma quello che sostengono non ha nulla a che fare con i precetti islamici”.

L’incontro è stato moderato da Andrea Casale che ha attivamente stimolato il dibattito. A prendere la parola anche il professor Giancarlo Pavano, dell’asociazione La città ideale, che si è soffermato sull’importanza di introdurre nella scuola dei referenti che, rappresentando sia gli studenti stranieri che i genitori, aiutino lo sviluppo dell’educazione interculturale in una scuola italiana in cui non si va oltre la valutazione scolastica, in cui non si sensibilizza all’interazione. A tal proposito Chaimaa racconta: “Quando avevo quattordici anni sono andata a scuola con una felpa militare, che andava molto di moda, e una professoressa mi ha detto ‘Mi raccomando, non farti esplodere’. Questa frase mi ha lasciato una brutta cicatrice, ho pianto, mi sono addolorata, perché il ruolo dell’insegnante è quello di facilitare il percorso scolastico, non di complicarlo”.

Così ad un certo punto della sua vita Chaimaa dice basta, decide di prendere in mano la penna e raccontare a tutti come una giovane musulmana vive nell’Italia di oggi. Decide di mostrare a tutti che i veri musulmani non sono quelli che si vedono in televisione, quelli che ammazzano e si ammazzano. Si unisce all’Associazione dei Giovani Musulmani nata nel nostro Paese dopo gli attentati dell’11 settembre 2001 e continua a lottare in nome della propria religione. “I media parlano di jihad col significato di guerra santa, con un’accezione criminale, ma è totalmente sbagliato. Io faccio jihad ogni giorno. Jihad significa fare uno sforzo e il mio è quello di far capire cos’è l’Islam, chi sono i musulmani nel quotidiano, e cosa può essere una giovane musulmana in Italia. Noi immigrati di seconda generazione siamo additati come originari di altri Paesi, ma in realtà siamo italiani in tutto e per tutto”.

Alla domanda “sei più italiana o marocchina”, che spesso si sente porre, Chaimaa, infine, risponde: “Non è stato facile capire chi ero e chi potevo essere, ho incontrato molti ostacoli, ma poi mi sono resa conto che non si deve necessariamente scegliere. Io amo l’Italia e amo il Marocco, sono due mondi solo apparentemente diversi e in realtà molto vicini. Se alla parola integrazione togliamo la ‘g’ rimane interazione, ed è questo quello a cui tutti noi dobbiamo puntare”.

Giovanna Triolo

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