Focolaio di morbillo anche a Parma con gravi complicazioni. Regione: al nido...

Focolaio di morbillo anche a Parma con gravi complicazioni. Regione: al nido solo se vaccinati

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Un tempo era una delle malattie tipiche dei bambini, le cosiddette esantematiche, oggi fa paura. Tanto che l’Osservatorio epidemiologico dell’Istituto superiore di sanità tiene un bollettino mensile per controllarne la diffusione. Un focolaio è stato registrato anche a Parma con 17 casi registrati, tra cui 7 operatori sanitari. Ben 11 le persone che hanno dovuto far ricorso al ricovero ospedaliero a causa delle complicazioni.

Dati che hanno subito messo in allarme Sergio Venturi, assessore regionale alle Politiche della salute, il quale ha annunciato che la Regione Emilia-Romagna “non arretrerà di un millimetro sulla vaccinazione obbligatoria per l’iscrizione al nido. La nostra linea ferma è giustificata – ha ribadito Venturi -. E’ una scelta che vogliamo fare per proteggere i più deboli, gli operatori e la comunità”.

L’Osservatorio segnala che “tra novembre 2015 e aprile 2016 si è verificata un’epidemia di morbillo in due Regioni italiane, che ha coinvolto soprattutto la popolazione Rom/Sinti (in Lombardia) e l’ambito nosocomiale (in Emilia Romagna). In totale sono stati segnalati 67 casi, tutti collegati epidemiologicamente e/o virologicamente, di cui 43 casi in tre campi nomadi a Milano, 17 casi a Parma, e sette a Piacenza”.

Il focolaio si è sviluppato a Milano, dove sono stati coinvolti 40 persone di etnia Rom/Sinti e 3 migranti, con un’età media di 4 anni. Ben 42 su 43 non erano vaccinati al momento del contagio.

“Il focolaio si è poi diffuso nelle città di Parma e Piacenza, soprattutto in ambito nosocomiale, dopo il ricovero, a Parma, di un paziente infetto (impiegato nei pressi di uno dei campi Rom coinvolti dal focolaio milanese), e la trasmissione del virus ad alcuni visitatori e operatori sanitari – si legge nella relazione -. In totale, 7 dei 17 casi segnalati a Parma erano operatori sanitari. L’età mediana dei casi di Parma è stata 37 anni (range: 22-49 anni) e nessuno di questi era stato vaccinato contro il morbillo. A Piacenza, il focolaio, originato da un dipendente ospedaliero, ha coinvolto 7 persone, tutte non vaccinate, con un’età mediana di 40 anni (range: 35-68 anni). Oltre al caso indice (dipendente ospedaliero), si sono verificati 4 casi tra operatori sanitari e 2 casi tra i familiari di questi ultimi”.

Tra Lombardia ed Emilia Romagna sono state poi segnalate numerose complicanze, soprattutto tra il personale sanitario. Si sono infatti registrati “9 casi di polmonite (seguita, in 3 casi, da insufficienza respiratoria acuta), 7 casi di diarrea, 5 epatiti, 3 casi di cheratocongiuntivite, 2 casi di otite, 1 pericardite, 1 caso di trombocitopenia e 1 caso di Guillain-Barré. Oltre un terzo dei casi è stato ricoverato”.

Solo nei primi quattro mesi del 2016, inoltre, in Emilia Romagna si sono registrati in tutto 52 casi di morbillo, che pongono la regione al terzo posto in Italia dopo la Lombardia (87) e la Campania (72).

Per debellare il morbillo, dall’Istituto superiore di sanità suggeriscono una copertura vaccinale superiore al 95% delle persone per due dosi di vaccino. “In Lombardia e Emilia Romagna, i livelli di Cv contro il morbillo sono superiori alla media nazionale ma inferiori al target del 95%: nel 2015, la Cv per la prima dose di Mpr entro i due anni di età è stata pari a 89,5% in Lombardia e a 88,3% in Emilia Romagna, mentre la Cv per la seconda dose a 5-6 anni è stata pari al 91% in entrambe le Regioni”. Inoltre, secondo l’Osservatorio “è necessario migliorare le coperture anche in alcuni gruppi specifici come i Rom/Sinti e gli operatori sanitari. È noto che le Cv nella popolazione Rom/Sinti siano basse, e nel focolaio descritto, l’età mediana dei casi è stata pari a 4 anni, che conferma un elevato livello di suscettibilità per morbillo tra i bambini. I casi a Parma e Piacenza indicano la presenza di basse coperture vaccinali per il morbillo tra gli operatori sanitari in queste città”.

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