Concordato Parmacotto, i sindacati: no chiusura Marano ed esuberi

Concordato Parmacotto, i sindacati: no chiusura Marano ed esuberi

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Sindacati sul piede di guerra contro il piano di concordato proposto dalla Parmacotto ai creditori. Misure lacrime e sangue per far fronte ai circa 101 milioni di debiti della società, dei quali l’azienda chiede di pagarne soltanto poco più di 46. Ovviamente se i creditori accetteranno, come pare, la proposta. Per assumere l’impegno, però la Parmacotto ha messo sul tavolo 52 esuberi e la chiusura dello stabilimento di Marano. Oltre a cassa integrazione e a incentivi alla mobilità per 950mila euro.

Sono proprio queste ultime misure, a cominciare dagli esuberi, che non convincono Flai Cgil e Uila Uil, le quali in una nota “giudicano inaccettabili altre pesanti riduzioni di posti di lavoro. Nel corso della crisi il personale ha già subito un forte ridimensionamento per le numerose uscite volontarie. L’organico oggi risulta attestarsi su circa 140 unità”.

Non solo, secondo i sindacati anche “abbandonare lo stabilimento nuovo di Marano è un grave errore”, poiché “ridurre così il perimetro industriale al solo stabilimento di San Vitale Baganza significherà non poter disporre della sufficiente capacità produttiva per rilanciare il marchio Parmacotto (così distintivo del nostro territorio) sia sul mercato italiano ma soprattutto sui mercati esteri, in forte crescita per i prodotti Made in Parma”.

La questione sarà al centro di un incontro, chiesto dai sindacati provinciali e dalla Rsu, con la direzione della Parmacotto. La riunione è fissata per giovedì 19 maggio all’Unione Parmense degli Industriali. Si chiedono lumi sulle prospettive future dell’azienda, ma pare anche piuttosto difficile modificare troppo i paletti dopo l’impegno assunto verso i creditori.

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