Capitan Bortolami lascia il rugby. Ecco le ultime parole da giocatore

Capitan Bortolami lascia il rugby. Ecco le ultime parole da giocatore

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Marco Bortolami - Ultima conferenza stampa da giocatore 7 maggio 2016Marco Bortolami a 35 anni dice addio al rugby giocato. Il ritiro, come annunciato dall’Eco di Parma (leggi), è arrivato in coincidenza dell’ultimo impegno stagionale delle Zebre in Pro12. E non poteva esserci conclusione migliore per il 49 volte “capitano” bianconero: al Lanfranchi vittoria netta sui Dragons, titolo di migliore in campo e storica conquista dell’accesso alla prossima EPCR Champions Cup.

Dopo 16 anni di rugby ad alti livelli dall’esordio con il Petrarca Padova a soli 19 anni fino all’ultima con le Zebre in Pro12. Anni che lo hanno visto protagonista sempre anche nei principali campionati d’Europa: con il Narbonne in Top14, con il Gloucester guidato sino alla Finale di Premiership nel 2007, con gli Aironi prima e con le Zebre dopo. Dopo l’esordio internazionale del giugno 2001 contro la Namibia, a Windhoek, John Kirwan un anno più tardi lo ha chiamato a guidare gli Azzurri sul campo ad Hamilton, contro gli All Blacks, facendolo così diventare il più giovane capitano nella storia di Italrugby.

Centododici caps con l’Italia, trentanove volte come capitano prima di passare il testimone a Sergio Parisse nell’autunno del 2007, ma pronto a tornare nel ruolo in altre due occasioni, nel 2012 a San Juan contro l’Argentina e nel 2014 a Dublino contro l’Irlanda. Nel suo curriculum azzurro anche tre Rugby World Cup (2003, 2007, 2011), cinquantuno presenze nell’RBS 6 Nazioni, terzo italiano di sempre per apparizioni nel Torneo, ed il privilegio di aver capitanato la Nazionale nel giorno della prima vittoria esterna, nel febbraio 2007, ad Edinburgo contro la Scozia.

La Federazione Italiana Rugby per tutto questo e per quello che Marco Bortolami ha dato al rugby italiano, consegnerà al pilone padovano uno speciale premio alla carriera in occasione del test-match contro gli All Blacks del prossimo 12 novembre. Proprio davanti a quella squadra stratosferica che nel 2002 lo vide per la prima volta capitano dell’Italia a soli 22 anni.

Nell’ultima gara della sua carriera, domenica al Lanfranchi, è entrato in campo da solo tenendo per mano la figlia Emma tra la standing ovation degli spettatori e dei giocatori del Newport Dragons che lo attendevano già sul terreno di gioco. Per lui nuovo bagno di applausi sentiti al 76′, quando coach Gianluca Guidi lo ha sostituito per consentirgli di ricevere ancora l’affetto bipartisan del pubblico. Ed è stato proprio il tecnico toscano ad abbracciarlo per primo con grande affetto. Per capitan Marco Bortolami impossibile trattenere le lacrime. Un crescendo di commozione che ha lasciato i suoi strascichi anche in sala stampa per l’ultima conferenza da giocatore di rugby.

Devo ringraziare le Zebre, coach Guidi e tutti gli allenatori dello staff per avermi dato l’opportunità di capitanare la squadra oggi – ha detto Marco Bortolami – ringrazio i compagni per aver dimostrato oggi quanto la voglia di far bene sia vincente in un campo da rugby. Dobbiamo continuare così! Siamo arrivati dalla peggiore partita (Glasgow vs Zebre del 29 aprile scorso, ndr) alla migliore prestazione della stagione. Una gara alla portata ma, tra il dire e fare, c’erano i Dragons: abbiamo dimostrato di essere migliori di loro a 360°“.

Non pensavo di commuovermi così tanto, ma è successo non smetterò mai di ringraziare tutti – ha poi continuato il capitano -. Avrò un’altra sfida nel mondo del rugby come allenatore, sento questo nuovo aspetto professionale come mia passione. Ho riflettuto molto se prendere altre strade; il rugby mi da forza e voglio rimanere a fianco di questi giocatori e mettere al loro servizio questa mia esperienza. Essere padre mi ha aiutato a capire cosa fare nel futuro: insegnare e supportare. Per la giornata di oggi ho chiesto al club solo di avere la possibilità di scendere in campo con mia figlia Emma per mano. Un gesto simbolico: dopo essere stato preso per mano all’inizio della mia carriera, sarò io in questo passaggio a prendere per mano altri: sono felice!

Gli ultimi anni mi hanno fatto capire quanto gli altri siano importanti – ha poi continuato Bortolami -. Ho imparato molto e devo ringraziare tutti, non sono una persona semplice e non do mai nulla di scontato. Ho fatto sempre tutto con il massimo della voglia di migliorare e della determinazione. L’affetto ricevuto nelle ultime 24/48 e gli attestati di stima ricevuti oggi da tanti ex compagni sono stati straordinari: prova di quanto sia giunto a tutti cosa io sia e voglia essere nella vita. Sono molto sereno, era il momento giusto per passare ad altro per accettare sfide ancora più grandi. La persona che più mi ha segnato rugbysticamente é John Kirwan: mi ha insegnato a credere nei miei sogni e fissare grandi obbiettivi futuri: gli sarò sempre grato per la mentalità che mi ha dato. Sono una persone molto positiva e ottimista che cerca sempre la soluzione mettendosi in gioco”.

L’ultima giornata da giocatore di rugby Bortolami l’ha raccontata così: ”Oggi ero molto sereno: la mattinata l’ho passata con mia figlia ma, quando sono arrivato al campo, ho realizzato che ero emozionato. Ciò conferma quanto il rugby sia fatto di valori e verità. Ho ricevuto tanto, sono stato un privilegiato”.

”La mia guida è stata la paura di non realizzare il mio potenziale; per questo mi sono sempre posto una sfida più grande di me con prove superate passo dopo passo: sono stato fortunato, ho avuto anche merito perché ho lavorato duro – ha poi concluso Marco Bortolami, lasciando così un importante testamento ai giovani che si avvicinano al mondo della palla ovale -. Mio padre, ex rugbista, non mi ha mai spinto a giocare ma mi ha fatto respirare il rugby. Non ho mai terminato di migliorarmi, grazie a tutti quelli che hanno condiviso con me il mio percorso. Il futuro del rugby italiano sta nelle Zebre Rugby e nel Benetton Treviso, i tanti giovani devono capire come lavorare per cogliere il meglio dal loro futuro”.

 

A salutare Marco Bortolami, un vero e proprio monumento del rugby italiano, anche il presidente della Federazione Italiana Rugby, Alfredo Gavazzi: “Marco è stato, per il nostro sport, una figura di grande rilievo, dentro e fuori dal campo. Il suo valore, come persona e come atleta, è stato riconosciuto in tutti i Club di cui ha vestito la maglia: nei primi anni della nostra partecipazione al 6 Nazioni è stato uno dei principali ambasciatori del nostro movimento al di là dei confini italiani. Ha sempre dimostrato un profondo attaccamento alla maglia della Nazionale ed una indiscussa professionalità nel proprio approccio al ruolo di giocatore. Lasciare il campo da gioco non è mai un passo semplice, ma sono certo che Marco, qualunque sia il percorso che deciderà di intraprendere, potrà sempre rappresentare per noi un importante valore mettendo al servizio del movimento la sua grande esperienza”.

Il futuro di Marco Bortolami però non sarà affatto lontano dal rugby. Dopo aver frequentato a Roma il corso federale per allenatore, dal prossimo anno sarà nel nuovo staff tecnico del Benetton Treviso dell’head coach Kieran Crowley.

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