Bilanci gonfiati e sgonfiati: sequestro da 730mila euro a una azienda di...

Bilanci gonfiati e sgonfiati: sequestro da 730mila euro a una azienda di prodotti medicali

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Nella giornata di ieri i militari del Nucleo di Polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza di Parma hanno dato esecuzione a un decreto di sequestro preventivo, disposto dal Gip, a carico di una nota società parmense operante nel commercio di prodotti medicali.

La società, interamente posseduta da un soggetto giuridico lussemburghese, ha un assetto proprietario e di governance riconducibile ad un unico nucleo familiare. L’Autorità Giudiziaria ha disposto il sequestro del capitale sociale e dell’intera azienda di commercializzazione di prodotti medicali, nonché di somme di denaro e/o di altri beni nella disponibilità della società e degli indagati fino all’importo di oltre € 730.000, individuato quale profitto del reato.

Il provvedimento  costituisce l’esito di un’attività di indagine, diretta dalla Procura, avviata a seguito di un’attività ispettiva fiscale dell’Agenzia delle Entrate e sviluppata attraverso la disamina delle scritture contabili societarie ed attraverso l’analisi dei bilanci dal 2014 al 2018, anche con l’ausilio di una consulenza tecnica.

Agli amministratori di fatto e di diritto della società vengono addebitate diverse ipotesi di reato di falso in bilancio: attraverso vari artifici contabili, avrebbero occultato le perdite civilistiche maturate nel corso degli anni, esibendo, all’esterno, una situazione economica e patrimoniale di gran lunga migliore di quella reale.

La finalità, tra l’altro, era rappresentare una condizione economica e patrimoniale solida e poter così ottenere l’aggiudicazione di gare d’appalto pubbliche, dalle quali proviene l’80% del fatturato della società.

Sulla base del Codice dei Contratti, infatti, uno dei requisiti speciali per la partecipazione e per l’aggiudicazione di gare ad evidenza pubblica è il possesso della capacità economicofinanziaria, rilevabile, tra l’altro, anche nella dimostrazione di non aver riportato perdite d’esercizio nei bilanci degli ultimi tre anni.

In particolare,  è emerso il reiterato ed artificioso utilizzo di risconti e storni di posizioni debitorie, finalizzato all’eliminazione di costi dal conto economico societario negli anni dal 2014 al 2017, per un totale di circa 5.600.000 euro, ed alla conseguente falsa rappresentazione di una solida situazione patrimoniale e di performance economiche migliori di quelle reali.

Nel 2018, dopo l’avvio degli accertamenti di natura fiscale, venivano invece predisposte una serie di scritture nei conti societari finalizzate a sterilizzare ed emendare le poste contabili artificiosamente alimentate negli anni precedenti, allo scopo, in questo caso, di rappresentare una situazione reddituale peggiore rispetto alla realtà e conseguentemente versare meno imposte.

I reati di falso in bilancio, contestati nel loro complesso a cinque persone fisiche, sono contestati come commessi nell’interesse della società.

A tre persone è stato anche contestato il reato di dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti. In particolare, è emerso che la società controllante lussemburghese fatturava, alla controllata italiana, prestazioni di approvvigionamento (procurement) di prodotti ed apparecchiature medicali per consistenti importi, pur essendo una mera holding di partecipazione priva di personale, di mezzi e di una struttura idonea ad eseguire prestazioni o cessioni a favore di qualunque cliente.

Il socio lussemburghese, nonostante non sia stato rinvenuto alcun contratto di procurement e non fosse pattuita alcuna provvigione (procurement fee), applicava una maggiorazione di prezzo rispetto all’acquisto dei prodotti dai fornitori esteri pur non svolgendo, di fatto, alcuna attività operativa. Le prestazioni di intermediazione commerciale venivano svolte direttamente dal titolare effettivo (beneficial owner) della società lussemburghese, dominus ed amministratore di fatto di entrambe le società.

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