Parma perde 300 imprese in un anno: commercio, edilizia e agricoltura in...

Parma perde 300 imprese in un anno: commercio, edilizia e agricoltura in difficoltà. Ma l’Emilia Romagna non sta meglio…

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In soli tre mesi Parma ha perduto 187 imprese attive sul territorio e di queste ben 117 appartengono al settore artigiano. Sono infatti 40.856 le imprese attive (45.951 quelle iscritte) contro le 41.043 di fine 2016. Le aziende artigiane sono invece scese a quota 12.506 (12.531 quelle iscritte) contro le 12.623 di fine anno.

Questa la fotografia scattata da Movimprese alla fine del primo trimestre 2017 sulle aziende iscritte al registro della Camera di Commercio. Complessivamente, nei primi tre mesi di quest’anno, si sono avute 872 nuove iscrizioni ma anche 1.117 cessazioni che portano quindi al saldo negativo nel periodo di 242 unità.  Per le imprese artigiane, con 299 iscrizioni e 417 cessazioni, si contano ben 118 aziende perdute.

La crisi economica, dunque, non sembra aver allentato del tutto la sua presa soprattutto sulle “piccole”. L’analisi è ancor più eloquente se si considerano i dati già poco positivi al 31 marzo 2016: un anno fa le imprese attive erano 41.149 con le 40.856 di oggi (ben 293 in meno). Più marcata la differenza per gli artigiani che nel primo trimestre 2016 contavano 12.728 aziende attive, ovvero 222 più di oggi.

Per quanto riguarda i singoli settori, agricoltura e allevamento contano 5.953 imprese attive al 31 marzo 2017 contro le 6.062 di un anno fa (-109 unità), l’edilizia ha 7.016 aziende attive rispetto alle 7.147 del primo trimestre 2016 (-131 unità), il commercio ha 8.937 imprese contro le 9.091 di un anno fa (-154 unità).

In lieve calo il manifatturiero (5.161 imprese attive alla fine del primo trimestre contro le 5.179 dello stesso periodo di un anno fa) e le attività immobiliari (2.332 aziende contro le 2.380 del primo trimestre 2016). Piccola crescita, infine, nel settore turistico e della ristorazione, dove si contano 2.681 imprese contro le precedenti 2.648.

I NUMERI DELL’EMILIA ROMAGNA

Il trend di Parma si ritrova anche a livello regionale. Al termine del primo trimestre, le imprese attive in Emilia Romagna subiscono un’accelerazione della flessione (-2.760 unità, -0,7 per cento) rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno, mentre in Italia la base imprenditoriale attiva resta invariata. Diminuiscono le imprese dell’agricoltura (-1.204), delle costruzioni (-1.004) e del commercio (-763). Segnali positivi da alcuni settori dei servizi. Più contenute la crescita delle società di capitale (+1.883), sia la riduzione delle ditte individuali (-2.478), mentre si amplia la flessione delle società di persone (-2.160).

Unioncamere Emilia-Romagna ha elaborato i dati del Registro delle imprese delle Camere di commercio, da cui risultano a fine marzo 457.255, quindi 2.865 (-0,6 per cento) in meno rispetto alla fine del 2016. La riduzione congiunturale rilevata risulta la più ampia riferita al primo trimestre negli ultimi tre anni. Rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno, le iscrizioni (8.746) sono rimaste sostanzialmente invariate al nuovo livello minimo degli ultimi dieci anni. Le cessazioni (11.687) sono invece leggermente aumentate, anche al di sopra dei valori dello stesso trimestre 2015.

Il dato delle imprese attive rende l’effettiva capacità della base imprenditoriale. A fine marzo, le imprese attive erano 405.174, pari a 2.760 in meno (-0,7 per cento) rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno. Il ritmo della flessione tendenziale rilevata accelera lievemente rispetto a quello riferito allo stesso trimestre dello scorso anno (-0,6 per cento), mentre a livello nazionale le imprese attive restano sostanzialmente invariate.

I settori che hanno maggiormente determinato la riduzione delle imprese attive sono l’agricoltura, silvicoltura e pesca (-1.204 unità, -2,0 per cento), le costruzioni (-1.004 unità, -1,5 per cento) e l’insieme del commercio (-763 unità, -0,8 per cento). Segno rosso anche per le attività immobiliari (-470 unità, -1,7 per cento) e il settore manifatturiero (-468 unità, -1,1 per cento). Segnali positivi provengono solo dai settori dei servizi, in primo luogo dall’aggregato del noleggio, delle agenzie di viaggio e dei servizi di supporto alle imprese (+403 unità, +3,6 per cento), quindi dalla crescita dei servizi di alloggio e ristorazione (+283 unità, +1,0 per cento).

Gli andamenti sono nettamente divergenti anche per le tipologie di forma giuridica delle imprese. L’unico sostanziale segno positivo deriva dal forte aumento tendenziale delle società di capitale (+1.883 unità, +2,2 per cento), grazie al sostegno dell’attrattività della normativa sulle società a responsabilità limitata, che invece ha gravato sulla diminuzione di 2.160 unità (-2,6 per cento) delle società di persone, sensibilmente più ampia di quella subita nello stesso trimestre dello scorso anno e la più ampia mai registrata dal 2000 in poi. Sono andate perdute inoltre 2.478 ditte individuali (-1,1 per cento), un po‘ meno che nello stesso trimestre dello scorso anno.

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