Shopping e corsi sportivi, l’Università di Parma licenzia i quattro ‘furbetti del...

Shopping e corsi sportivi, l’Università di Parma licenzia i quattro ‘furbetti del cartellino’. E il pm chiede il processo per truffa allo Stato

1182
0
CONDIVIDI

Ci sono quattro disoccupati in più. L’Università di Parma ha licenziato in tronco i quattro tecnici della facoltà di Medicina finiti, nel dicembre scorso, al centro di un’inchiesta giudiziaria perché dopo aver timbrato il cartellino si allontanavano dal loro posto di lavoro anche per andare a fare corsi di nuoto e di ballo (l’inchiesta). La lettera di licenziamento partita dall’Ufficio procedimenti disciplinari è arrivata nelle mani di M.D., 45 anni, tecnico del Dipartimento di Neuroscienze, S.L., 52, e C.D., 48, del Servizio di fisica, e M.D., 51 anni, dell’Istituto di Patologia generale.

I quattro tecnici sono finiti nei guai in seguito all’indagine della Guardia di Finanza che ha monitorato i loro spostamenti tra gennaio e novembre 2015 e li ha poi denunciati alla Procura della Repubblica, riscontrando oltre 100 uscite indebite corrispondenti ad almeno 200 ore di lavoro. Il tutto, secondo l’accusa, senza che i quattro avessero strisciato in badge in uscita. Quindi a spese dell’Università.

Quasi sicuramente i quattro tecnici procederanno adesso all’impugnazione del licenziamento che li potrebbe portare davanti al giudice del lavoro nel tentativo di far annullare il provvedimento emesso in base a quella che è nota come la “legge Brunetta”. Ma di certo i quattro attualmente ex tecnici della facoltà di Medicina di giudici ne dovranno vedere ben altri. Quelli della sezione penale.

Il pm Paola Dal Monte ha infatti chiesto per loro il rinvio a giudizio con l’accusa di truffa aggravata ai danni dello Stato. Secondo i verbali dei pedinamenti fatti dagli uomini della Finanza, ad esempio – come riporta oggi Gazetta di Parma – S.L., 52 anni, tecnico del Servizio di Fisica sanitaria, avrebbe lasciato il posto di lavoro per 47 ore, generando così un danno di oltre 685 euro all’Università che paga lo stipendio. Il 21 gennaio 2015, addirittura, sarebbe stata seguita prima al bar, poi al centro commerciale Panorama e quindi in una palestra di via Rapallo. Ma non mancava neppure lo shopping in centro. Il 2 febbraio, addirittura, lascia il lavoro per andare in un maneggio di Lesignano Bagni.

Cattive abitudini evidentemente contagiose, perché il collega d’ufficio C.D., 48 anni, si sarebbe allontanato dal lavoro per complessive 39 ore, durante le quali sarebbe stato seguito mentre faceva shopping in centro o in un vivaio di Lemignano di Collecchio. M.D., 51 anni, tecnico di Patologia generale, invece, al lavoro avrebbe preferito la palestra Joker di via Zarotto, ma anche la piscina Ferrari. Ben 45 le ore trascorse fuori dalla facoltà di Medicina, per un danno di oltre 577 euro.

M.D., 45 anni, tecnico del dipartimento di Neuroscienze, avrebbe lasciato il posto di lavoro solo per 15 ore, provocando un danno di 130 euro, tra febbraio e ottobre 2015. Per la donna solo uscite per andare in panetteria o a visitare la madre malata.

I legali difensori intanto affilano le armi. Perché in Italia c’è sempre una spiegazione per tutto e spesso anche tante giustificazioni. Ma in attesa del procedimento penale, gli avvocati stanno intanto studiando le carte per cercare di far annullare il provvedimento che oggi appare decisamente più pesante: il licenziamento.

Nessun commetno

Lascia una risposta: