Alfieri: vi spiego i “finti” debiti del Comune di Parma. Secca replica...

Alfieri: vi spiego i “finti” debiti del Comune di Parma. Secca replica di EffettoParma

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I bilanci – nonostante la matematica non è mai discutibile – hanno il pregio di poter essere scritti e letti più o meno come si vuole. Tanto va bene lo stesso. Nel 2012, all’arrivo dell’amministrazione di Federico Pizzarotti, si è detto che il Comune rischiava la bancarotta per un debito ereditato dalle precedenti gestioni, con il quale aveva fatto i conti anche il commissario Mario Ciclosi che, inevitabilmente, aveva portato le tasse al massimo. E così sono rimaste per qualche tempo.

Adesso però spunta una nuova versione di quei conti e soprattutto c’è un “tesoretto” da spendere. Che agli avversari di Pizzarotti sembra più frutto di “tattica” in vista delle prossime elezioni, piuttosto che di “miracolo”. Tra questi il primo ad alzare il tiro è il candidato sindaco Luigi Alfieri, a capo di un movimento civico nato da “Parma non ha paura” e che ha ribadito l’impegno a correre da solo, in ambito civico, lontano ed equidistante dai partiti.

Ecco la riflessione di Luigi Alfieri:

Parma, 26/11/2016: Luigi Alfieri.
Luigi Alfieri

Alla fine ha tolto la maschera. Per 5 anni Pizzarotti ha detto che Parma, a causa di 800 milioni di euro di debiti, doveva subire tutte le tasse e le tariffe al top, che si doveva risparmiare su tutto. Che gli appalti andavano fatti al massimo ribasso. Ha lasciato seccare le fontane, ha lasciato che i parchi fossero in preda al degrado, che le erbacce crescessero sui monumenti, che le multe si moltiplicassero, che la qualità dei servizi scemasse. Non ha investito sulla sicurezza e nella lotta al degrado. Poi, pochi giorni, fa la scoperta: i soldi ci sono. L’assessore al bilancio Ferretti in un’intervista ha dichiarato: “faremo investimenti per 138 milioni di euro nei prossimi tre anni”. Ieri il sindaco sulla Gazzetta gli ha dato manforte. “Nel 2017 investiremo 48 milioni”.

In questi cinque anni di cinghia tirata, il comune ha ammucchiato un bel tesoretto da spendere nell’anno delle elezioni. Come succedeva ai tempi di Cirino Pomicino e Rino Formica. Si vota? E noi tagliamo nastri. Fantastico, questo significa riportare l’orologio ai bei tempi di una Parma gloriosa. Il commento di Ferretti? “Un rilancio che parla di servizi e non di tasse”. Appunto, nelle comparsate mediatiche di questi giorni gli amministratori non parlano mai di tasse. E nel caso non affiancano mai la parola riduzione alla parola “tributi” o alla parola “tariffe”. Magari ci faranno una bella sorpresa durante la presentazione in consiglio comunale e ci stupiranno con effetti speciali.

Quello che sorprende più di tutto in questa continua serie di glorificazioni del bilancio 2017, è una dichiarazione del professor Ferretti: “questo è il primo bilancio senza rischi di default”. Ma davvero? Abbiamo provato a verificare. La frase è quanto meno azzardata. Forse è il caso di fare un po’ di storia del debito del Comune, del debito delle partecipate e del debito consolidato, che sono tre cose diverse. In pratica le tre carte. E’ opportuno perché questa amministrazione ha tenuto puntata sui cittadini la pistola degli 800 milioni di debito, che, si badi bene, non è il debito del Comune, ma il debito del comune (basso) più il debito delle partecipate (molto alto).

Frugando tra antichi documenti, abbiamo trovato una nota a commento della relazione commissariale stesa dal dottor Gino Capelli, già assessore al bilancio degli allora 5 stelle, stesa il 9 ottobre 2012. Vi si legge: “Chi parla di dissesto del comune di Parma parla a sproposito in modo irresponsabile”. Poi aggiunge: “L’attuale equilibrio di bilancio è di fatto conseguente all’attività del Commissario”, ossia il prefetto Ciclosi. Quindi, per l’ex assessore di Pizzarotti il Comune non rischiava il default neppure nel più nero degli anni grillini: il 2012. Figuriamoci negli anni successivi.

Ma non finisce qui. Capelli aggiunge: “E’ un dato di comune esperienza che il debito di un qualsiasi soggetto debba essere valutato alla luce del suo patrimonio e della sostenibilità del debito rispetto alla propria condizione patrimoniale e finanziaria”. Quindi spiega l’ex assessore, se vuoi conoscere il patrimonio netto del gruppo comune devi sottrarre il passivo all’attivo. Ebbene, come si legge nella relazione, sottraendo al patrimonio delle partecipate i loro debiti (607 milioni dice) resta un patrimonio netto di 112 milioni. “Se siamo una famiglia e abbiamo contratto un mutuo per acquistare un’abitazione, a fronte del debito contratto con il mutuo ho il valore dell’immobile… Pertanto, se vogliamo vedere l’effettiva situazione patrimoniale della famiglia, dobbiamo fare riferimento non solo al debito, ma anche all’attivo costituito dall’abitazione”. Aveva ragione Capelli a dire questo, se è vero che il Comune oggi naviga in buone acque; come dice Pizzarotti. Ma non perché sia stato fatto un miracolo. Ma perché su quegli 800 milioni totali e quei seicento delle partecipate si poteva lavorare e andare in fretta a una riduzione. Per non parlare del debito del Comune che non è mai stato grave. Se per lungo tempo l’amministrazione non ha potuto saldare i suoi debiti verso i fornitori ciò non era dovuto alla mancanza di soldi ma ai meccanismi del patto di stabilità. Appena il governo ha varato lo “sblocca debiti”, i creditori sono stati soddisfatti senza problemi.

Il Comune di Parma non era a rischio default. Il vero problema era il debito delle partecipate. E qui qui la partita è stata vinta in tre mosse: il Comune ha venduto una delle società più indebitate, Stu Pasubio, con tutti i suoi passivi (il sindaco è indagato per questa operazione), che son scomparsi dal debito. Poi ha fatto fallire Spip, e qui se ne è andata un’altra fetta immensa di debito, con buona pace dei poveri creditori della società. Poi ha “venduto” (in realtà si tratta di operazione ben più complessa di una vendita) azioni Iren di sua proprietà per pagare i debiti di STT. E così oggi si può dire che il debito delle partecipate è passato da 573 milioni di euro a 343. Ma non parliamo di miracolo.

Allora viene spontanea la domanda finale: perché in parallelo non sono diminuite le tasse o aumentati barra migliorati i servizi? Il sospetto è questo: bisognava essere pronti ad affrontare le elezioni 2017, tagliando nastri a volontà e rilasciando interviste.

Luigi Alfieri
Candidato sindaco
Parma non ha paura

Tutto qui? neancxhe per idea. Non si è fatta attendere la risposta piccata di EffettoParma, il gruppo di maggioranza che sostiene il sindaco Federico Pizzarotti dopo la fuoriuscita collettiva dal Movimento 5 Stelle. Ed è il capogruppo Marco Bosi a prendere carta e penna per ribattere colpo su colpo, attribuendo a Luigi Alfieri un “goffo pasticcio contabile”.

marco-bosi

Ecco la risposta di EffettoParma:

C’è chi si lavora ogni giorno a testa bassa per la propria città e chi si limita alla propaganda da campagna elettorale. È tutta qui la differenza tra l’Amministrazione Pizzarotti e il populismo del candidato autoproclamato Luigi Alfieri. Ieri infatti il candidato ha tentato di avventurarsi sul tema del bilancio, ma ha fatto subito il tonfo con un goffo pasticcio contabile. Alfieri si è infatti prodigato in una più che fantasiosa ricostruzione dei fatti nel maldestro tentativo di negare un risultato innegabile e ormai riconosciuto da tutti: il risanamento del bilancio comunale. Dalle due l’una: o Alfieri non ha idea di come sia strutturato un bilancio comunale, oppure volutamente mente ai cittadini per qualche voto in più, in perfetto stile vecchia politica. Lasciamo decidere ai cittadini cosa sia peggio.

Alfieri nella sua ricostruzione arriva a sostenere che non fossimo sull’orlo del default. Dimentica che non fu Pizzarotti a paventare quel rischio, bensì il Commissario Ciclosi, i revisori dei conti, il Candidato PD Bernazzoli e poi tutte le opposizioni unite che chiesero la procedura di pre-dissesto. Fu allora che l’Assessore al Bilancio Capelli disse che non eravamo ancora in default ed eravamo convinti che grazie ad una seria politica di efficientamento saremmo riusciti a scongiurare quella sciagura. I risparmi sono arrivati da diversi capitoli di spesa, a cominciare dal costo dei dirigenti che è stato dimezzato. Alfieri inoltre parla di servizi come quello della cura dei parchi, ma forse è ignaro che quelle spese erano state scaricate su Parma Infrastrutture: una società che perdeva 16 Milioni all’anno e nessuna banca voleva finanziare. E che dire delle famigerate fontane? Al nostro arrivo abbiamo trovato 2 anni di bollette dell’acqua non pagate. La nostra responsabilità e la nostra etica ci ha imposto di interrompere questa vergognosa pratica di scaricare sulle Amministrazioni successive i costi delle cose fatte.
Ciò che dispiace però è notare la bassezza del livello delle priorità di Alfieri. Forse non ha ben presente il contesto sociale in cui oggi tutte le Amministrazioni sono costrette ad operare: famiglie alla ricerca di un tetto sotto cui vivere, un aiuto per pagare le bollette, un sostegno per i familiari anziani. Proprio le fasce più disagiate sono sempre state in cima alla nostra agenda. Ciò è dimostrato dal fatto che non un solo euro è stato tolto dal welfare, non un solo servizio sociale è stato ridotto. E ringrazio i Sindacati per averlo riconosciuto anche relativamente a questo bilancio.
Infine Alfieri parla di tesoretto mischiando i numeri del piano triennale delle opere pubbliche. Forse Alfieri è ignaro del fatto che le opere pubbliche non si finanziano con le tasse, ma con le entrate in conto capitale (come gli oneri di urbanizzazione o le alienazioni). Pensa veramente che se avessimo guardato al consenso avremmo tirato tanto la cinghia per lasciare un tesoretto a chi verrà? Perché Alfieri forse ignora anche il fatto che quella previsione di investimenti ricadrà quasi interamente oltre le elezioni, non aiutando in alcun modo una ipotetica candidatura di Pizzarotti. Ciò che invece non è ipotetico è il pressapochismo con cui Alfieri vorrebbe amministrare la nostra città. I parmigiani però ricordano bene com’è finita quando si è gestito il bilancio con faciloneria, dubito che abbiano nostalgia di quel tempo.
Marco Bosi
Capogruppo Effetto Parma

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