Vendita Stu Pasubio, indagati il sindaco Pizzarotti e il commissario Ciclosi

Vendita Stu Pasubio, indagati il sindaco Pizzarotti e il commissario Ciclosi

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Il commissario Mario Ciclosi che ha guidato il Comune di Parma dal novembre 2011 al maggio 2012 e il sindaco Federico Pizzarotti indagati per turbata libertà di scelta del contraente. Un’inchiesta avviata nel 2012 dal pm Paola Dal Monte e condotta dalla Guardia di Finanza che non avrebbe ancora portato all’emissione degli avvisi di garanzia. A riportarlo oggi è Gazzetta di Parma.

La vicenda finita sotto i riflettori della Procura della Repubblica è quella della cessione alla reggiana Remilia – società legata alla Unieco e al mondo delle coop – della quota pubblica, ovvero il 52%, della Stu Pasubio. La cessione decisa dal commissario Ciclosi è stata poi portata a termine, dopo due aste andate deserte, dal sindaco Pizzarotti nell’ottobre 2012. Un’operazione che ha portato nelle casse comunali appena 181mila euro, ma che ha alleggerito in un sol colpo il pesante debito comunale di oltre 44,6 milioni di euro.

Un’operazione che non aveva convinto le opposizioni – tanto che nessuna votò a favore della cessione della società creata ad hoc per la riqualificazione della zona di via Pasubio. Secondo l’accusa (sul caso c’è stato anche un esposto alla Corte dei Conti), il bando sarebbe stato preparato apposta per la Remilia che in effetti è stata poi l’unica partecipante dopo due aste andate deserte. Ecco perché la turbata libertà di scelta del contraente. Alla società reggiana, inoltre, per convincerla a procedere all’acquisto sarebbero state fatte alcune promesse durante la gestione Ciclosi. La responsabilità di Pizzarotti, invece, sarebbe soltanto quella di aver proseguito l’iter nel solco tracciato da ciclosi, mantenendo in essere il bando e concludendo la vendita appena quattro mesi dopo la sua elezione. Togliendo subito dalle casse comunali e quindi dalle tasche dei cittadini quel debito di oltre 44,6 milioni di euro.

Nel registro degli indagati potrebbero esserci anche altri nomi, ma su tutto c’è ancora il massimo riserbo. Non sono stati inviati neppure avvisi di garanzia perché gli inquirenti non hanno ancora compiuto azioni per le quali è richiesta la presenza dell’avvocato difensore.

2 COMMENTI

  1. Un’operazione impropria che Pizzarotti poteva fermare

    Quattro anni fa, a meno di un mese dal suo insediamento, avevamo messo in guardia il neosindaco Pizzarotti dall’affaire della vendita della STU Pasubio, un atto pieno di ombre lasciato in eredità dal commissario Ciclosi, per il quale risultano oggi entrambi indagati. Ricostruiamo la vicenda. Con un tempismo già di per sé sospetto, il 21 maggio 2012, il giorno dopo il ballottaggio che aveva decretato la vittoria di Pizzarotti, il commissario Ciclosi adotta una delibera che dà il via alla procedura di vendita della quota di STU Pasubio detenuta dal Comune. Passano due giorni e STU Pasubio pubblica, per conto del Comune, un bando per l’acquisto della partecipazione societaria con un termine di soli 10 giorni.

    Costo dell’acquisizione: 381.000 euro di cui € 181.000 per la quota societaria e € 200.000 a copertura di non meglio definite spese di consulenza per la definizione della trattativa e dell’accordo di vendita.

    A questo valore irrisorio, valutato non si sa in quale modo, si aggiunge una clausola capestro: al Comune verrebbero restituiti € 3.800.000 in precedenza versati a STU Pasubio a condizione che entro il 31 marzo 2013 il Consiglio comunale approvi una variante urbanistica finalizzata ad incrementare gli usi privati e le superfici a destinazione commerciale (variante che con successive proroghe e modifiche è stata poi di fatto approvata da questa maggioranza).

    Al bando risponde un solo soggetto, il raggruppamento di imprese che opera già nei lavori di trasformazione dell’area. L’affare appare chiuso. Si dirà: tutta colpa di Ciclosi. Ma non è così. Il bando prevede infatti che l’accordo di vendita sia sottoscritto dalle parti entro il 27 giugno pena la sua decadenza. Pizzarotti avrebbe quindi tutta la possibilità di fare saltare un’operazione che come minimo appare impropria nella stima dei valori, nei modi e nei tempi.

    Su questo interveniamo pubblicamente il 19 giugno 2012 ponendo al Sindaco una serie di questioni che avrebbero dovuto metterlo sull’avviso: i 181.000,00 euro di corrispettivo sono un valore congruo per le quote di capitale cedute? sono state fatte delle stime? è’ congruo un importo di € 200.000,00 per una consulenza che di fatto ha prodotto solo un accordo e un bando che potevano essere redatti dagli uffici comunali? è corretto che sia la società STU Pasubio ad occuparsi del bando di cessione di quote societarie di proprietà del Comune? la durata del bando corrisponde ai requisiti minimi per garantire evidenza pubblica?

    Avviso e domande che restano inascoltate. L’atto viene sottoscritto e la vendita va infine in porto. L’indagine della Procura dimostra che quei dubbi che avevamo sollevato per tempo avevano un fondamento e che si sarebbe dovuto, come minimo, sospendere e rivalutare l’operazione di vendita. Cosa che non fu fatta. Anzi per anni il Sindaco si è intestato questa opaca operazione nel mirabolante conteggio della riduzione del debito, salvo oggi attribuirne la responsabilità a Ciclosi. Un gioco a cui da tempo ci ha abituati.

    Attendiamo ora gli esiti delle indagini della magistratura. Certo è che c’è poco da vantarsi quando la riduzione del debito è stata in gran parte fatta con il fallimento della SPIP e con un’operazione dai profili di dubbia legalità, che potrebbe rivelarsi più un danno che un beneficio per il Comune.

    Nicola Dall’Olio
    Capogruppo PD Consiglio comunale di Parma

  2. Pizzarotti scarica le colpe sugli altri

    C’è da sperare che l’ipotesi di reato decada al più presto, in caso contrario il rischio che si torni al commissariamento è evidente perché, a questo punto signor Sindaco sarà costretto a dimettersi per coerenza con quanto ha sempre affermato e per coerenza con la sua posizione.
    Pizzarotti scarica la colpa su altri, come sempre, stavolta su Ciclosi e sui tecnici ma anche sulla Procura. Le notizia di stampa fanno riferimento al certificato carichi pendenti in cui sarebbe già stato segnalato il caso Stu Pasubio, perché Pizzarotti non lo pubblica? Sapremo così finalmente in quante indagini è iscritto il suo nome. Poi accusa Grillo di un’espulsione senza motivo quando Pizzarotti è il primo a essere poco trasparente per non dire peggio.

    L’Amministrazione, all’epoca a 5 Stelle, ha puntato a ridurre il debito senza pensare a creare un futuro per questa città. Quel denaro evidentemente non è stato speso male, lo dimostra lo stesso Pizzarotti che ha utilizzato a fondo il comparto Stu Pasubio, anche per le start-up e il Wopa progetti a lui tanto cari.

    Se l’idea del commissario Ciclosi era sbagliata Pizzarotti doveva intervenire, non può ora dire che era una procedura già avviata e non poteva fare nulla perché, come Sindaco, ha il potere di rivedere la situazione. O sarà forse come il caso legionella in cui dice di non avere poteri e nasconde di essere l’autorità in materia di salute pubblica designata per legge?

    Pizzarotti afferma “Ho diminuito il debito ma sono indagato”. Dipende sempre da come si fanno le cose, il fine non giustifica i mezzi perché di mezzo, specie nell’Amministrazione Pubblica, c’è la legge.

    Giuseppe Pellacini
    Capogruppo Consiglio Comunale
    Unione di Centro

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