Aereoporto Verdi: il futuro si chiama cassa integrazione

Aereoporto Verdi: il futuro si chiama cassa integrazione

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verdi-aQual’è lo stato di salute del Verdi? Difficile rispondere visto che i segnali sono ambivalenti: da un lato l’annuncio dei cargo, dall’altro la cancellazione del Parma- Londra e cosa ancora più sospetta, la cassa integrazione annunciata per i dipendenti.

Una questione anticipata da Rosso Parma. Da quel che è dato sapere si punterebbe anche a forme di part-time fino a marzo. L’urgenza sarebbe dettata dalla scarsa liquidità della Sogeap, qualcuno parla di fondi disponibili massimo fino alla fine anno.

“Dal punto di vista degli investimenti c’è questa promessa di rilancio della scalo, ma sulla gestione non è cambiato nulla dall’anno scorso – commenta a Repubblica Parma, Paolo Chiacchio segretario generale Filt Cgil – la situazione ancora precaria, manca liquidità e il servizio è più ridotto di prima”.

La cassa integrazione sarebbe motivata, tra gli altri aspetti, dal fatto che – sottolineano le parti sociali – con il piano di rilancio potrebbero venire meno alcuni voli – tra sospensioni, e possibili cancellazioni – e l’aeroporto penserebbe quindi di ridurre le ore di apertura dello scalo: un tentativo di recuperare sui costi. Riducendo le ore di apertura – valutano sempre i sindacati – lo scalo necessiterebbe di meno personale.

“Il piano industriale è molto generico – riprende Chiacchio – e alla luce della riduzione dei voli commerciali siamo molto preoccupati per quello che può essere l’attività dello scalo da qui a quando si dovessero concretizzare gli auspicati effetti positivi delle attività business e cargo delle quali il gestore dello scalo ha deciso di declinare l’attività dell’aeroporto”. Di certo desta qualche preoccupazione lo sfasamento tra rutilanti conferenze stampa, cancellazione di voli sempre pieni e silenzio e velocità con i quali si cerca di tagliare il personale dello scalo.

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