Fallimento Parma Fc, perito del tribunale “assolve” Ghirardi

Fallimento Parma Fc, perito del tribunale “assolve” Ghirardi

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PARMA, ITALY - FEBRUARY 23:  Parma FC President Tommaso Ghirardi talks to the media during a press conference to officially annouce the partnership between Parma FC and Jangsu Sainty FC at Stadio Ennio Tardini on February 23, 2012 in Parma, Italy.  (Photo by Valerio Pennicino/Getty Images)

Tommaso Ghirardi e soci non hanno proprio tutte le responsabilità del fallimento del Parma Fc. La società di calcio sarebbe stata definitivamente in default nel novembre 2014 e non dal 2013 come considerato finora. Perché fino a quel momento la società Eventi Sportivi in qualche modo si era fatta carico delle perdite. A metterlo nero su bianco in una relazione di 130 pagine ancora non definitiva, il professor Renato Santini, decente di Economia all’Università di Bologna, incaricato dal Tribunale delle Imprese di Bologna che deve decidere sulla richiesta di sequestro preventivo dei beni di Ghirardi e di altri soci del Parma Fc, chiesto dai curatori fallimentari.

Una versione, quella del professore bolognese, che spiazza un po’ tutti, tifosi compresi. Ma soprattutto i curatori fallimentari della società, Andrea Anedda e Alberto Guiotto, dei quali  “non appare condivisibile la visione espressa”. E perché? Perché si sarebbero basati soltanto sull’analisi dei bilanci ex post, senza tenere conto delle strategie della società ex ante per cercare di superare la situazione contabile negativa. “Come si è visto – scrive il consulente del tribunale – un eventuale giudizio di incapienza delle coperture finanziarie del socio può essere certamente rilevato in un’ottica ex-post, ma assai più difficile è rilevarlo ex-ante tenendo conto della prospettiva ora per allora”. Come dire, prima di affondare con il fallimento della primavera 2015, la società ce l’aveva messa tutta per andare avanti.

Un primo sospiro di sollievo per Ghirardi, Pietro Leonardi, Susanna Ghirardi, Arturo Balestrieri, Silvia Serena, Roberto Giuli, Giuseppe Scalia, Roberto Bonzi, Andrea Zaglio, Ottavio Martini, Mario Bastianon, Francesco Sorlini, Maurizio Magri, Osvaldo Francesco, Maria Riccobene, Giovanni Schinelli, Alberto Volpi e Alberto Rossi, tutti chiamati in causa dai curatori.

Secondo i curatori fallimentari Andrea Anedda e Alberto Guiotto, invece, il crac sarebbe già stato conclamato con la chiusura del bilancio al 30 giugno 2013. Non credono infatti alla veridicità della cessione del marchio e al contratto di sponsorizzazione alla Parma Brand, perché considerata un’operazione all’interno del gruppo giusto per creare utili poste di bilancio. Ma secondo Santini – che comunque ritiene l’operazione sospetta per la tempistica con la quale è stata realizzata – la cessione sarebbe avvenuta “ad un valore congruo, mentre gli elementi a supporto di una immediata rettifica del credito verso Parma Brand paiono deboli e difficilmente condivisibili”.

Uno a zero per Ghirardi e soci. Ma non è tutto. Perché in effetti la storia delle plusvalenze create con alcune operazioni su costi del vivaio e stipendi dei calciatori anche per Santini sono “finanza creativa”, ma non sarebbero comunque tali “da compromettere il patrimonio aziendale”.

Di chi sono quindi le colpe? Beh, ancora difficile dirlo. Ma di certo se per arrivare al vero default della società Parma Fc bisogna spostare in avanti le lancette dell’orologio, ovvero dal giugno 2013 al novembre 2014, la situazione cambia molto. Già perché le responsabilità dei soci si limiterebbero a circa un mese, perché poi è subentrato il gruppo petrolifero albanese Taci, con il quale ha collaborato soltanto Pietro Leonardi. Un periodo in cui, secondo il professore bolognese, il danno prodotto potrebbe ammontare a non più di 4 milioni circa. Ma è anche vero che chi conosceva la situazione finanziaria del club, avrebbe pure dovuto mettere in preventivo che il nuovo socio, Taci, poteva non riuscire a farsi carico del pesante passivo.

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