Prezzi al consumo, a Parma gli aumenti più alti d’Italia

Prezzi al consumo, a Parma gli aumenti più alti d’Italia

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A Parma e a Livorno i prezzi aumentano più che in tutto il resto d’Italia: +0,6% a luglio. Lo conferma l’Istat prendendo in esame le città con più di 150.000 abitanti che non sono capoluoghi di regione. Nel mese di giugno le due province erano sempre al top, ma Parma aveva registrare un +0,4% e Livorno un +0,5%. A luglio 2016, i prezzi crescono anche a Verona (+0,5%, era -0,4% il mese precedente). Diverse, soprattutto al Sud, le città in deflazione, ovvero con una diminuzione dei prezzi al consumo. Sedici in tutto, rispetto alle 14 segnalate a giugno. Milano registra la flessione più ampia (-0,6%, rispetto al -1% di giugno), Ancona, Bari e Potenza (-0,5%), Palermo e Reggio Calabria (-0,4%). Prezzi fermi su base annua, invece, a Brescia, Modena e Reggio Emilia.

Più in generale a luglio 2016, l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, registra un aumento dello 0,2% su base mensile e una diminuzione dello 0,1% su base annua (era -0,4% a giugno), così come risultava dalla stima preliminare. Il ridimensionamento della flessione su base annua dell’indice generale è principalmente dovuto all’accelerazione della crescita dei prezzi degli Alimentari non lavorati (+1,5%, da +0,7% di giugno), dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+0,8% da +0,4%) e dei Servizi relativi ai trasporti (+0,7%, da +0,2%); inoltre, si riduce il calo dei prezzi degli Energetici regolamentati (-5,9% da -6,8%).

Il persistere della diminuzione dei prezzi dei Beni energetici (-7,0% rispetto a luglio 2015), sebbene meno ampia di quella registrata a giugno (-7,5%), continua a spiegare la seppur contenuta flessione tendenziale dei prezzi al consumo a luglio. Al netto di questi beni l’inflazione risulta positiva e accelera rispetto a giugno (+0,6%, da +0,4%). Anche al netto degli alimentari non lavorati e dei beni energetici l'”inflazione di fondo”, accelera e si porta a +0,6% (da +0,5% di giugno). L’inflazione acquisita per il 2016 è pari a -0,1% (era -0,2% a giugno).

L’aumento dell’indice generale dei prezzi al consumo rispetto a giugno è dovuto principalmente a fattori stagionali che determinano la crescita congiunturale dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (+2,5%) e dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+0,7%). I prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona diminuiscono dello 0,7% su base mensile e aumentano dello 0,4% su base annua (da +0,2% di giugno).

I prezzi dei prodotti ad alta frequenza di acquisto diminuiscono dello 0,4% in termini congiunturali e registrano, in termini tendenziali, una flessione pari a -0,1% (era -0,2% a giugno). L’indice dei prezzi al consumo armonizzato (IPCA) diminuisce dell’1,9% su base mensile – principalmente a causa dei saldi estivi di cui il NIC non tiene conto – e (come a giugno) dello 0,2% su base annua (la stima preliminare era -0,1%).

L’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI), al netto dei tabacchi, aumenta dello 0,1% su base mensile e diminuisce dello 0,1% nei confronti di luglio 2015.

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