Senegalese manda 4 carabinieri all’ospedale e scardina porte blindate delle camere di...

Senegalese manda 4 carabinieri all’ospedale e scardina porte blindate delle camere di sicurezza

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Ferisce quattro carabinieri uno dei quali ne avrà per almeno sei mesi, spacca un computer, sdradica una scrivania inchiodata per terra, scardina due porte blindate di altrettante camere di sicurezza, servono una decina di militari per riuscire a farlo entrare in tribunale, dove rifiuta ancora di rivelare il suo nome. Protagonista un energumeno di nazionalità senegalese, fermato dai carabinieri di via delle Fonderie mentre dava fastidio ai clienti di un locale pubblico di piazza Ghiaia. Mai i militari si sarebbero aspettati di trovarsi di fronte una “furia della natura” che non trattiene la violenza davanti a nulla.

Privo di documenti, non conosce una sola parola di italiano, l’uomo, appena arrivato in via delle Fonderie, ha ingaggiato una lotta corpo a corpo con i quattro carabinieri che cercavano di calmarlo, uno dei quali ha riportato addirittura la lussazione di una spalla con una prognosi di 6 mesi salvo complicazioni. Nella lotta il senegalese ha anche distrutto il computer che era su una scrivania di quelle bloccate al pavimento, che è stata letteralmente sdradicata dal suolo. I carabinieri hanno tirato un sospiro di sollievo quando sono riusciti a rinchiudere lo straniero in camera di sicurezza, ma non sapevano ancora che non era affatto finita. A spallate e calci, infatti, il senegalese è riuscito a scardinare la porta blindata della prima cella. E quando lo hanno trasferito nella seconda… è riuscito a fare la stessa cosa.

Per portarlo in tribunale, dove è stato rinchiuso nella gabbia degli imputati, ci sono voluti una decina di militari. Durante l’udienza, l’uomo ha continuato a non rivelare il suo nome e l’avvocato d’ufficio ha chiesto i termini a difesa, concessi dal giudice che ha rinviato il processo per direttissima al 27 giugno. Ma, vista la situazione, ha anche disposto il trasferimento in carcere del senegalese in attesa del processo che lo vede imputato per danneggiamento, lesioni e resistenza a pubblico ufficiale.

1 COMMENTO

  1. L’incredibile episodio dell’arresto del senegalese (o almeno si pensa sia tale) di ieri notte punta i riflettori su alcuni, seri, problemi che investono le nostre Forze dell’Ordine nell’esercizio delle loro funzioni.

    Innanzi tutto non è accettabile il fatto che le strutture di cui dispongono non garantiscano la sicurezza di riuscire a trattenere un uomo al loro interno, a maggior ragione visto che dovrebbero essere camere di sicurezza e non normali stanze d’ufficio.

    In seconda analisi occorre poi riflettere sul fatto che alcune persone arrestate sono fisicamente pericolose e vanno neutralizzate in qualche modo. Oggi gli agenti non hanno gli strumenti necessari per operare in sicurezza e per di più sono bloccati dal timore di subire ritorsioni legali non appena eseguono un arresto utilizzando metodi leggermente più vigorosi della norma.

    Il clamore mediatico causato da rarissimi casi di mala-gestione (in modo forse criminale) degli arrestati ha generato, come troppo spesso accade in Italia, l’inversione dei rapporti di colpa. Tutti i delinquenti diventano vittime, tutti gli agenti carnefici. Nulla di nuovo, viviamo in uno Stato che risarcisce i ladri e punisce chi difende la propria famiglia.

    In questo quadro desolante un Carabiniere avrà una spalla fuori uso per almeno 6 mesi e la comunità si ritrova con ingenti danni alle proprie strutture pubbliche che dovrà ripagare.

    È giunto il momento che la popolazione si schieri a fianco degli agenti.

    Come Lega Nord non vogliamo assistere a queste scene fingendo che siano normali.

    È ora che lo Stato torni ad essere tale: il rispetto e, in alcuni casi, il timore delle Forze dell’Ordine deve essere una certezza.

    Maurizio Campari, Segretario Lega Nord Parma

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