Appello del Garante dei detenuti: Alta sicurezza di Parma affollata, stop agli...

Appello del Garante dei detenuti: Alta sicurezza di Parma affollata, stop agli arrivi e via ai trasferimenti. Tra i firmatari anche boss di cosa nostra

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I detenuti del reparto Alta Sicurezza 1 del carcere di Parma sono troppi e non c’è più spazio per tutti. Occorre bloccare gli arrivi e accogliere le richieste di trasferimento avanzate da alcuni di loro. A lanciare il nuovo appello al capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, Santi Consolo, al provveditore per l’Emilia Romagna Ilse Rusteni, al direttore del carcere parmigiano Carlo Berdini e ai magistrati di sorveglianza Maria Giovanna Salsi e Paolo De Meo, oltre che al garante nazionale dei detenuti Mauro Parma, ai quali ha indirizzato una lettera corredata dalle firme dei detenuti dell’AS1, è Roberto Cavalieri, garante dei detenuti del Comune di Parma.

Tra i firmatari a sostegno della lettera-appello del garante parmigiano, anche Giuseppe Barranca, Giovanni Scaduto, Pietro Vernengo, Salvatore Benigno, Antonino Marchese, Aurelio Cavallo ritenuti uomini di spicco di cosa nostra. Oltre ad altri accusati di essere esponenti della ‘ndrangheta, come Giovanni Mafrica, e della camorra, come Guido Mercurio e Ciro Stolder.

 

“Esattamente un anno fa mi indirizzavo a voi sottolineando le criticità del reparto detenuti Alta Sicurezza 1 che vedeva aumentare il numero degli arrivi a Parma a seguito della chiusura di un medesimo circuito presso il carcere di Padova – si legge nella lettera -. Successivamente alla mia comunicazione si sono verificate iniziative apprezzabili sotto il profilo dell’incremento delle proposte trattamentali a questi detenuti, anche se non sempre esaustive per quel che riguarda la loro continuità e significatività dal punto di vista delle ore settimanali di effettivo impegno. Nel contempo era stato apprezzato anche l’impegno dell’amministrazione nel rivedere la collocazione di questi detenuti al fine di diminuirne il numero a Parma con l’accoglimento di richieste di trasferimenti o con la nuova procedura di declassificazione se e quando applicabile. Allora, un anno fa, si parlava di 29 detenuti che vivevano, in gran parte scontando pene all’ergastolo ostativo e quindi senza alcuna speranza di benefici, più due detenuti, sempre AS1, ricoverati presso il centro clinico. Constato invece che il numero degli arrivi in verità non si è mai arrestato e oggi si contano 36 detenuti in totale appartenenti al circuito AS1. Di questi 3 si trovano in isolamento perché rifiutano di essere collocati in sezione in cella con gli altri detenuti in quanto di diritto (spesso per problematiche sanitarie) spetta a loro una cella singola. Altri 3 si trovano ricoverati presso il centro clinico penitenziario – SAI. In sezione 5 celle sono occupate da detenuti in condivisione con un altro compagno che, nonostante l’età avanzata e magari ultra settantenne, viene fatto dormire sul letto rialzato di una disposizione a “castello”. Cinque detenuti – continua la lettera di Cavalieri – sono iscritti a corsi universitari mentre due sono studenti privatisti di scuola superiore: per loro la cella singola diventa garanzia del mantenimento di un contesto favorevole allo studio non potendo trovare altra medesima soddisfazione nel corso delle ore di accesso alla sala PC dove si accede per 4 ore al giorno, magari sacrificando le ore d’aria”.

“La procedura per la declassificazione non ha praticamente portato, ad oggi, alcun effetto per questi detenuti che si vedono respinto il riconoscimento ancora, almeno in un caso da me verificato, con informazioni della DDA che risultano essere datate nel tempo se non addirittura contraddittorie rispetto a provvedimenti di decadimento del regime del 41 bis somministrato precedentemente oppure di riconoscimento dei giorni di liberazione anticipata – scrive ancora Roberto Cavalieri -. Chiedo apertamente alle SS.VV. di volere prendere in considerazione il reparto in questione come un luogo di applicazione, vera, dei principi ispiratori non solo delle norme che regolano la vita detentiva e che riconoscono ai detenuti diritti inalienabili ma anche di questo “nuovo” corso voluto dalla Amministrazione penitenziaria e dal Ministero della Giustizia oramai varato con i risultati ottenuti dal lavoro degli Stati generali dell’esecuzione penale. A tal fine si chiede di volere interrompere la destinazione di altri detenuti a questo reparto e nel contempo di voler considerare con la massima disponibilità le istanze di trasferimento presentate dai detenuti finalizzando queste azioni alla riduzione del numero dei reclusi e al conseguente miglioramento delle condizioni di vita degli altri detenuti e del personale coinvolto nella loro gestione”.

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