La Cgil denuncia: Iren verso la privatizzazione

La Cgil denuncia: Iren verso la privatizzazione

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Iren sedeIren dopo aver approvato la riforma dello statuto va verso una sostanziale privatizzazione e il sindacato passa all’attacco. La Cgil contesta la scelta di introdurre il voto maggiorato, che nella sostanza vorrebbe dire privatizzare la società visto che gli enti pubblici, come i Comuni, diventeranno di fatto soci di minoranza.

Il sindacato, con una nota a firma di Vincenzo Colla, segretario generale regionale della Cgil, e dei segretari delle Camere del Lavoro di Reggio Emilia, Guido Mora, di Parma, Massimo Bussandri, e di Piacenza, Gianluca Zilocchi, hanno diffuso una nota per denunciare quanto sta accadendo. La riforma dello statuto votata da Iren, infatti, arriverà presto nelle riunioni di giunta e di consiglio comunale dei Comuni soci che dovranno decidere in merito. Intanto, a Torino l’amministrazione Fassino ha già dato il via libera.

Ecco la nota del sindacato:

Apprendiamo, non senza stupore, da un comunicato a firma dei sindaci di Reggio Emilia, Torino e Genova che i soci pubblici di Iren si apprestano ad introdurre il voto maggiorato e di conseguenza, privatizzare la società.

Solo pochi giorni fa in occasione dello sciopero unitario effettuato con successo dalle lavoratrici e dai lavoratori di Iren, le rappresentanze sindacali sono state ricevute dagli amministratori pubblici dei comuni di Reggio Emilia, Parma e Piacenza e in tali sedi i sindaci o chi per essi, oltre a manifestare la vicinanza alle ragioni della protesta sindacale, nulla hanno ritenuto di dover anticipare circa le scelte relative alla privatizzazione del gruppo Iren.

Inoltre considerati i tempi previsti per l’approvazione da parte dei consigli comunali delle modifiche statutarie, a partire dalla metà del mese in corso, senza che ad oggi sia stato divulgato documento alcuno, è evidente la volontà dei maggiori soci pubblici di evitare qualsiasi confronto nel merito della decisione presa, non solo con le organizzazioni sindacali, ma soprattutto da parte delle proprie comunità e forse anche dei piccoli comuni azionisti.

Probabilmente memori di quanto successo nell’analogo caso verificatosi lo scorso anno nell’altra utility regionale hanno deciso di sacrificare trasparenza e confronto politico, che dovrebbero sempre caratterizzare l’agire delle istituzioni elettive, per privilegiare, come sicuramente argomenteranno, il mercato.

Il comunicato dei sindaci informa altresì della volontà di chiudere l’esperienza dei sub patti territoriali per addivenire ad un unico sub patto infra regionale, tra l’altro già in essere. Quindi in realtà l’unico obiettivo consiste nel chiudere l’esperienza dei patti territoriali, cioè l’unico strumento di partecipazione diffusa dei comuni azionisti alle scelte della società e l’accentrare il potere nelle mani dei sindaci dei capoluoghi di provincia.

L’esperienza però ci dimostra quanto l’istituzione dei patti territoriali tra i soci pubblici sia essenziale e indispensabile per assicurare il necessario coordinamento tra gli azionisti e la società ed evitare che il management instauri, come purtroppo avviene, rapporti qualitativamente diversi tra grandi e piccoli azionisti/pubbliche amministrazioni.

L’unica nota positiva in tutta questa vicenda è per ora rappresentata dalla volontà del Comune di Parma di rientrare nel patto di sindacato che governa la società, dopo esserne uscito per la necessità di cedere le proprie quote azionarie per fare fronte all’ingente debito del comune, ma anche in contrapposizione al management ed agli altri azionisti della società in relazione all’accensione dell’inceneritore.

Non c’è dubbio alcuno che il rientro di Parma nel patto di sindacato di ​IREN rafforzerà la componente pubblica della società, destinata però in futuro ad essere nuovamente modificata per effetto dei nuovi equilibri all’interno della compagine azionaria, che si determineranno principalmente dall’espansione territoriale in atto nel nord-ovest.

Nel merito dei provvedimenti che i principali azionisti si apprestano a porre in essere, con la modifica dello statuto da parte del consiglio comunale di Reggio Emilia, previsto probabilmente entro il mese di marzo, prenderà avvio il percorso per la introduzione del voto maggiorato che permetterà ai soci pubblici di mantenere il controllo della società con una quota azionaria di minoranza dell’intero capitale sociale.

Inoltre, come si è già verificato in altre società, a seguito delle modifiche statutarie, i comuni soci venderanno al mercato le azioni non vincolate e Iren diventerà di fatto un’azienda privatizzata. Se gli azionisti pubblici ridurranno, come annunciato, la quota di proprietà della società sotto il 51% significa che i privati deterranno la maggioranza dell’azienda.

Il mantenimento del controllo della società attraverso il voto maggiorato, il sindacato di blocco e le clausole previste per evitare le scalate ostili o poteri di veto da parte delle minoranze, non potranno compensare la perdita della maggioranza pubblica della società.

Infatti questi accorgimenti non saranno sufficienti a contrastare gli effetti concreti della privatizzazione della società a partire dall’aumento della pressione tra interesse pubblico e profitto, per cui Iren dovrà garantire maggiori utili al mercato, più interessato ad una remunerazione del capitale nel breve periodo.

Ciò comporterà una riduzione degli investimenti, ulteriori processi di compressione dei costi e esternalizzazione, che peggioreranno le condizioni di lavoro, la qualità del servizio e i settori con minore marginalità potrebbero essere ridotti.

Inoltre operando come gestore di parte del mercato regolamentato dell’Emilia Romagna e delle province di Torino e Genova si potrebbe compromettere l’equilibrio tra comuni, gestore e regolatore, già oggi non privo di problemi, favorendo un ritorno delle frammentazioni passate. Verrà ceduta una parte rilevante del patrimonio pubblico delle comunità e verranno anche meno le risorse dei dividendi – che andranno in maggioranza ai soci privati – indispensabili per finanziare la spesa sociale.

Per la Cgil la difesa del 51% non significa né la difesa della società per come ha operato fino ad oggi, né il mantenimento dello status quo: se l’azienda continuerà a distribuire molta parte degli utili non investirà adeguatamente e non si svilupperà.

E’ invece indispensabile che Iren rafforzi la propria vocazione come veicolo di politica industriale innovativa e di sviluppo del territorio e per questa ragione è essenziale mantenere la proprietà pubblica.

E’ necessario che l’azienda assolva una funzione anticiclica nelle situazioni di crisi attraverso l’allargamento del perimetro delle attività come: il riciclo e riuso dei rifiuti per promuovere l’economia circolare; l’innovazione energetica per accompagnare i piani comunali dell’energia; gli interventi contro il dissesto idrogeologico, le bonifiche.

Vincenzo Colla Segr.Gen.CGIL E.R
Guido Mora Segr.Gen.CdLT Reggio E
Massimo Bussandri Segr.Gen.CdLT Parma
Gianluca Zilocchi Segr.Gen.CdLT Piacenza

1 COMMENTO

  1. Paglia (SI): Iren, Opporsi a sindaci che vogliono scendere sotto il 51%

    Bisogna opporsi all’annunciata volontà dei sindaci soci di Iren di scendere sotto il 51% perché contraria all’interesse pubblico e dettata solo da ragionamenti di corto respiro.
    Cedere azioni di una società che agisce in regime di concessione significa infatti trasferire risorse dai bilanci pubblici, e quindi dai servizi per i cittadini, alla rendita privata, oltre che perdere progressivamente la capacità di indirizzo e controllo su attività centrali per il benessere delle comunità.
    Cosa vale l’incasso immediato dei proventi della vendita se poi in pochi anni questo sarà compensato dai minori dividendi per diventare rapidamente un affare in perdita per le casse pubbliche?
    Anziché avere il coraggio e la forza di denunciare le politiche del Governo nazionale, che strozza gli enti locali, si preferisce tamponare le difficoltà vendendo ciò che si è costruito con i sacrifici delle generazioni passate.
    Tutto questo in riferimento ad una società che già dovrebbe essere ricondotta dai soci a pratiche più corrette in termini di trattamento degli utenti e soprattutto dei lavoratori, come denunciato dai recenti scioperi.
    No quindi alla perdita di influenza pubblica, certamente non contrastata dall’adozione statutaria del voto maggiorato, e Sì ad una maggiore assunzione di responsabilità del pubblico nella gestione delle strategie aziendali.
    È necessaria una mobilitazione a difesa dei beni comuni, che spinga a recedere da scelte miopi e prive di qualsiasi logica di lungo periodo.

    On. Giovanni Paglia
    Sinistra Italiana

    Federica Barbacini
    Coordinatrice provinciale SEL Parma

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