Rivolta nel carcere di Parma, cinque condanne 15 anni dopo

Rivolta nel carcere di Parma, cinque condanne 15 anni dopo

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tribunale parmaSi è conclusa con la condanna a pene che vanno da 4 anni a 4 anni e mezzo il processo a carico del gruppo che organizzò, il 15 gennaio del 2000, una rivolta all’interno del carcere di Parma. Dopo un lungo iter procedurale, la corte d’assise di Parma ha condannato Roberto Caruso e Matteo Clemente alla pena più severa – 4 anni e mezzo – Cosimo Faniello, Ruben Tudela Ruiz  e Yassine Ben Mlik a 4 anni di reclusione. La sentenza sarà certamente appellata dai difensori degli imputati che chiedevano l’assoluzione o l’estinzione del reato per prescrizione, pertanto il rischio che possa finire tutto in una bolla di sapone è più che concreto.

D’altra parte, a distanza di 15 anni da quella vicenda, con tutti gli imputati liberi dopo aver scontato all’epoca le proprie condanne, il ritorno dietro le sbarre sarebbe per loro una beffa. I detenuti di via Burla all’epoca protestavano per ottenere condizioni carcerarie migliori e qualcuno anche il trasferimento in un altro penitenziario. E per farsi sentire organizzarono la sommossa, prendendo in ostaggio un agente e facendo uscire dalle celle gli altri reclusi. In tutto 34 persone che tennero col fiato sospeso Parma per tutta la giornata, fin quando si arresero a una squadra di agenti speciali antisommossa della stessa polizia penitenziaria.

Al gruppo che secondo l’accusa ha organizzato quella rivolta venivano contestati – a vario titolo – diversi reati, dalla rapina al sequestro di persona. In realtà la corte presieduta da Pasquale Pantalone, recuperando una legge del 1985 relativa al terrorismo, ha derubricato l’accusa di sequestro di persona, già prescritta, in cattura di ostaggi a scopo terroristico. Così sono quindi arrivate le condanne per tutti gli imputati, anche se, sostanzialmente, al minimo della pena.

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