Inizia il D’Aversa bis: “Torno a casa mia”

Inizia il D’Aversa bis: “Torno a casa mia”

601
0
CONDIVIDI

“Torno a casa mia. Parma per me è tre anni e mezzo di successi, i derby vinti, le promozioni, le salvezze, le incazzature. E’ un posto dove ho fatto qualcosa di bellissimo e irripetibile, mi spinge l’amore per la città, per i tifosi, per quella che è la storia del Parma”- ecco le parole con cui inizia il “D’Aversa – bis”.

“Prima di tutto voglio ringraziare anche pubblicamente, dopo averlo fatto personalmente, Fabio Liverani. Spesso e volentieri, chi paga un periodo di non successi o di risultati poco positivi, è sempre l’allenatore. La responsabilità è un po’ di tutti, mi riferisco particolarmente ai ragazzi: se pensiamo che con l’arrivo di Roberto D’Aversa il problema è risolto, penso che faremmo un grande errore. Mi fa piacere e sono contento di essere tornato a casa”. 

E’ questo il pensiero di Mister Roberto D’Aversa, che in conferenza stampa, alla vigilia della gara contro la Lazio, commenta così il suo ritorno sulla panchina crociata: “Non sono contento del fatto invece – prosegue – che la squadra non andava bene. Perché sapete tutti quanti dei sacrifici che sono stati fatti in questi anni per riportare il Parma dalla Serie D, ancor prima del mio arrivo, alla Serie A. Abbiamo fatto un qualcosa di irripetibile tutti insieme. La mia volontà è quella di proteggere quanto fatto in questi tre anni e mezzo. Mi spinge l’amore per questa città, visto che vivevo qui con mia moglie e i miei figli quindi per me era diventata la prima casa. Mi spinge la passione dei tifosi, l’importanza di questo club a prescindere che sia cambiata la Proprietà.

Penso che siamo fortunati, parlo come staff lavorativo ma vale anche per i giornalisti e per la città seria. Si è chiuso un ciclo con una Proprietà seria, da Pizzarotti a Malmesi e Ferrari insieme a tutti i componenti della vecchia Società, e si è arrivati ad oggi con la fortuna di avere un Presidente con delle idee ed ambizioni importanti che, quando ho conosciuto, mi ha impressionato non solo per l’aspetto tecnico della squadra ma anche a livello di struttura e di Settore Giovanile. Dobbiamo essere tutti bravi nel raggiungere l’obiettivo: mantenere la categoria. In questo momento, la posizione di classifica non ci consentirebbe di partecipare al prossimo campionato di Serie A. Dunque dobbiamo essere bravi a resettare, azzerare il tutto affinché a fine anno otteniamo il risultato fissato dal nostro Presidente ad inizio campionato. Credo che, se saremo bravi ad alimentare l’entusiasmo del Presidente, della Società, del figlio, potremo avere un futuro più roseo e questo giova a tutti quanti: me come allenatore, ai calciatori, alla stampa a livello professionale e alla città stessa. Ciò che avete fatto voi come città non lo ha mai fatto nessuno, nei momenti di difficoltà avete sempre dimostrato una compattezza, una determinazione, una voglia che ha permesso di arrivare a certi livelli. Per riuscire a far questo è fondamentale che tutte le persone, dal Presidente fino all’ultima delle persone che magari – come i giardinieri – non figurano nell’organigramma, si faccia il massimo per portare a casa il risultato facendo il nostro lavoro”. 

Quando mi son messo in macchina per venire qui a Parma ho pensato ai tre anni e mezzo di soddisfazione e successi: ho pensato ai derby vinti in Lega Pro, ho pensato alla promozione in B, a quella in Serie A, al primo anno in cui abbiamo ottenuto una salvezza miracolosa e all’anno scorso in cui abbiamo ottenuto una salvezza importante. E’ chiaro che, se andiamo a ragionare, ogni anno c’è stata qualche difficoltà ma queste difficoltà vanno parte del mestiere e della vita normale. Può capitare di cadere, l’importante è rialzarsi e procedere per l’obiettivo. I tre anni e mezzo di successi, di vita quotidiana, di saluti e anche di incazzatura che fa parte del mio lavoro. Credo che questo percorso mi abbia portato a ragionare in maniera positiva, ad essere sempre più convinto di essere tornato a casa mia per cercare di portare al raggiungimento di un obiettivo che sarebbe fondamentale per ciò che si è fatto in questi anni”. 

“Rimuginare su quanto successo in passato non porta a nulla di positivo. Come ho già detto al momento dell’addio, sarò sempre grato ad una Società che mi ha dato la possibilità di allenare, di fare ciò che ho fatto come allenatore e di essere cresciuto – in questo percorso – insieme alla Società. Le cose positive sono troppe di più rispetto all’episodio accaduto alla fine dell’anno: per me non c’è alcun tipo di problema. Io vi esorto e chiedo gentilmente di resettare quello che è successo in passato perché non ci porta a niente. Dobbiamo pensare al presente, a domani che abbiamo una partita contro la Lazio che nel prossimo turno di Champions League giocherà contro il Bayern Monaco: stare a ragionare su quello che è successo non ci porta a nulla. Sui progetti o non progetti passati è inutile stare a rimuginare perché si sprecherebbero energie inutili. Chi mi ha chiamato è il Presidente Krause che pensa che io possa risolvere delle problematiche. Come ho già detto al Presidente e al Direttore Sportivo, per risolvere queste problematiche, solo il mio arrivo non basta. E’ importante, fondamentale, che tutti quanti ragioniamo alla stessa maniera e che si pensi al presente. Siamo terzultimi in classifica e dunque, insieme, dobbiamo uscire da questa situazione per avere un futuro roseo. Siccome si parla di progetto giovani o meno, io vorrei inoltre ricordare che sono uno dei pochi allenatori – se non l’unico – ad aver fatto giocare negli ultimi due anni giocatori come Alessandro Bastoni e Dejan Kulusevski che erano appena usciti dal campionato Primavera. Lo dico perché me lo ha ricordato il Direttore Carli ieri. Dobbiamo pensare al raggiungimento del nostro obiettivo senza stare a pensare al passato: è una cosa che vi chiedo, lasciamo perdere quanto successo. Pensiamo a questo nuovo capitolo, a questo nuovo percorso per preservare la categoria. C’è un Presidente che ha margini di miglioramento, margini in prospettiva perché vuole investire e dunque non deve perdere la voglia“. 

“Il morale dei ragazzi, è normale, non è dei migliori. Si arriva da quattro sconfitte consecutive e si è terzultimi in classifica dunque non è un morale alto. La condizione fisica, spesso e volentieri, è una conseguenza dell’aspetto mentale. Ci sono dei calciatori infortunati o non al 100%. Bisogna entrare sulla testa, bisogna resettare e azzerare il tutto per non portarci le scorie nelle prossime partite e non possiamo permettercelo. Bisogna ragionare sul fatto che domani giocheremo contro una squadra fortissima ma non dobbiamo partire battuti altrimenti non c’è alcuna possibilità: dobbiamo andare in campo con il pensiero di portare a casa un risultato. E’ impensabile parlare adesso di bel gioco o meno, c’è una partita importante e bisogna provare a portare a casa un risultato importante. Per quanto riguarda la formazione, non chiedetela a me ma – ride – chiedetela al Dottore, perché in questo momento ci sono delle difficoltà enormi. Siamo comunque abituati anche a questo e negli anni abbiamo dimostrato che alibi non ce ne siamo mai creati. Dunque: primo concetto per i ragazzi di non creare l’alibi dell’allenatore perché solo io le problematiche non le risolvo. Poi bisogna dare il 120% per uscire da questa situazione e far sì che domani possiamo raggiungere un risultato importante”. 

“E’ chiaro che ho fatto mezzo allenamento, perché uno è stato il post-partita con l’Atalanta e tutto visto dall’alto. Giudicare i ragazzi non mi sembra giusto avendo visto le partite in tv. I calciatori bisogna allenarli, perché la professionalità e la correttezza ci porta a questo. Ci sono ragazzi giovani che possono avere un futuro importante ma è altrettanto vero che il campionato italiano, nella sua difficoltà, non dà il tempo di far sì che questi calciatori crescano nell’immediato. La Società sa cosa può servire a livello di intervento sul mercato ma devo anche avere il tempo di giudicare i ragazzi per bene prima di dare giudizi definitivi”. 

“Mi conoscete e sapete che non firmo mai per un pareggio, neanche se affronto la squadra più forte del mondo. Ragionando così, pensando al pareggio, possiamo solo portare a casa una sconfitta. Noi, invece, dobbiamo andare in campo con la volontà e l’obiettivo di mettere in difficoltà una squadra forte. Poi, se a fine partita, in questo momento, riusciamo a portare a casa un punto contro la Lazio saremo soddisfatti ma si va in campo con l’obiettivo di conquistarne tre. Non esiste una suddivisione tra nuovi e vecchi, esiste un team. La fortuna avuta in questi anni è che la squadra è sempre andata in campo da squadra, un atteggiamento importante deve esserci sempre e non mi interessa vecchi o nuovi perché un allenatore ha solamente un modo per giudicare i calciatori: guardare gli allenamenti, scegliere l’undici iniziale per cercare di portare a casa la partita. Ho un unico modo per portare rispetto ai miei ragazzi e non lo cambierò mai“. 

“Quando dico che da solo non basto non è un riferimento solamente al mercato. Il giorno in cui il Direttore e il Presidente mi hanno presentato allo spogliatoio ho detto, soprattutto a quelli che mi conoscono, che si fa un grande errore a pensare che le problematiche siano finite o risolte con l’arrivo di Roberto D’Aversa. Non mi riferisco ad una sola questione di mercato e, comunque, non ne parlerei prima di una partita. Questo discorso lo affronto con la Società ma non oggi, oggi la testa è rivolta solamente alla partita di domani. Se fosse stato per me sarei venuto in tuta solamente per parlare della partita di domani, senza presentazione che – giustamente – il Presidente ha voluto fare. Ha una visione futuristica e può insegnarci tanto a livello culturale”. 

Gervinho si è allenato bene e con la squadra, valuterò fino alla fine con il Dottore e con i Preparatori perché ci sono tante cose da considerare. E’ vero che la partita è importante, è vero che bisogna dare il massimo per portare a casa il risultato, ma è altrettanto vero che non possiamo permetterci di perdere altri calciatori come è successo ieri con Laurini. Si ragiona su tutto. Poi in base a quello cercheremo di scegliere la formazione migliore da mandare in campo, perché si gioca in 11 contro 11 e i miei calciatori hanno due braccia, due gambe, due piedi come quelli della Lazio. Bisogna essere positivi e vogliosi di mettere in difficoltà una squadra forte. L’anno scorso, al ritorno, abbiamo fatto una delle migliori partite del campionato anche se il risultato non ci ha premiato. Se partiamo col pensiero di stare lì per un pareggio, se pensiamo di non poter fare risultato contro la Lazio faremmo anche meglio a non scendere in campo. Ma questo non fa parte del DNA della mia squadra. Inglese e Cornelius sono due calciatori importanti e bisogna valutarne la condizione. Roberto a Bergamo è uscito per un problemino ma mi ha dato la disponibilità per domani e dunque valuterò fino alla fine chi fare giocare dall’inizio. Verticalità? Spesso e volentieri si mettono delle etichette, nel calcio, che non mi piacciono. Ci sono diversi modi per giocare a calcio, non esiste un modo giusto. Ognuno cerca di sfruttare le caratteristiche dei propri calciatori. La Lazio è una squadra molto brava a fare una fase difensiva compatta sfruttando le caratteristiche dei propri calciatori, io cerco di sfruttare anche la giocata in verticale che ti permette di andare a concludere il più velocemente possibile. C’è un modo di lavorare durante la settimana per far rendere al massimo i giocatori: se loro rendono al meglio, aumenta la percentuale di vittoria o risultato positivo”. 

“In questo periodo lontano dalla panchina mi sarebbe piaciuto andare in giro per aggiornarmi, vedere allenamenti per aggiornami, andare all’estero per studiare l’inglese cosa che ho fatto privatamente a casa. Tutto questo non è stato possibile, dunque ho studiato le partite da casa e mi sono goduto la famiglia anche perché di più non potevo fare. Nella vita bisogna vivere di passioni. Io ho sofferto, tante persone hanno perso i propri cari e finché non la passi personalmente, forse, di questa gravità non te ne rendi neanche conto. Mi sono goduto di più i miei figli, cosa che ho fatto poco sia da calciatore che da allenatore perché ho questo difetto – talvolta – di trascurarla la famiglia: ne ho approfittato per recuperare un po’ di tempo con loro”. 

“Contro la Lazio, per diversi fattori, non abbiamo vinto. Ragionando sulla partita dell’anno scorso, per esempio, sono successi diversi episodi che non mi piace commentare perché non bisogna ragionare su ciò che non si può controllare. Gli episodi non ci sono stati favorevoli ma quella partita non l’abbiamo vinta perché siamo stati poco lucidi in tutte quelle occasioni che abbiamo creato a differenza loro che – invece – hanno sfruttato l’occasione per segnare. Mi auguro che sia arrivato il momento, adesso, di portare a casa un risultato positivo. Dobbiamo giocare al 120% per portare a casa un risultato. La Lazio è cambiata, anche se diversi calciatori sono rimasti gli stessi: hanno superato il turno in Champions League e questo dà consapevolezza”. 

Nessun commetno

Lascia una risposta: