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Borgotaro: chiusura punto nascite sul tavolo del premier Conte e del ministro Grillo

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I punti nascita chiusi all’ospedale di Borgotaro e negli altri nosocomi dell’appennino emiliano-romagnolo sono tornati di nuovo al centro del dibattito politico, con l’interrogazione inviata al ministro della Salute, Giulia Grillo, dal deputato di Fratelli d’Italia, Tommaso Foti.

La sicurezza delle gestanti e dei nascituri nei punti nascita montani al di sotto dei 500 parti ‎- scrive Foti nell’interrogazione rivolta anche al premier Giuseppe Conte – sono sicuramente risolvibili con investimenti sia in attrezzature tecnologiche avanzate sia in una diversa organizzazione del personale, come del resto è stato recentemente sperimentato“.

Nel mirino dell’onorevole Foti, infatti, vi sono i pareri espressi dal Comitato Percorso Nascita nazionale e dalla Commissione tecnico consultiva regionale relativi agli ospedali di Castelnovo né Monti, Borgo Val di Taro e Pavullo nel Frignano. “Mi sono lungamente battuto – rivendica il deputato di Fratelli d’Italia, sino a pochi mesi fa consigliere regionale dell’Emilia Romagna – affinché venisse concessa una specifica deroga per i punti nascita siti in località dalle condizioni orogeografiche difficili. Nell’ottobre del 2017 la stroncatura della possibilità di deroga da parte del Comitato Percorso Nascita ha aperto le porte ad inquietanti scenari, avendo la Regione Emilia Romagna – prosegue Foti – deliberatamente scelto di attenersi ad un parere che, in verità, aveva unicamente un valore consultivo“.

Facendo seguito alle parole pronunciate in occasione del dibattito sulla fiducia dal presidente del Consiglio Conte (“Vogliamo che tutti possano beneficiare di cure; vorremmo anche ad esempio che ci possano essere dei presidi ostetrici nei piccoli centri montani, là dove può essere difficile assicurare interventi così significativi”‎), Tommaso Foti insiste: “La reale volontà di tutelare la salute delle gestanti e dei nascituri passa per interventi strutturali concreti in favore dei presidi già esistenti. E’ del tutto irrazionale ritenere che il problema si risolva chiudendo i punti nascita siti in aree montane. Occorre, invece, mettere a disposizione anche da parte del Governo, nei fatti e non solo a parole, adeguate risorse economiche affinché siano garantite le dotazioni strumentali ed il personale necessari a mantenere operativi gli storici presidi ospedalieri dell’ Appennino che, da sempre, costituiscono degli importanti punti di riferimento per i cittadini di quei territori“.

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