Un decalogo per la cultura, mozione Roberti approvata all’unanimità in Consiglio comunale

Un decalogo per la cultura, mozione Roberti approvata all’unanimità in Consiglio comunale

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Un decalogo per la cultura. Questa la proposta della consigliera comunale Roberta Roberti passata all’unanimità nel corso dell’ultima seduta del Consiglio comunale.

L’idea delle Dieci proposte – spiega Roberta Roberti, che siede nel gruppo misto di Piazza Garibaldi – è stata ampiamente discussa e condivisa in Commissione Cultura, grazie al contributo dell’assessore Michele Guerra e dei rappresentanti di tutti i gruppi consiliari, ed ora permetterà alla nostra città di arricchire la propria carta d’identità in occasione dell’importante appuntamento del 2020 e di ispirare ed indirizzare le scelte future in ambito culturale non solo di Parma, ma di tante altre città. Questi sono i traguardi che si possono raggiungere quando si lavora senza polemiche gratuite e con spirito costruttivo”.

La cultura, come si legge nel testo della mozione approvata in aula, è la base da cui “ripartire per innescare in una società multiculturale un processo di profondo rinnovamento civile, premessa ineludibile di qualunque azione politica che intenda realmente combattere ignoranza, razzismo, violenza, diffidenza, disagio e ineducazione“, ma è anche “l’unico strumento che possa permetterci di realizzare un nuovo patto di
civiltà con i nostri concittadini favorendo il dialogo, la partecipazione, l’inclusione ed il
senso di appartenenza ad una comunità“.

Il Consiglio comunale ha quindi impegnato il sindaco Federico Pizzarotti e la sua giunta a dare “effettiva realizzazione” ai dieci punti proposti dalla Roberti.

Ecco il decalogo:

1. Costruire spazi e momenti liberi dal mercato: perché la cultura è quella cosa (ormai l’unica) che non ci fa clienti, spettatori, consumatori, ma cittadini sovrani. Recuperare, ove possibile, spazi pubblici inutilizzati, possibilmente non alienarli e metterli invece a disposizione delle associazioni di cittadini che sanno costruire cultura, garantendone in ogni caso la dimensione di spazi pubblici.
2. Sondare la possibilità di collaborare con l’Università per tenere aperta almeno una biblioteca fino a mezzanotte, tutte le sere.
3. Favorire la cultura per i cittadini e non solo per i turisti: pensare a quanti monumenti del territorio comunale sono chiusi o in pericolo, e provare a salvarne almeno uno, promuovendo una campagna di comunicazione che coinvolga i cittadini in un processo di progettazione partecipata. Nel caso di itinerari e percorsi turistici, valorizzare le ricchezze storico artistiche e monumentali del territorio, non puntando solamente sulle eccellenze nel settore agroalimentare.
4. Costruire la politica culturale ascoltando chi sa cos’è la cultura: cioè chi la produce. Non pensare in termini di appartenenza, ma di competenza.
5. Investire in ricerca: anche il più piccolo museo civico, se è abitato da un giovane ricercatore, può diventare un luogo di produzione e redistribuzione della conoscenza.
6. Invitare un artista ad abitare per qualche mese nel territorio comunale, pagandogli l’ospitalità. E chiedendogli di realizzare un’opera d’arte pubblica per la parte più degradata e disagiata del comune: un’opera la cui esatta destinazione e le cui caratteristiche andranno decise almeno in parte attraverso un cammino di partecipazione.
7. Promuovere e finanziare l’educazione teatrale, musicale e cinematografica in tutti i quartieri, a partire da quelli più degradati e con maggiori problemi di inclusione, affidandone la gestione a professionisti che garantiscano la serietà e la qualità dei percorsi. Sostenere iniziative coprogettate con i giovani e per i giovani, viaggi, scambi e progetti di dimensione europea e interculturale.
8. Adoperarsi affinché il sistema teatrale viva e proteggere i piccoli cinema. Stimolare e promuovere la cultura teatrale e cinematografica attraverso campagne, agevolazioni e programmi di collaborazione con le scuole. Incentivare e favorire la sinergia fra le tante realtà teatrali presenti in città al fine di valorizzarne le diverse vocazioni.
9. Non fondare le attività culturali soltanto su eventi, festival, inaugurazioni “una tantum”: la cultura ha bisogno di strutture stabili, finanziamenti continui, progettazione coordinata, indipendenza dalla politica, visione lunga e disinteressata.
10. Una città che trova il tempo di leggere, ascoltare musica, andare a teatro o al cinema, conoscere un museo, sarà una città migliore. Oltre che una città costituita da esseri umani più compiuti: e, forse, più felici.

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