Lettera aperta ai vertici nazionali (e non solo) del Partito Democratico

Lettera aperta ai vertici nazionali (e non solo) del Partito Democratico

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Gentilissimi esponenti del Partito Democratico,

vi scrivo addolorato e deluso del risultato elettorale. Mi sono candidato a Consigliere comunale a Parma nel 2017, pur con un buon risultato non sono stato eletto e non ho comunque abbandonato la politica. E’ arrivato il momento di tracciare una riga e trarre il bilancio. Come padre di due figli lo faccio spesso, più per loro che per me stesso.

Miopia è la prima parola che mi viene in mente, la miopia di un Partito vero che non ha saputo vedere seppur le necessità, i paradossi e le contraddizioni fossero evidenti. Dico un Partito vero perché l’alternativa è di un non-partito la cui unica cosa che ha saputo dimostrare è di essere bravi a tradire l’ideologia (e le persone) propria del movimento.

Umiltà è invece quel che manca secondo me. Non solo nel PD ma lascio agli altri i loro problemi e guardo in casa. Umiltà nel scendere per le strade ad ascoltare la gente. Sembriamo un po’, mi riferisco all’unità come Partito, chi sputa nella tazzina del caffè appena si vedono i fondi. Non sono buoni, non vanno bevuti e nemmeno considerati, non fanno parte di Noi. Eppure è ciò che ci dà al caffè, quell’aroma unico. Sono quelle persone che per nostra natura di Partito dovremmo accettare, sostenere, aiutare e, allo stesso tempo, ci fanno più ricchi, diversi dagli altri che invece hanno basato la propria fortuna su qualche slogan popolare.

Nella mia seppur piccola esperienza elettorale ho fatto l’esatto contrario. Ho incontrato e ascoltato tutti, soprattutto chi è in difficoltà. Ho infatti ottenuto riconoscimenti e vanto ancora oggi persone che mi interpellano e mi chiedono pareri e consigli.

E’ ora di fare politica, nelle strade e nelle piazze. Non di dire di fare politica come è accaduto finora.

E’ ora di smettere di parlare al tempo futuro. Parliamo con la gente ora, mettiamo sul tavolo i nostri valori e le nostre idee.

So di avere mosso critiche forti, nell’unico momento in cui possono avere un valore, ma che devono rimanere nell’alveo per la ricostruzione di un’identità.

Marco Alfredo Arcidiacono
Dottore in Scienze Infermieristiche e Ostetriche
Professore a contratto Università degli Studi di Parma
Oncologia Degenza
Dipartimento Emergenza-Urgenza e Area Medica Generale e Specialistica

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