La Embraco e l’ipocrita stupore di Calenda

La Embraco e l’ipocrita stupore di Calenda

919
0
CONDIVIDI

Dicono che la coperta è corta, che i soldi non ci sono, che bisogna far ripartire l’economia e quindi è necessario aiutare le imprese. E poi ci sorprendiamo per vicende come la Embraco: il ministro Calenda si è detto stupito del comportamento irresponsabile dei dirigenti della multinazionale. Ma di cosa si stupisce? Il meccanismo con cui una multinazionale cerca di massimizzare i profitti attraverso la riduzione dei costi, è una regola del mercato. Una regola che non ha mai impedito ai nostri governi, compreso questo, di elargire fondi per le grandi aziende: la Embraco ha ricevuto 7,7 milioni di euro dalla regione Piemonte, 5 dal Governo e 500mila dalla Provincia. Nonostante questo, la multinazionale ha deciso di trasferire la produzione di compressori per frigoriferi in Slovacchia. E facendolo, ovviamente, non infrange nessuna legge.

Se si accettano queste regole, però, non si può poi andare a piangere dagli operai, far finta di essere il loro paladino e catturare così il loro applauso, il loro consenso. Nella migliore delle ipotesi, se la fabbrica venisse assegnata a un’altra proprietà, questi lavoratori ritorneranno a disposizione secondo le condizioni del Jobs Act, di un nuovo padrone che applicherà le stesse regole di Embraco: riceverà gli aiuti di Stato, acquisirà a prezzi di saldo le strutture e gli impianti, e poi dirà “arrivederci” alla prossima crisi. Viene da chiedersi: ma se questi soldi fossero stati immessi nell’azienda e gestiti in forma cooperativa dagli operai, si sarebbe arrivati lo stesso alla chiusura della fabbrica?

Invece, ormai abbiamo perso il conto dei numerosi regali sotto forma di contributi e riduzione del cuneo fiscale che il governo Renzi ha elargito agli industriali. Non ultimo lo sconto sulle bollette dell’energia elettrica, in programma dopo le elezioni per le grandi imprese che consumano tanta energia, a svantaggio degli utenti che consumano poco. Dunque, Calenda che si stupisce è ridicolo, per essere buoni.

È in queste vicende che Potere al Popolo combatte la sua vera battaglia. Per noi, tutta la ricchezza prodotta dagli operai Embraco deve rimanere a disposizione degli operai. Per noi, non una sola macchina, non un solo bullone deve uscire dallo stabilimento. Per noi, i conti correnti dell’azienda, che contengono i proventi della vendita del lavoro degli operai, devono essere bloccati e il loro contenuto destinato a riavviare la produzione in forma cooperativa dagli operai stessi. Non è la prima e non sarà l’ultima fabbrica italiana che prova soluzioni virtuose come questa: un Governo davvero responsabile dovrebbe fare tutto il possibile per favorire questa prospettiva. E smetterla di stupirsi quando un’azienda decide pensando solo ai propri interessi.

Nicoletta Ariosi
Candidata di Potere al Popolo

Nessun commetno

Lascia una risposta: