La vera causa del degrado nei nostri quartieri

La vera causa del degrado nei nostri quartieri

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Sono ormai vent’anni che il discorso sul degrado urbano è al centro di polemiche e dibattiti politici.  Spaccio, microcriminalità e aggressioni vengono indicati come la malattia da debellare nelle nostre città. Ma il virus che ci ha contagiato non sta in questi fenomeni, spesso percepiti oltre la loro rilevanza statistica: il senso di insicurezza che proviamo è solo un sintomo. È come scambiare uno starnuto per la causa del raffreddore. Allora, proviamo a essere meno superficiali e guardiamo come si stanno trasformando i centri urbani.

Le soluzioni che la politica ha adottato finora, facendo finta di confondere le cause con le conseguenze, da un lato prevedono misure repressive e dall’altro aprono la porta alle speculazioni immobiliari, che saccheggiano il territorio e lo indeboliscono ulteriormente.  A Parma abbiamo uno degli esempi più inquietanti. Sappiamo bene a cosa ha portato la febbre edilizia: affari per le grandi ditte di costruzione e per i professionisti del settore, debiti lasciati in carico alla collettività e pezzi di città deturpati, tra cui il Ponte  Nord è solo il caso più evidente. Mentre ci si preoccupava dei kebabbari e dei money transfer, cui si dava la colpe di allontanare il commercio dalle zone centrali, ci si dimenticava che venivano approvati progetti di mastodontici centri commerciali nelle periferie. Sono questi che stanno distruggendo il commercio dei centri storici e soffocando le nostre città. E che cosa hanno fatto quando la crisi ha colpito più forte, aumentando i problemi sociali? Hanno tagliato proprio i servizi alle persone: siamo al paradosso. La concentrazione del disagio in alcune zone è il risultato di questi fattori.

Per “riqualificare” un quartiere, invece, occorre migliorare la vita di chi lo vive e lo abita, partendo dai suoi bisogni e, quindi, usando le risorse pubbliche per costruire case popolari, rafforzare i servizi sociali, in particolare per i soggetti più fragili. Invece, si continua a tagliare i fondi per queste che sono diventate vere e proprie emergenze. La nostra comunità deve favorire il commercio di prossimità, non la grande distribuzione, e mettere a disposizione spazi di incontro e socialità. Le città sicure sono quelle vissute, vive, quelle insicure sono abbandonate dai servizi e desertificate anche a causa dei grandi complessi commerciali. Sono città impaurite e impoverite, che stanno diventando il triste orizzonte del nostro paese.

Andrea Bui
Candidato alla Camera per Potere al Popolo
Collegio uninominale di Parma

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