Maestri in corteo contro il ministro Fedeli. Becchetti (PaP): “L’Italia ha rinunciato...

Maestri in corteo contro il ministro Fedeli. Becchetti (PaP): “L’Italia ha rinunciato al sapere”

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La visita del ministro dell’Istruzione a Parma e provincia – oltre che istituzionale con l’inaugurazione dell’anno accademico all’Università – ha tutto il sapore del tour elettorale in vista del voto del 4 marzo prossimo. Fedeli è andaa in visita al Centro Antiviolenza di Parma in compagnia dei candidati Pd Lucia Annibali, Giuseppe Romanini e Giorgio Pagliari, oltre che a Sorbolo dove è stata accolta dal sindaco Nicola Cesari, che dei Dem è il segretario provinciale, per visitare il cantiere della nuova scuola. Ma a proposito di scuola, ad attendere il ministro – “imbufaliti” come è comprensibile che sia – c’erano anche le centinaia di maestre e maestri diplomati che a fine anno scolastico, secondo le nuove norme in materia, sono licenziati. Uno schiaffo alla loro esperienza pluriennale, ma anche un calcio alla vita di molti che saprebbero cos’altro fare per vivere.

Un lungo e civilissimo corteo guardato a vista dalla Polizia ha scandito slogan contro la “buona scuola” di renziana memoria, l’università come sinonimo di azienda, l’istruzione mercificata, la meritocrazia dimenticata. Insomma, non la migliore accoglienza per un ministro e un politico in piena campagna elettorale.

Insieme alle centinaia di maestre diplomate che rischiano di perdere il lavoro, contro la ministra dell’istruzione e quella sentenza del Consiglio di Stato che fa traballare la loro posizione, c’era anche la candidata di Potere al Popolo Margherita Becchetti, insegnante lei stessa e ricercatrice del Centro Studi Movimenti.

«Sulla vertenza delle maestre e sulle schifezze dell’alternanza scuola-lavoro è stato detto tanto – dice Margherita Becchetti, a margine del corteo – e non mi sento di aggiungere nulla: condivido ogni parola. Questa è l’ennesima dimostrazione di come la nostra classe dirigente considera l’istruzione. Vorrei solo aggiungere un paio di considerazioni sullo stato comatoso dell’università italiana. È chiaro che dalla riforma Berlinguer del 2000, passando per Moratti e Gelmini, si è imposta un’inversione di tendenza di portata storica: l’obiettivo dell’università per tutti (raggiunto con le tante lotte studentesche degli anni Sessanta e Settanta) è stato oggi sostituito dall’università-azienda, nella quale le retoriche del “merito” e della “valutazione” fanno da padrone. Ma il merito senza uguaglianza non è merito, è privilegio. E che senso hanno le valutazioni sulla qualità quando si riducono drasticamente le risorse? Semplice: condannare e, di conseguenza, dismettere la comunità universitaria nel suo complesso: studenti, ricercatori precari, personale tecnico-amministrativo, docenti incardinati».

Numeri alla mano, la rappresentante di Potere al Popolo spiega come la crisi abbia inasprito la situazione. «Rispetto al periodo 2004-2008 – dice Becchetti –, le immatricolazioni sono calate del 20%, il numero dei docenti del 17%, quello del personale tecnico-amministrativo del 18%, i Fondi di Finanziamento Ordinario del 22%. Il messaggio è chiaro: nella crisi il nostro paese ha accettato il ruolo di periferia del sistema produttivo tedesco. In questo modo, non serve più quell’istruzione tridimensionale, fatta di saperi diversi, in base a cui costruire un pensiero critico e immaginare un modello di sviluppo sganciato dal profitto, dai numeri chiusi e dalla devastazione ambientale. Serve piuttosto manodopera senza particolari qualifiche e soprattutto senza consapevolezza dei propri diritti. E se, nonostante tutto, si riesce a mantenere livelli decenti di preparazione e avviare le menti migliori alla ricerca, proprio queste vengono poi costrette al precariato e messe in fuga verso le esigenze produttive dell’Europa che conta. Contro tutto questo, ribadiamo con forza che l’università deve essere per tutti e che a chi ci lavora devono essere riconosciuti diritti e salari adeguati. Contro l’università-azienda, per la libertà dei saperi».

2 COMMENTI

  1. La venuta della Fedeli a Parma ha scatenato la sacrosanta protesta degli insegnanti che per colpa della Fedeli e di Renzi hanno visto andare in fumo il lavoro di anni. Voglio dire loro che cambiare le storture dell’assurda legge della Buona Scuola, (legge che ti prende in giro già dal nome) per ridare dignità a chi nella scuola ci lavora sarà una priorità per Forza Italia e il centrodestra. Gli ultimi Governi del Pd, infatti, e della sinistra sono riusciti a distruggere perfino il sistema scolastico, trattando a pesci in faccia gli insegnanti. Mi spiego: vi pare possibile che persone che hanno vinto un concorso si ritrovino da un giorno all’altro senza più il posto di lavoro conquistato dopo anni di studio e lavoro precario? Questo è successo grazie al sig. Renzi e oggi chi ha vinto il concorso si trova da un giorno a dover ritornare precario. Forza Italia ha ben presente anche le condizioni strutturali delle nostre scuole e investire sull’edilizia scolastica sarà una priorità. La sinistra in questi anni ha messo in ginocchio l’Italia: il 4 marzo si possono cambiare le cose, basta una croce sul simbolo di Forza Italia.

    Francesca Gambarini
    Candidata per Forza Italia alla Camera dei Deputati
    Collegio plurinominale di Piacenza Parma Reggio Emilia

  2. La presenza del Ministro Fedeli in passerella elettorale all’Università di Parma ha riportato all’attenzione della città il problema delle maestre escluse dall’insegnamento – a seguito della sentenza del Consiglio di Stato del 20 dicembre 2017 – perché titolari del solo diploma magistrale.

    Tra le diverse iniziative anche quella del sindaco Pizzarotti che incontrando alcune maestre ha proposto l’istituzione di una commissione consiliare per affrontare il tema.

    Al primo cittadino vorrei ricordare che, lontano dai riflettori quasi un mese fa, l’8 gennaio, ho depositato con il gruppo Lega una mozione sul tema di cui chiedevo la discussione urgente per impegnare Giunta e Consiglio comunale a mantenere l’incarico affidato alle maestre che hanno conseguito il diploma magistrale entro il 2002 nelle scuola comunali, farsi promotori della soluzione della vicenda, diffondendo la notizia e sensibilizzando gli organi di Governo.

    Ad oggi la discussione della mozione non è stata calendarizzata.

    Inoltre, a livello nazionale, la Lega sta predisponendo una modifica legislativa tale da superare questo contrasto normativo senza, ovviamente, pregiudicare la posizione nelle graduatorie di chi ha invece seguito la nuova normativa. La proposta sarà presentata la prossima settimana.

    Laura Cavandoli
    Candidata del Centrodestra alla Camera dei Deputati
    Collegio uninominale 12 di Parma

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