Tagli alla sanità, si comincia da Borgotaro

Tagli alla sanità, si comincia da Borgotaro

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La chiusura del Punto Nascite di Borgotaro, prima annunciata, poi smentita e infine confermata, com’era già nei piani regionali anche se finora nel silenzio generale delle istituzioni, è emblematica della situazione che sta prendendo la sanità pubblica nel parmense.

Il diritto alla salute, come diritto sociale fondamentale, in Italia viene tutelato dalla Costituzione e la sanità pubblica e universalistica è uno degli indicatori maggiori della civiltà e della giustizia sociale di un Paese. L’Italia in questo è sempre stata un’eccellenza, dotata di uno dei sistemi sanitari migliori al mondo, ma le cose stanno cambiando e alcune scelte rischiano di minare alla base il lavoro fatto finora. Le lamentele di pazienti e operatori sono sempre più frequenti e parallelamente è in crescita la spesa sostenuta dai cittadini che, persa la fiducia nelle strutture pubbliche, si rivolgono a quelle private. In questo scenario, in cui la spesa per la sanità si è via via ridotta, si parla ancora di tagli e nel 2018 l’Italia potrebbe addirittura scendere sotto il limite minimo previsto dall’Ocse: un passo che aumenterebbe ulteriormente la disuguaglianza sociale che già penalizza un grande numero di cittadini e di famiglie italiane.

Parma e il parmense, già lasciati più volte ai margini nel sistema regionale, non saranno certamente immuni da queste nuove sforbiciate e un primo avvertimento arriva proprio da Borgotaro. La logica di razionalizzazione della rete delle strutture ospedaliere regionale, il modello “Hub e Spoke”, ha portato ad avere centri superspecializzati con competenza su aree vaste: in questo sistema, ad esempio, la Neurochirurgia di Parma copriva anche Reggio Emilia e Piacenza.

Voci sempre più insistenti ipotizzano che la Regione abbia deciso di creare un altro centro “gemello” a Reggio Emilia entro la fine dell’anno: una decisione che vanificherebbe la pianificazione portata avanti finora lasciando spazio a scelte che, non basandosi più su regole condivise, risponderebbero a logiche meno trasparenti.
Di riflesso anche l’Università sta perdendo prestigio: quest’anno, mancando i parametri, il dipartimento di Medicina ha dovuto chiudere tre scuole di specializzazione e, se nulla cambierà, il prossimo anno ne verranno chiuse altre dieci affossandosi definitivamente.

Evidentemente non sono bastati i sacrifici che Parma ha fatto, sia sulla gestione dei bilanci che sulla razionalizzazione dei presidi ospedalieri, per ottenere una attenzione almeno pari ad altre province da parte della Regione Emilia Romagna ma questo atteggiamento deve cambiare. Coloro che hanno responsabilità istituzionali, nazionali e regionali, devono dimostrare nei fatti di occuparsi di un servizio di fondamentale importanza per i nostri cittadini. I sindaci devono ritornare ad essere protagonisti su un tema di cui hanno responsabilità. Parma non può subire passivamente decisioni che rischiano, ancora una volta, di emarginarla dalle scelte strategiche regionali e dai processi di innovazione nei servizi. Per questo, MdP intende promuovere un confronto a Parma che coinvolga tutte le forze politiche e sociali per riportare al centro il tema della sanità e dare al nuovo Rettore tutto il supporto necessario a riportare fuori dalle secche la facoltà di Medicina.

MDP Parma

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