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Salta la trattativa per il nuovo protocollo sul prezzo del latte a Parma

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Si è bruscamente interrotta la trattativa sulla definizione del nuovo Protocollo d’intesa per la determinazione del prezzo del latte ad uso industriale nella provincia di Parma tra rappresentanti delle organizzazioni agricole, da una parte, ed industriali ed artigiani trasformatori, dall’altra.

Confagricoltura Parma e Cia-Confederazione italiana agricoltori di Parma con una lettera congiunta hanno invitato le associazioni industriali a mantenere aperte le trattative, in quanto fortemente interessate a proseguire un dialogo costruttivo con i trasformatori del latte del Parmense.

Un inspiegabile doppio prezzo

L’interruzione della trattativa sul Protocollo ha portato alla determinazione di due prezzi del latte con riferimento al secondo quadrimestre 2016 nella provincia di Parma: uno a quota 56,848 euro il quintale tra Confagricoltura e Cia di Parma ed industriali ed artigiani trasformatori ed uno a quota 57,50 euro il quintale tra gli stessi industriali ed artigiani trasformatori e Coldiretti Parma, l’unica delle tre associazioni che ha accettato di sottoscrivere il nuovo Protocollo d’intesa, fortemente penalizzante per la parte agricola.

Riteniamo sconveniente il fatto che sia stato individuato un importo diversificato, in base all’associazione di appartenenza, aspetto non previsto dal precedente Protocollo ancora valido per la determinazione del prezzo del latte di tutto il 2016 e fatto mai accaduto in passato quando, pur nell’ambito di trattative sempre molto serrate, si è sempre agito in piena correttezza su tutti i fronti, operando secondo un produttivo spirito di squadra nell’interesse di tutto il comparto lattiero-caseario parmense.

È doveroso far rilevare che la parte che ha sottoscritto il protocollo rappresenta meno di un terzo della produzione di latte a livello provinciale, sia in termini di numero assoluto di aziende conferenti, sia in termini di quantitativi di latte prodotto.

Qualora su tre associazioni ben due non sottoscrivessero il Protocollo, ci si troverebbe di fronte ad un mero contratto tra un’associazione ed un’altra, non certo ad un condiviso protocollo d’intesa tra gli attori dell’intero comparto.

Le nostre richieste

Le motivazioni che fino ad ora non hanno permesso a Confagricoltura e Cia di Parma di sottoscrivere il protocollo sono:

  • l’inaccettabile istituzione di una nuova Commissione latte al di fuori della Camera di Commercio di Parma, richiesta da industriali e artigiani trasformatori;
  • la resa utilizzata nel calcolo del prezzo che appare oggi antistorica rispetto alla realtà dei fatti;
  • i costi di produzione che non appaiono realistici rispetto al contesto economico e produttivo attuale;
  • la mancanza di certezza negli strumenti di applicazione del protocollo con conseguente indeterminazione dei tempi di pagamento.

Coldiretti: il nostro è un accordo storico

Ci siamo assunti la responsabilità  di firmare il nuovo protocollo d’intesa per la determinazione del prezzo del latte industriale perché crediamo che rappresenti un accordo storico per la tutela del comparto e introduca importanti novità di grande interesse, in quanto oltre al miglioramento di alcuni  parametri oggettivi legati al degrado formaggio, che servono per la determinazione del prezzo e che già di per sé comportano un aumento di circa 70 centesimi al quintale, per la prima volta in provincia di Parma viene inserita nell’accordo una tabella per la valorizzazione del latte a qualità. Un risultato quest’ultimo di particolare rilievo in quanto questa tabella premierà per la prima volta le aziende che si impegnano per migliorare la qualità del loro prodotto“.

Queste le parole del presidente di Coldiretti Parma Luca Cotti, che ha sottoscritto un accordo ritenuto vantaggioso per le imprese che aderisco all’associazione di categoria.

Dopo oltre un anno di intense trattative – conclude Cotti – si correva il grave rischio di non avere un prezzo del latte a riferimento già a partire dall’annata 2017, cosa questa che, soprattutto in una provincia come Parma,  avrebbe creato un grave danno alle aziende agricole e ai caseifici privati“.

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