Biblioteche anno zero, proposte all’assessore Guerra

Biblioteche anno zero, proposte all’assessore Guerra

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La sostituzione di Laura Ferraris con Michele Guerra, giovane docente di Cinema dell’Università di Parma, già delegato durante il mandato Borghi con delega alle attività culturali, si potrebbe configurare come scelta illuminata da parte del Sindaco. Un assessore alla Cultura considerato “progressista” e in grado di dialogare con la città all’interno di una giunta civica è un esperimento già praticato, con risultati alterni, durante le giunte Ubaldi e Vignali. I prossimi mesi potrebbero essere proficui per le Biblioteche Comunali di Parma. In effetti, vi sono enormi margini di miglioramento, dopo le passate gestioni (Sommi 2009-2011; Ferraris 2012-2017) che hanno visto, per mancanza di risorse, di interesse, di capacità, l’acuirsi di uno stato di crisi già iniziato anni prima.

Mentre le reti bibliotecarie di diverse città emiliane si rafforzavano e fiorivano, Parma è rimasta indietro (e così la sua provincia: poco più di 400.000 prestiti rispetto ai circa 1.500.000 di Reggio). Durante l’assessorato Ferraris abbiamo più volte denunciato errori, mancanze, incongruenze e chiusure.

Per citarne alcuni: il calo delle presenze degli utenti; la rimozione delle statistiche dei prestiti, dopo la nostra denuncia riguardante il calo di parecchi punti percentuali in alcune biblioteche comunali (Bizzozero, Balestrazzi); la sostanziale eliminazione dell’Emeroteca comunale, ridotta a semplice spazio riviste della Civica: ricordiamo i teli frettolosamente stesi sui mucchi di riviste gettate nel Sottocrociera, a coprire l’imbarazzante pensata; la frettolosa rimozione dei volontari Auser, che comportò una riduzione dei servizi; il tentativo (per ora fallito) di smantellare il Centro Cinema, a colpi di contraddittorie determine dirigenziali; le dichiarazioni rese dalla Ferraris alla Commissione Cultura sulla non necessità di seguire il programma elettorale della lista che aveva espresso la giunta in cui militava; l’esternalizzazione sempre più diffusa, accompagnata dalla mancata attenzione per il personale interno; un piano per le biblioteche nell’Ospedale Vecchio non condiviso con la cittadinanza.

Le polemiche che hanno interessato teatri, singoli artisti, collettivi, avrebbero bisogno di un (lungo) articolo a sé. Il fronte critico, pur non coeso, è stato di ampiezza rara per la storia di Parma. Il decisionismo dell’assessore, oltre a far danni, non ha compensato la sensazione che ben scarso, nella giunta Pizzarotti 1, fosse il peso politico dei temi culturali, relegati a ruoli promozionali e di facciata, considerati come tema turistico (il concerto di Arbore fu “merito” di Cristiano Casa) o di Lavori Pubblici (le decisioni sugli edifici classificati come beni culturali sono passate sin dal 2012 nelle mani di Michele Alinovi, funzioni comprese).

Va detto che le scarse risorse di bilancio destinate alla cultura hanno costituito, e questa è una responsabilità grave del Sindaco Pizzarotti, l’angusto contesto in cui l’assessore Ferraris si è trovata ad agire. Passiamo oltre. Riflettere sul suo ruolo delle biblioteche nei quartieri e nella città: una proposta all’assessore Guerra.

Gentile Assessore, gli spazi culturali di proprietà del Comune meritano un dibattito il più libero e aperto possibile. Negli ultimi anni il discorso sulle Biblioteche, al di là di poche altre voci, si è strutturato in un dialogo,  spesso conflittuale, tra il nostro gruppo  e i suoi predecessori. Costoro sono stati molto impegnati nelle presentazioni ai cittadini di   scelte già fatte, e ben poco disposti a rischiare il confronto pubblico. Le risposte di Leggere tra le ruspe sono arrivate per mezzo di comunicati, conferenze stampa, incontri pubblici, iniziative di strada, proposte. Queste ultime, ispirate da esperienze positive compiute in altre città, non hanno nemmeno avuto risposta. L’apertura di un tavolo di confronto aperto a tutti gli interessati e alla cittadinanza è stata chiesta più volte ma invano all’assessore Ferraris; analoga richiesta al predecessore Sommi aveva trovato ostacolo nella crisi della giunta Vignali.

Siamo ancora più convinti della sua necessità oggi: per quanto siano fondamentali sedi confortevoli e lavori di manutenzione e restauro, la rinascita delle Biblioteche Comunali passerà soprattutto attraverso le persone che le vivono. Partecipazione popolare: deve essere incentivata, non temuta od ostacolata. Se si vuole che si formi un reale interesse da parte dei cittadini, questi devono essere coinvolti: ripagheranno poi in termini di attaccamento, di critica, di difesa degli spazi pubblici. Valorizzazione del personale bibliotecario: innanzitutto attraverso nuove assunzioni, che non sono impossibili; investendo sulla formazione del personale, favorendo la motivazione e l’autonomia professionale dei bibliotecari. Invertendo  la direzione che vede, attraverso il dilagare di
maxiappalti, l’avanzare di società private e cooperative di grandi dimensioni, con un personale che vede ripagata la propria professionalità con retribuzioni basse e precarietà.
Interculturalità: le biblioteche possono costituire uno dei luoghi privilegiati per la conoscenza reciproca e per il dialogo tra culture. Esempi virtuosi in altre città italiane mostrano quali risultati si possono ottenere in questo campo.

Auspichiamo che, già da questo autunno, si formi uno spazio di confronto aperto a tutti coloro che, come addetti ai lavori o come appassionati di biblioteche, hanno a cuore il loro destino.

Leggere fra le ruspe

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