Solomon al giudice: “Sono stato io”. Dal movente all’esecuzione, ancora tanti punti...

Solomon al giudice: “Sono stato io”. Dal movente all’esecuzione, ancora tanti punti oscuri

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Sono stato io, sono stato io“. E’ un Solomon Nyantakyi in stato quasi confusionale quello che per poco più di un’ora risponde alle domande del Gip del tribunale di Milano in una camera di di sicurezza del carcere di San Vittore. Il 21enne ghanese, ex promessa del calcio che conta, accusato di aver ucciso la madre Patience, 43 anni, e la sorellina Maddy di soli 11, assistito dall’avvocato d’ufficio Vincenzo Agostino Cecere del foro di Parma, non spiega ancora i motivi di quel folle gesto che martedì 11 luglio, tra le 14 e le 15, ha stravolto per sempre la sua famiglia.

Molti i punti oscuri di una vicenda che ha sconvolto non solo la città di Parma. Prima di tutto il movente. “Avevamo litigato“, avrebbe detto in maniera assai generica il ragazzo. Ma è poco per provare a trovare una giustificazione alla inaudita violenza con cui si è scagliato contro mamma e sorella. Nella sostanza Solomon Nyantakyi ha ribadito quanto già detto in maniera spontanea mercoledì mattina agli agenti della Polfer che lo hanno arrestato alla stazione di Milano.

Ancora è presto per parlare di strategie difensive, ma visto lo stato di evidente confusione e il mutismo in cui Solomon si è chiuso dal momento in cui è stato rinchiuso in carcere, sembra inevitabile il ricorso a una perizia psichiatrica per cercare di comprendere la natura e la portata del suo disagio. E soprattutto per capire se martedì pomeriggio ha agito con piena razionalità oppure si è trattato di un tragico cortocircuito del suo cervello. Intanto il giudice delle indagini preliminari, al termine dell’interrogatorio di garanzia, ha convalidato il fermo ma si è riservato la decisione sulla misura cautelare da adottare nei confronti del 21enne. Che al momento rimane quindi nel carcere di San Vittore.

Da quanto emerge dalle indagini della Squadra mobile di Parma, assistita dalla scientifica, Solomon ha agito da solo. Non c’era nessuno con lui. La casa sarebbe stata trovata a soqquadro e alcuni portafogli erano aperti. Il 21enne aveva chiesto denaro alla madre e al suo rifiuto, magari l’ennesimo, è scattata la furia omicida? Può essere. Ma fino a quando Solomon non chiarirà tutto, non si può escludere del tutto che questa sia stata soltanto la mossa disperata di chi voleva inscenare un furto finito molto male.

Da chiarire anche il motivo per il quale Solomon Nyantakyi, dopo aver ucciso madre e sorellina, ha infierito ancora sui corpi nel tentativo di farli a pezzi. Voleva sfogarsi ancora contro i suoi familiari ormai senza vita oppure si trattava anche in questo caso di un disperato tentativo di far sparire i cadaveri dalla sala da pranzo di quell’appartamento al civico 21 di via San Leonardo?

 

Quesiti a cui soltanto un Solomon più lucido, dopo aver pienamente realizzato quanto ha fatto, potrà rispondere. Ulteriori elementi potranno venire inoltre dalle indagini degli investigatori della Mobile di Parma, coordinate dal pm Paola Dal Monte, magari quando potranno avere la possibilità di interrogare il ragazzo.

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