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Corte dei Conti: il prof Fanelli risarcisca l’Università di Parma per 260 mila euro

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Il professor Guido Fanelli condannato dalla Corte dei Conti dell’Emilia Romagna a risarcire l’Università di Parma per 259.926 euro, oltre a rivalutazione monetaria ed interessi. Il 61enne finito anche nel calderone dell’inchiesta Pasimafi, è finito sotto l’esame della Corte dei Conti in seguito a un’indagine della Guardia di Finanza che ha portato alla luce la sua attività professionale svolta da privato – con Partita Iva (“altri studi medici e poliambulatori specialistici”) attiva dal 1994 – mentre era dipendente a tempo pieno dell’Università di Parma e direttore della seconda Terapia intensiva ed anestesia dell’Azienda ospedaliera. Il periodo contestato è quello compreso fra il 2007 e il 2012. Almeno una quarantina le aziende per le quali Fanelli avrebbe svolto consulenze, facendosi pagare con fattura.

La Partita Iva del professore era riferita a Correzzana, in provincia di Monza e Brianza, dove Fanelli ha la residenza e dove risultava anche socio unico della “Crag UP S.r.l”, società che si occupava di “ricerche di mercato e sondaggi d’opinione”. Ma la Partita Iva, come sottolineato dalla Corte, è vietata ai pubblici dipendenti.

 

La Procura presso la Corte dei Conti aveva chiesto che il professor Fanelli venisse quindi condannato a risarcire l’Università versando quanto percepito per le prestazioni effettuate privatamente dal 2007 al 2012, pari a complessivi 656.048,55 euro lordi. A questa somma, inoltre, si sarebbero dovuti aggiungere altri 107.975,66, percepite da Fanelli a titolo di indennità di esclusività per l’attività assistenziale svolta nell’ambito della Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma.

A nulla sono valse le tesi della difesa di Fanelli mirate a far passare il tutto come attività ammessa. Ma un successo è stato comunque ottenuto: la Corte dei Conti ha imposto a Guido Fanelli di versare all’Università di Parma, a titolo di danno erariale, soltanto 259.926 euro e non gli oltre 750 mila chiesti dalla Procura. Ciò perché le contestazioni relative al 200, 2008, 2009 e parte del 2010, nel frattempo sono finite in prescrizione.

 

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