I giovani e la scuola del “tutto facile”

I giovani e la scuola del “tutto facile”

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Egregio Direttore,

sembra che alla fine del percorso scolastico alcuni ragazzi, non siano molto preparati. Da tempo i docenti universitari denunciano queste carenze, le colpe? Sono in parte del sistema politico, che spesso ha considerato il Ministero dell’Istruzione non molto importante, è da rilevare che in questi giorni siano stati approvati i decreti attuativi dell’ultima riforma e speriamo che alcuni disagi si attenuino. La scuola è da tempo che non educa come una volta, chi può economicamente va negli istituti privati, gli altri a volte subiscono un insegnamento non puntuale. Questi ragazzi hanno il mito della facilità, ma la vita a volte pone davanti realtà difficili, bisogna tornare ad orientare ai valori e all’importanza dell’apprendimento, il fine? Il valore che avrà il lavoro nella loro vita, il tutto con principi di autorevolezza e fermezza.

Oggi le famiglie che vogliono educare diversamente i propri figli a volte sono in difficoltà, sembra che tutto sia dovuto anche senza meriti, non considerando quello che da sempre ha costituito l’aggregante della nostra civiltà. Più sensibilizzazione poi rispetto al fenomeno ‘scolastico’, del bullismo e soprattutto del cyber bullismo, quest’ultimo fenomeno, frutto dei nuovi stili di vita dell’era digitale, è stato ignorato troppo a lungo dalle agenzie formative,  ed ora finalmente proprio oggi è stata approvata alla camera la legge che lo contrasta. Ma occorrono maggiori strumenti agli insegnanti per intervenire su comportamenti aggressivi sempre più frequenti tra i ragazzi, coinvolgendo alcuni genitori che devono ridiventare educatori e non fans dei propri figli.

Anche il fatto gravissimo accaduto a Milano, dove l’adulto che ha ripreso un gruppo di ragazzi ‘irrequieti’, è stato dagli stessi bastonato, ci fa capire che stiamo assistendo ad un tentativo bieco che mira all’offuscamento delle identità: religiosa; politica; familiare ed ora anche  culturale. La proposta del servizio civile universale è un passo in avanti, ma occorre uno scatto culturale importante per ricostruire una nuova antropologia che poggi le proprie basi sui valori tradizionali, affinché  non si  disperdano gli insegnamenti storici riguardanti la nostra vita, presente e futura. C’è bisogno poi di destinare più risorse alla scuola per educare veramente le giovani generazioni, affinché la stessa non diventi un parcheggio sociale. Adesso si taglia il latino, la filosofia, l’educazione civica che deve invece ritornare ad essere, Europea e Globale, poi  la cultura Costituzionale, che senza la consapevolezza di quest’ultima, viene a mancare il terreno per le nostre Istituzioni e la libertà. Il riconoscimento dei meriti agli insegnanti più preparati e che si impegnino di più, la loro parte economica da rivedere “rispetto ai contratti”, troppo bassa. Solo così si tornerà ad offrire  una possibilità di crescita per tutti, e non solo ai pochi privilegiati che si possono permettere “la fuga”, dalla scuola pubblica.

Rino Basili

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