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Lorenzo Tenchini e le sue maschere, un volume e presto anche una mostra

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S’intitola “Lorenzo Tenchini and his masks / Lorenzo Tenchini e le sue maschere” il volume edito da Skira che per la prima volta raccoglie in un’unica pubblicazione tutta la straordinaria collezione di maschere fisiognomiche di Lorenzo Tenchini, accademico e anatomico dell’Università di Parma nel XIX secolo. Il volume bilingue (inglese e italiano), firmato da Roberto Toni, Elena Bassi, Silvano Montaldo e Alessandro Porro e realizzato anche grazie a un finanziamento del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca – MIUR, costituisce il primo catalogo completo della collezione Tenchini, una raccolta di manufatti ceroplastici che di fatto rappresenta un unicum nel mondo occidentale.

Non solo, l’opera anticipa anche la grande mostra che prenderà il via a Parma nel prossimo autunno. Il catalogo nasce dalla collaborazione tra l’Università di Parma (Sistema Museale di Ateneo, Museo e Biblioteca storica museale di Biomedicina) e l’Università di Torino (Sistema museale d’Ateneo, Museo di Antropologia criminale “Cesare Lombroso”), ed è arricchita da saggi storici, scientifici e artistici di accademici italiani e stranieri, accompagnati da un ricco repertorio iconografico.

Oggi la presentazione all’Università di Parma, alla presenza del rettore Loris Borghi. Lorenzo Tenchini preparò le sue maschere a scopo strettamente scientifico: con l’intento di “catalogare” l’espressione e la struttura del viso dei soggetti che rappresentano. E lo fece seguendo i principi fisiognomici cui aderiva la ricerca comportamentista del tempo: in particolare quella focalizzata sulle devianze sociali e l’atteggiamento delinquenziale, che ebbe in Cesare Lombroso, a Torino, il suo massimo esponente. Con Lombroso Tenchini intrattenne sempre ottimi rapporti. Lo studioso parmigiano utilizzò i cadaveri dei detenuti nelle carceri di Parma e, in alcuni casi, anche nel manicomio di Colorno: persone morte per malattia, tipicamente tubercolosi. La collezione Tenchini è oggi divisa tra l’Università di Parma (Museo e Biblioteca storica museale di Biomedicina) e l’Università di Torino (Museo di Antropologia Criminale “Cesare Lombroso”).

Le maschere di Tenchini saranno anche il fulcro di una grande esposizione storica, scientifica e divulgativa, “La Fabrica dei Corpi. Dall’anatomia alla robotica”, in programma da ottobre al Palazzo del Governatore di Parma, e saranno dunque nuovamente riunite a Parma, per la prima volta dopo 110 anni, grazie alla generosa collaborazione del Museo Lombroso di Torino.

La mostra “La Fabrica dei Corpi. Dall’anatomia alla robotica” – curata da Roberto Toni – sarà aperta dal 14 ottobre al 17 dicembre e sarà parte integrante sia delle iniziative del Comune di Parma per le celebrazioni dei 2200 anni di fondazione della città di Parma – presente all’incontro di oggi anche l’assessore alla Cultura, Laura Maria Ferraris, sia di quelle promosse dall’Università di Parma per l’internazionalizzazione dell’Ateneo nell’anno accademico 2017-2018. Filo conduttore dell’esposizione, il cui allestimento è curato dall’architetto Maria Amarante, è la conoscenza della struttura dei corpi viventi, in particolare quella del corpo umano, che sta a fondamento di alcune tra le maggiori conquiste biomediche ottenute tra la fine del XX secolo e l’inizio del XXI secolo e che promette di divenire sempre più una guida insostituibile per la ricerca finalizzata allo sviluppo delle biotecnologie per la rigenerazione dei tessuti e degli organi e per la loro ingegnerizzazione bioartificiale.

Da qui sono partite le sfide tecnologiche che hanno portato, nelle scienze biomediche, alla realizzazione dei materiali biocompatibili e al loro impiego in numerosi campi ricostruttivi clinici e preclinici, incluso quello artistico del restauro ceroplastico anatomico, sino alle bioprotesi con biomateriali, agli organi bioartificiali 3D con cellule staminali e ai robot umanoidi, le cui innovazioni mirano a renderli supporto operativo alla tutela della salute umana, con l’ambizioso obiettivo di un loro impiego al fianco dell’uomo nella conquista dello spazio.

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