Senza parole… ma la libertà è anche questa

Senza parole… ma la libertà è anche questa

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catturaComplimenti al coraggio: nell’anno di grazia 2016, nonostante tutte le mazzate ricevute dalla storia e la pratica dimostrazione del fallimento su tutta la linea, con il mondo che è cambiato rispetto ai tempi in cui molti ossequiosi della “libertà di stampa” andavano a scuola di giornalismo alla Pravda, c’è chi da giornalista paladino della verità, si autodefinisce “comunista”. Togliendo così subito ogni dubbio sulla qualità delle sue informazioni.

Per chi è abituato a gestire le notizie modello Tass, d’altra parte, la censura è il pane quotidiano. Chi invece non conosce certe pratiche staliniane da stantia guerra fredda, ogni giorno riconosce un solo dittatore: la notizia. Che piaccia o che non piaccia. Sempre che questa non sia offensiva e non arrechi oltraggio alle leggi dello Stato. Lo conferma l’archivio, in cui il Pd, i Partigiani e le forze di sinistra hanno una preponderante presenza. Così come sono presenti le altre forze politiche. Tutte con pari dignità e rispetto.

CasaPound, nello specifico, pur non essendo una forza politica, ha compiuto qualcosa che è notizia e va data come tale (leggi). Nulla di più, nulla di meno. Per quanto concerne le letture: beh, ne ha avute molte di più sia rispetto alle ultime del Pd, sia della Lega Nord, ma meno dell’agenda del weekend.

pulizia

Se sono o non sono bravi ragazzi, il giudizio lo lasciamo volentieri ai singoli lettori. Anche perché in caso contrario bisognerebbe andare a sindacare pure in altri ambienti: dal Parlamento ai centri sociali, passando – perché no? – da certi fogli. Per poi magari chiedersi se tutti i “comunisti” sono pure brigatisti e così via. La patente di “fascisti” – pertanto – la rispediamo volentieri al mittente.

Perché la domanda, come si suol dire, nasce spontanea: è più fascista chi dà tutte le notizie in piena libertà, o chi priva i suoi lettori di quelle scomode o che non gli piacciono? Meditate gente, meditate.

P.S. Per quanto riguarda il “refuso”, ovvero la foto rovesciata – anche lì, la violenza del linguaggio qualifica soltanto chi lo usa (noi vorremmo vedere solo delle teste con delle idee) – non si tratta di un errore, come dimostra il sito, ma di un problema tecnico nell’acquisizione automatica delle immagini da parte di facebook. Tanto si doveva per solo rispetto ai lettori.

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