“Pensieri nel segno” in mostra alla Galleria Sant’Andrea

“Pensieri nel segno” in mostra alla Galleria Sant’Andrea

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Quattro donne, quattro artiste, quattro modi diversi di esprimere i “Pensieri nel segno”. Questa la nuova proposta dell’associazione Ucai di Parma che sabato 14 maggio, alle 17, inaugura alla Galleria Sant’Andrea di via Cavestro. In mostra le opere di Enrica Gibin, Agata Maugeri, Mara Montagna e Andreina Spotti. Un’esposizione che potrà essere visitata, ad ingresso libero, fino al 26 maggio, dal martedì al sabato dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 19, domenica solo dalle 16-19, mentre lunedì sarà giorno di chiusura.

Si va da una intima contemplazione della natura e della campagna delle origini ad una attenzione all’attualità esprimendo una forte spiritualità, da una scelta di indefinitezza che stimola suggestioni anche contrastanti alla delicatezza e spontaneità di soggetti nati dall’osservazione del quotidiano.

ENRICA GIBIN 3.jpg“Nelle mie opere non c’è un soggetto ben definito ma volutamente ambiguo, impreciso per consentire allo spettatore di sentire, di vedere ciò che vuole secondo le sue disposizioni  emozionali – confessa Enrica Gibin -. Gli elementi pittorici scelti intenzionalmente fanno corpo con quelli accidentali. L ‘espressione nata dalla libera manipolazione degli schemi convenzionali non è condizionata da una funzione comunicativa ma composta da suggestioni attraverso un materiale che diviene esso stesso forma. Una forma a volte grezza, a volte apparentemente più descrittiva e raffinata. Il bisogno primario è l’esigenza di spontaneità e di libertà espressiva”.

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“Il tema di questo lavoro – spiega invece Agata Maugeri – è la condizione esistenziale dell’Uomo, della sua angoscia che viene alimentata da una realtà che non offre speranze perché i principali valori (Amore, Amicizia, Rispetto, Misericordia, Fedeltà, eccetera) vengono messi in discussione e sembrano essere destinati ad essere disconosciuti o caricati di altri significati. Nel dipinto “Il Silenzio” ad esempio vi è rappresentato un volto femminile con i tratti decisamente tesi e le labbra serrate, provocati da un pianto silenzioso. La gabbia argentea con la quale è coperto rappresenta le infinite gabbie che il mondo ci impone, le dipendenze emotive, per esempio che stringono il nostro cuore e solcano la nostra anima”.

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“La tematica che ho scelto è quella di voler fare un tributo alla campagna e alla vita agricola della mia infanzia – dice invece Mara Montagna -. Luogo magico per me, da far rivalutare anche a chi non lo ha conosciuto, in tutta la sua potenzialità. Spero di essere riuscita a far emergere la ricchezza delle esperienze che ho vissuto legate al grande senso di libertà in cui sono cresciuta, all’osservazione di ciò che mi circondava, al tempo lento, alle piccole scoperte quotidiane, al contatto con i materiali e con gli animali, alla piena e gioiosa immersione nella natura… Una realtà ricordata attraverso gli occhi curiosi della bambina che ero allora e che è ancora così profondamente radicata in me”.

andreina spotti 1

Andreina Spotti, infine, dichiara di voler affidare alle sue tele ad olio il “sentire delle donne”. “Esse infatti – spiega Spotti – sono descritte nel loro affacciarsi alla vita curiose, ingenue in cammino verso l’ignoto protette soltanto da un manto di sogni incuranti dei pericoli e in compagnia della propria ombra che ne segna il passo; nell’aprirsi alla vita come l’uscita dal guscio dell’infanzia per prendere forza , sicurezza e rinascere ricolme di speranza; nella maternità che si esprime nel suo grembo ma che nel vortice della fecondità è compreso anche l’universo maschile; nell’adolescenza dove il quotidiano pensiero è volare verso tempi e luoghi che appartengono a un mondo migliore. E infine quando affronta il dolore del non essere riconosciuta e amata e diventa “donna-tempio” calpestata ma non annullata, incandescente ed eterna… Sentivo quasi un dovere morale dedicare questo inno alla figura femminile in questo preciso momento storico in cui ritengo che la donna fatichi particolarmente ad essere compresa nella unicità…”.

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