“Il corpo dell’Altro. Quando l’esotico diventa erotico” per il Giappone Segreto

“Il corpo dell’Altro. Quando l’esotico diventa erotico” per il Giappone Segreto

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“Il corpo dell’Altro. Quando l’esotico diventa erotico” è il tema dell’incontro in programma sabato 2 aprile, alle 17, al Palazzo del Governatore. Prosegue con Paola Scrolavezza, docente all’Università di Bologna di Lingue e letterature del Giappone e della Corea, il ciclo di iniziative collaterali che approfondisce alcuni dei temi della mostra Giappone segreto, in corso fino al 5 giugno.

Alla metà dell’800 – dopo oltre due secoli di chiusura – il Giappone riapre i suoi confini ai viaggiatori d’oltreoceano: dalle pagine di Pierre Loti agli scatti dei fotografi affascinati dal mondo che si apriva al loro sguardo, a occupare il centro della scena è fin dall’inizio la figura femminile. Simbolo di un’alterità in cui l’Europa proietta sogni e paure, la donna giapponese nell’arco di pochi anni arriva nell’immaginario a incarnare l’essenza di quel mix di erotismo ed esotismo che per molto tempo la renderanno protagonista delle fantasie d’oltreoceano. Cosa rimane oggi di quella fascinazione? La fisicità e la carnalità del corpo femminile (che rimane comunque al centro della scena) sono ancora percepiti e ricercati per un esotismo legato all’attrazione per i tratti somatici ‘diversi’, che in qualche modo sembrano alludere a una sorta di innata disponibilità sessuale? Oppure nella fotografia – e nella letteratura – contemporanee l’asse di interesse si è spostato?

Interrogativi ai quali proverà a dare una risposta Paola Scrolavezza. La partecipazione all’evento è libera e prevede per tutti coloro che vorranno visitare la mostra, la possibilità di acquistare l’abbonamento “Giappone svelato” (15 euro in biglietteria) che garantirà l’ingresso gratuito in tutti i giorni in cui è previsto un incontro o una manifestazione.

Giappone segreto presenta 140 fotografie originali, autentici capolavori e vertice della fotografia nipponica, sviluppatasi tra il 1860 e il 1910. In questo periodo, infatti, il Giappone fu testimone di un insolito connubio tra la tecnica fotografica occidentale e la maestria dei pittori locali, eredi di un’antica e raffinata tradizione, capaci di applicare perfettamente il colore anche su minuscole superfici.

I risultati artistici furono di sorprendente bellezza e i soggetti rappresentati così verosimili da non riuscire a distinguerli dalle moderne immagini stampate a colori. La produzione di tali opere rispondeva alle esigenze dei viaggiatori occidentali – i cosiddetti globetrotter – di portare con sé il ricordo di un Paese straordinario, che la modernizzazione forzata del periodo Meiji (1869-1910) stava rapidamente trasformando in una nazione industriale.

La rassegna, curata da Francesco Paolo Campione, direttore del Museo delle Culture di Lugano, e Marco Fagioli, col patrocinio del Comune di Parma, è prodotta da GAmm Giunti, in collaborazione con il Museo delle Culture di Lugano e la Fondazione Ada Ceschin e Rosanna Pilone di Zurigo che ha voluto depositare a tempo indeterminato il suo patrimonio di opere d’arte giapponesi al Museo delle Culture di Lugano, affinché potesse essere messo a disposizione del mondo degli studi e dell’arte.

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