Campagna del pomodoro, allarme di Confagricoltura e Coldiretti Parma: mercato non copre...

Campagna del pomodoro, allarme di Confagricoltura e Coldiretti Parma: mercato non copre costi d’impresa

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raccolta pomodoroLa campagna del pomodoro 2016 potrebbe essere a rischio. Non come quella bieticolo-saccarifera cancellata di netto nello stabilimento Eridania Sadam di San Quirico di Trecasali, ma di certo non sarà come quelle del passato. La denuncia arriva dalla Coldiretti di Parma, che esprime forte preoccupazione.

“Le proposte emerse dal tavolo delle trattative – evidenzia il direttore di Coldiretti Parma, Alessandro Corsini – sono inaccettabili sia per i tempi scaduti per consentire una giusta e adeguata programmazione, sia per il prezzo di riferimento proposto (75 euro a tonnellata), ben al di sotto dei costi di produzione delle aziende agricole”.

Secondo Coldiretti, in tale contesto, non ci sono le condizioni per una trattativa e arrivare ad un accordo che valorizzi veramente il prodotto italiano e premi la professionalità dei produttori.

“Con tali premesse diventa estremamente difficile – rimarca Corsini – garantire un futuro ad un comparto che rappresenta una delle punte di eccellenza del nostro territorio, che si è distinto per un modello produttivo di elevata qualità. Per anni ci siamo battuti per strutturare una solida filiera che avesse come elemento centrale la distintività e ora ci troviamo nella situazione in cui tale elemento non viene riconosciuto né valorizzato in termini di prezzo. Invitiamo, quindi, i produttori ad usare prudenza in quanto, con tali presupporti della campagna imminente, è realmente a rischio la remunerazione dei costi di produzione”.

Sostanzialmente concorde con Coldiretti anche Confagricoltura Parma, secondo la quale “il prezzo di riferimento proposto di 75 euro a tonnellata per il pomodoro da industria non può costituire la base per una trattativa perché è poco rispettoso dei produttori agricoli e della loro professionalità. Industria e Grande distribuzione non possono continuare a chiedere sempre più qualità agli agricoltori e poi non garantire nemmeno il pagamento dei costi di produzione”.

Confagricoltura Parma prende così posizione sulle difficoltà del tavolo di contrattazione del pomodoro da Industria del Nord Italia che vede impegnate le industrie di trasformazione e le organizzazioni di produttori in vista della determinazione del prezzo del pomodoro per la campagna 2016.

“Il problema sostanziale è il prezzo di riferimento proposto – sottolinea la presidente di Confagricoltura Parma Monica Venturini -. I 75 euro a tonnellata, lo scorso anno furono 92, non possono costituire la base per la trattiva. Un’offerta così va rigettata in toto e non si può neppure iniziare a parlare di parametri qualitativi che per giunta sarebbero ulteriormente penalizzanti. La proposta sulla quale si sta ragionando parte da un prezzo di riferimento che non può essere accolto perché ben al di sotto dei costi produttivi diretti. Inoltre, il complesso sistema delle tabelle penalizza difetti qualitativi minori ampliando ulteriormente il margine di aleatorietà. Se consideriamo che l’indice medio di pagamento – sottolinea ancora Venturini – negli ultimi anni, è stato del 90%, una quotazione insoddisfacente ci porrebbe da subito in affanno. Se poi alle criticità della trattativa del prezzo del pomodoro si aggiungono le perduranti difficoltà di Copador, la realtà cooperativa del settore più importante per Parma il cui peso grava esclusivamente sui produttori, rischiamo veramente che la cosiddetta food valley diventi per le nostre aziende agricole una vera e propria valle della morte e che si perda un’altra importante coltura per il Parmense quale è il pomodoro”.

Confagricoltura Parma lancia un appello ad una maggiore responsabilità di tutte le parti della filiera. “Dobbiamo perseguire l’obiettivo comune – sottolinea Venturini – di favorire il dialogo all’interno dell’intera filiera al fine di governare domanda e offerta, e in questo le Organizzazioni di produttori devono fare molto di più, limitando un’offerta che se lasciata a sé stessa comprometterà la redditività dell’intero settore. Questo – conclude Venturini – è anche il momento in cui si deve ponderare e programmare in sinergia con il sistema. Per questo, rivolgo un invito alle Op per una significativa riduzione delle superfici programmate e per la sospensione, almeno per una settimana, della produzione di piantine in serra. Lo ritengo opportuno, essendo il ruolo delle Op quello di gestire l’offerta. Del resto, con queste prospettive, gli agricoltori non saranno certo tentati di eccedere nell’opzionare superfici a pomodoro, considerando gli elevati e inderogabili costi di produzione a cui sono anticipatamente esposti”.

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