Io, madre di un bambino molestato ai pedofili dico “non perdono”

Io, madre di un bambino molestato ai pedofili dico “non perdono”

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Pedofilia. Violenza su un bambino.

Ma a parte l’aspetto prettamente scenografico e giudiziario di arresti, indagini, lampeggianti che ululano e riflettori che si accendono, cosa ne rimane delle vittime.

Ce lo prova a spiegare Giorgia, madre di un bambino di 13 anni, vittima di pedofilia quando ne aveva otto. Che fa una premessa: “Parlo solo perché con tutta la famiglia sto seguendo una terapia per uscire dall’incubo, e parlarne è un modo per affrontare il buco nero”.

I fatti, cinque anni fa. In Nord Italia. Poi il trasferimento a Fidenza per ricominciare a vivere.

L’appartamento è accogliente, luminoso, bianco. Straordinariamente candido e semplice, come se quadri o soprammobili stessero in silenzio per non stridere col dolore della casa.

Giorgia guarda in basso e parla, prima stenta, poi diventa un fiume.

“E’ successo tutto cinque anni fa, mio figlio ne aveva otto. L’insegnante di ginnastica”. Si ferma.

Singhiozza, volta le spalle.

“Era allegro. Un bambino che non si lamentava mai. Di nulla. Un giorno non voleva più mangiare. Quello dopo piangeva, quello dopo ancora non parlava e non voleva andare a scuola”. Stop.

“Ci abbiamo messo un anno e fargli dire cosa fosse successo. Poi è iniziato il procedimento penale, e noi ci siamo trasferiti. Mio marito ha ottenuto il trasferimento a lavoro, io sono stata licenziata perché non ci stavo più con la testa. Non riuscivo più a lavorare, divorata dal senso di colpa per non aver capito”.

Scusi, ma che colpe?

“Non lo so. Ma non ci dormo di notte, tutt’ora. Dopo il trasferimento abbiamo iniziato la terapia, solo un anno fa ho saputo esattamente che quel mostro lo ha toccato, e come. Prima mio figlio non parlava più. Ora sta bene. Ma è stato un percorso lungo, fatto solo di dialogo e comprensione. Alla fine del quale non credo abbia dimenticato, ma lo ha superato”.

Ne parlate mai in casa?

“E’ un 13enne normale. Va a scuola, gioca a calcio. Ha saputo andare avanti, suo fratello più piccolo anche, ne parliamo alle sedute di psicologia e basta. Lui ora ci scherza, dice che era troppo bello per resistergli, sorride. E’ come se pensasse di non poter provare dolore più grande e non ha paura di nulla. La sola che non riesce ad andare avanti sono io”.

Si ferma.

Mi mostra le mani.

“Lo vede? Sono anoressica. E bulimica. Non dormo, non vivo. Mio marito non sa più come fare a darmi pace. Non sono cose che si superano con facilità. Non si superano proprio, io dovevo capire, capisce?”.

Forse.

“Prima di toccarlo lo ha corteggiato. Perché non mi ha detto nulla mio figlio? Non sono stata capace di difendere mio figlio, di metterlo in condizione di difendersi e farsi aiutare.  E mi punisco”.

Il processo del colpevole come è andato?

“Non è ancora finita, chissà se pagherà. Io di sicuro non lo perdono, ne lui, ne gli altri. Devono fare la fine peggiore possibile, soffrire, passare l’inferno che passano le loro vittime. E le famiglie delle vittime. Io ero una mamma normale, sa?”.

Prima che un pedofilo le strappasse la vita.

 

LA REAZIONE DI PARMA AL PEDOFILO 59ENNE ARRESTATO GIOVEDì –Il tema è delicato, uno di quelli che fa talmente paura da fare accapponare la pelle. Si spera sempre che accada a qualcun altro o di vederlo al telegiornale, ma si ha sempre il terrore che possa capitare a te, soprattutto quando si hanno dei figli piccoli.

Il pedofilo è come la lebbra, solo pronunciare la parola genera schifo misto a rabbia nell’interlocutore. Nessuna pietà. La risposta più gettonata dai parmigiani che abbiamo intervistato e “ci vorrebbe la castrazione chimica”.

“Sono individui viscidi pericolosi che si muovono nell’ombra e che difficilmente si fanno notare” chiosa Gianni. “La cosa peggiore è che non gli riconosci, e dai loro fiducia affidandogli i propri figli. Come ad un allenatore di calcio, chi mai può pensare anche lontanamente che da lì a poco si insinuerà nella mente e nel corpo dei tuoi bambini?”

“Oppure un prete” continua Maria Laura. Si è vero sui giornali se ne leggono molti di casi così che fanno rabbrividire e la Chiesa che fa? Perchè non li ferma? Magari li spostano da una parrocchia ad un’altra così continuano a fare danni in più posti”.

Mandi tuo figlio a catechismo per imparare la spiritualità e la Parola del Signore e te lo ritrovi stuprato e traumatizzato per sempre.

Poi è la volta di un padre, chiamiamolo Gianluca perchè non ci ha voluto dire il vero nome, che ha avuto un incontro ravvicinato con uno di loro.”Mio figlio tornando da scuola, mi ha raccontato che da qualche giorno da un auto parcheggiata in una stradina, un uomo cercava di blandirlo per farlo fermare. Il giorno dopo mi sono appostato nei pressi e quando l’uomo ha iniziato a cercare di attaccare bottone sono intervenuto.

L’ho preso per il bavero gli ho tirato quattro schiaffoni e un calcio nel sedere e gli ho detto che se si faceva ancora vedere nei pressi di mio figlio sarebbero stati guai. Da quel giorno è sparito. Forse dovevo avvisarare le autorità ma avevo il sangue agli occhi ed ho reagito seguendo l’istinto”.

Passano due nonne con i nipotini nel passeggino: “noi giriamo sempre in coppia soprrattutto quando decidiamo, come oggi, di fare un bel giro del Parco Ducale. A dire il vero non ci è mai successo niente, ma la paura è sempre dietro l’angolo”.

Secondo Sabrina, una giovane madre di un ragazzo di 15 anni “è importante iniziare da piccoli ad avvisare i figli dei pericoli che girano per strada. La vecchia frase non accettare le caramelle dagli sconosciuti oggi è più valida che mai, anzi vanno aggiunti tra le cose da non accettare, le ricariche telefoniche o i cellulari, gli strumenti con cui questi demoni cercano di concupire i minorenni con l’anim pura”.

 

 

 

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